215 DELL’ISTORIA DI VERONA LIBRO OTTAVO, 216
ij.GW. vo Bresciano del nono secolo, fu il fettìmo
Op.p.zóG. -n queua Sede : suo succesiòre fu S. Gau-
denzio contemporaneo di Sant’ Ambrogio.
Mentre sedeanoFilastriosettimo inBrescia,
e Zenone ottavo in Verona , in Bergamo
^.279. era il ter%p Vescovo, come dal medesimo
Sermone di Ramperto sicuramente appari-
sce. Di Trento vegga!! da quanto abbiam
detto di S. Vigilio, se si renda probabile ,
che quella Città fotte convertita da Sant’
Ermagora l’anno di Grillo 72. Di Milano
si ha un antico Catalogo nel Museo Italico
del P. Mabillone , al quale furon poi ag-
giunti d’antico gli anni della Sede, e il gior-
no della morte: ma che i nomi, e l’ordine
vengano da’Dittici, e iìen però autentici,
si riconosce dal mancarvi Aussènzio, che
fu Ariano, poiché ne’ Dittici, eh’ era un
contrasegno di comunione , i nomi degli
Eretici , o non si scrivevano , o scritti si
cancellavano. Ora nel detto Catalogo Mi-
Ub. 1. rode, che per autorità d’ Optato Milevi-
tano nell’anno 313 intervenne a un Conci-
lio in Roma, è il sedo Vescovo : o il quar-
to, o il quinto sedea in quel tempo de’no-
slri. Non vi si vede S. Barnaba, se nonag-
fag. 109. giunto da mano recentiffima. Scrisse Innocen-
zo primo nell’Epistola a Decenzio, non so-
lamente in Italia, ma non trovarli ch’al-
tro Apostolo che S. Pietro abbia predicato
nell’Occidente tutto, e nell’Africa; e da
lui però, e da’ succelsori suoi esser’ andati
derivando i primi, che in tutte quelle par-
ti instituisèr le Chiese. Sant’Ambrogio no-
minando i più singolari de’ suoi predecelso-
ri, e che si erano più distinti nella profes-
ìnSerm. sion della Fede, ricorda Mirocle, Eiistor-
con.Anx. e Dionigi, nòdi S. Barnaba fa men-
zione; come non la fanno i Calendarj , ed
Antifonari antichi di quella Chiesa. Pado-
va comincia da S. Prosdocimo, che si fa
ordinato Vescovo daS. Pietro nell’anno46,
e per condur la cosa al divisato legno si fa
durato nel sacro minillero anni 93 , e cam-
-Ugbei. pato 114. Con che autorità tali meraviglie
x'5'r’413' asseriseano , non è in uso di ricordare;
ma chi le atteri see, le suoi difiruggere an-
cora, ricevendo gli Atti di Santa Giullina,
e di S. Prosdocimo, ne’quali si ha, come
quella fu matti ri zata siotto Diocleziano, e
che quelli diè lepoltura al sino corpo . Vi-
cenza in tempo di S. Zenone mette S. Appi-
Ionio, avanti al quale non recita più di tre
o quattro nomi. Aquileia comincia da S.
Marco, il quale impolsibil per verità |ion
è, che da Roma, ove fu in compagnia di
S. Pietro, pasfiasfe a predicare in quella Cit-
tà, come impolsibil non sarebbe parimen-
te, che lòssie pasfiato in Italia, e a Milano
S. Barnaba; ma dell’ aver S. Marco predi-
cato in Egitto, e inslituita la Chiesa d’Ales-
saddria, espressa menzione fece Eusebio;
d’Aquileia non fece motto. Non ne parla-
rono Rufino Aquileiesie, S. Gerolamo ed al-
tri , che opportune occasioni n’ ebbero.Nè
però deesi credere, che Andrea Dandolo,
Storico per quell’ età, e per quanto narra
de’ suoi tempi pregevolilsimo, la venuta di
S. Marco in Aquileia di suo talento, e len-
za autorità registrasfe; come fanno pensare
tutti coloro, che per esaltare Aquileia fino-
ra hanno scritto; mentre a lui la prima men-
zione di ciò attribuiseono, quando tal gri-
do era nàto sin da tempi di Paolo Diaco-
no; il quale ove scrive , che S. Pietro creò
Vescovo di Metz S. Clemente, dice anco-
ra, che mandò Sant’Anatalone a Milano, Rito.??.
