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CASA DETTA DEL POETA TRAGICO 5

dipinto, noterò che in una delle pareti vedovasi la metà del corpo nudo di una Venere, con aurei
cerchietti (èmoyùpw). Questa figura è cotanto pregevole, che il Geli pensò paragonarla per la sua vaga
attitudine alla celebre Venere Medicea, e pel colorito ad una Venere del Tiziano. A pie della dea è
l'augello a lei sacro, la colomba, che tien col becco un ramicello dell'afrodisiaco mirto H. E forse
questa bellissima figura di Afrodite accenna a'versi di Omero 12 relativi alla visita fattale da Giunone,
per carpirne il maraviglioso cesto: e perciò questo quadro troverebbesi in rapporto con l'altro di Giove
e Giunone, del quale veniamo a discorrere, e che vedesi da noi pubblicato nella tav. II.

Il dipinto, che passiamo a descrivere, è degno di molta considerazione ed è in tal guisa trattato,
che può credersi derivare da qualche accurato modello di antica scuola 13. Fu esso pubblicato da
molti «j ma con maggiore accuratezza dal Raoul-Rochette 15. Non poche furono le spiegazioni, che
se ne presentarono. Il defunto cav. Bechi fu il primo ad additarne la vera interpretazione; vale a
dire che fosse tratto il quadro dalla omerica narrazione dell'arrivo di Giunone al monte Ida, per
trovare il suo sposo 16. Non ci sembrano in fatti da seguire nò le opinioni riportate dal Geli, per le
quali richiamavasi il ritorno di Elena a Menelao, ovvero il matrimonio di Teli e Peleo 17; nò quella
prima emessa dal Raoul-Rochette, Teli che implora da Giove assistenza al suo diletto figliuolo l8 ;
né finalmente quella del dotto Miiller, che pensava alle nozze di Crono e di Rea 19. Resterà tutta la
gloria della vera spiegazione all'interprete napolitano, il quale fu poi seguito da molti, e segnatamente
dallo stesso Raoul-Rochette, che nella più recente pubblicazione ha confermato con nuovi argomenti
la intelligenza data dal Bechi a tutte le figure del dipinto; citando nuove autorità in appoggio, e
rispondendo ad alcune obbiezioni del Miiller