e ad Aquileia S. Marco. Per 1’ età, e prò-
fesfione di Sant’ Ermagora gran difficoltà
pur naseono , spezialmente dall’ antichisfi-
momartirologio del Fiorentini: ma senza
quello balli oss'ervare, come da lui al suc-
cesìòre una lacuna interpongono d’anni 206,
ne’quali dicono, che vacò la Sede. Orchi
potrebbe mai sì inaudita slravaganza am-
mettere, e tanto contraria a’Cristiani iili-
tuti,e disfrattiva della religion medesima?
Aggiungali , che in tal calo non si potreb-
be più derivare dalla prima milsione 1’ o-
rigine, e la diseendenza , ma sidamente
dalla seconda. Rimediar volle a tanto di-
sordineil Palladio nella Tua Storia del Friu-
li, e continuar la succelsione, ma con da-
re arbitrariamente lunga vita a tutti, e se-
condo 1’ uso di corromper gli antichi ca-
taloghi per via di giunte , con metter due
Fortunati, e due Valeriani contra le tra-
dizioni tutte. In somma,lasciando a parte
S. Quirino, del quale tanti racconti sono
slati fatti, e che si sa non trovarli ne’monu-
menti Aquileiesi, sette, ovogliam dire otto
nomi registrò quella celebratissima Chiesa
per immemorabil’ uso avanti quello di For-
tunato, che a mezo il quarto secolo sottoseris-
se al ConcilioSardicesè :ond’eccoche l’otta-
vo, o al più il nono Vescovo sedea quivi, quan-
do Verona avea il sello: ed ecco per conse-
guenza, come secondo ciò, che abbiamo in
quelle parti generalmente avvertito, non
tanto diveriò , e lontano fòrza è dir fòlle il
tempo, in cui l’una e l’altra Chiesa fuisli-
sluita, e formata.
Fine del Libro Ottavo.
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ij.GW. vo Bresciano del nono secolo, fu il fettìmo
Op.p.zóG. -n queua Sede : suo succesiòre fu S. Gau-
denzio contemporaneo di Sant’ Ambrogio.
Mentre sedeanoFilastriosettimo inBrescia,
e Zenone ottavo in Verona , in Bergamo
^.279. era il ter%p Vescovo, come dal medesimo
Sermone di Ramperto sicuramente appari-
sce. Di Trento vegga!! da quanto abbiam
detto di S. Vigilio, se si renda probabile ,
che quella Città fotte convertita da Sant’
Ermagora l’anno di Grillo 72. Di Milano
si ha un antico Catalogo nel Museo Italico
del P. Mabillone , al quale furon poi ag-
giunti d’antico gli anni della Sede, e il gior-
no della morte: ma che i nomi, e l’ordine
vengano da’Dittici, e iìen però autentici,
si riconosce dal mancarvi Aussènzio, che
fu Ariano, poiché ne’ Dittici, eh’ era un
contrasegno di comunione , i nomi degli
Eretici , o non si scrivevano , o scritti si
cancellavano. Ora nel detto Catalogo Mi-
Ub. 1. rode, che per autorità d’ Optato Milevi-
tano nell’anno 313 intervenne a un Conci-
lio in Roma, è il sedo Vescovo : o il quar-
to, o il quinto sedea in quel tempo de’no-
slri. Non vi si vede S. Barnaba, se nonag-
fag. 109. giunto da mano recentiffima. Scrisse Innocen-
zo primo nell’Epistola a Decenzio, non so-
lamente in Italia, ma non trovarli ch’al-
tro Apostolo che S. Pietro abbia predicato
nell’Occidente tutto, e nell’Africa; e da
lui però, e da’ succelsori suoi esser’ andati
derivando i primi, che in tutte quelle par-
ti instituisèr le Chiese. Sant’Ambrogio no-
minando i più singolari de’ suoi predecelso-
ri, e che si erano più distinti nella profes-
ìnSerm. sion della Fede, ricorda Mirocle, Eiistor-
con.Anx. e Dionigi, nòdi S. Barnaba fa men-
zione; come non la fanno i Calendarj , ed
Antifonari antichi di quella Chiesa. Pado-
va comincia da S. Prosdocimo, che si fa
ordinato Vescovo daS. Pietro nell’anno46,
e per condur la cosa al divisato legno si fa
durato nel sacro minillero anni 93 , e cam-
-Ugbei. pato 114. Con che autorità tali meraviglie
x'5'r’413' asseriseano , non è in uso di ricordare;
ma chi le atteri see, le suoi difiruggere an-
cora, ricevendo gli Atti di Santa Giullina,
e di S. Prosdocimo, ne’quali si ha, come
quella fu matti ri zata siotto Diocleziano, e
che quelli diè lepoltura al sino corpo . Vi-
cenza in tempo di S. Zenone mette S. Appi-
Ionio, avanti al quale non recita più di tre
o quattro nomi. Aquileia comincia da S.
Marco, il quale impolsibil per verità |ion
è, che da Roma, ove fu in compagnia di
S. Pietro, pasfiasfe a predicare in quella Cit-
tà, come impolsibil non sarebbe parimen-
te, che lòssie pasfiato in Italia, e a Milano
S. Barnaba; ma dell’ aver S. Marco predi-
cato in Egitto, e inslituita la Chiesa d’Ales-
saddria, espressa menzione fece Eusebio;
d’Aquileia non fece motto. Non ne parla-
rono Rufino Aquileiesie, S. Gerolamo ed al-
tri , che opportune occasioni n’ ebbero.Nè
però deesi credere, che Andrea Dandolo,
Storico per quell’ età, e per quanto narra
de’ suoi tempi pregevolilsimo, la venuta di
S. Marco in Aquileia di suo talento, e len-
za autorità registrasfe; come fanno pensare
tutti coloro, che per esaltare Aquileia fino-
ra hanno scritto; mentre a lui la prima men-
zione di ciò attribuiseono, quando tal gri-
do era nàto sin da tempi di Paolo Diaco-
no; il quale ove scrive , che S. Pietro creò
Vescovo di Metz S. Clemente, dice anco-
ra, che mandò Sant’Anatalone a Milano, Rito.??.
e ad Aquileia S. Marco. Per 1’ età, e prò-
fesfione di Sant’ Ermagora gran difficoltà
pur naseono , spezialmente dall’ antichisfi-
momartirologio del Fiorentini: ma senza
quello balli oss'ervare, come da lui al suc-
cesìòre una lacuna interpongono d’anni 206,
ne’quali dicono, che vacò la Sede. Orchi
potrebbe mai sì inaudita slravaganza am-
mettere, e tanto contraria a’Cristiani iili-
tuti,e disfrattiva della religion medesima?
Aggiungali , che in tal calo non si potreb-
be più derivare dalla prima milsione 1’ o-
rigine, e la diseendenza , ma sidamente
dalla seconda. Rimediar volle a tanto di-
sordineil Palladio nella Tua Storia del Friu-
li, e continuar la succelsione, ma con da-
re arbitrariamente lunga vita a tutti, e se-
condo 1’ uso di corromper gli antichi ca-
taloghi per via di giunte , con metter due
Fortunati, e due Valeriani contra le tra-
dizioni tutte. In somma,lasciando a parte
S. Quirino, del quale tanti racconti sono
slati fatti, e che si sa non trovarli ne’monu-
menti Aquileiesi, sette, ovogliam dire otto
nomi registrò quella celebratissima Chiesa
per immemorabil’ uso avanti quello di For-
tunato, che a mezo il quarto secolo sottoseris-
se al ConcilioSardicesè :ond’eccoche l’otta-
vo, o al più il nono Vescovo sedea quivi, quan-
do Verona avea il sello: ed ecco per conse-
guenza, come secondo ciò, che abbiamo in
quelle parti generalmente avvertito, non
tanto diveriò , e lontano fòrza è dir fòlle il
tempo, in cui l’una e l’altra Chiesa fuisli-
sluita, e formata.
Fine del Libro Ottavo.
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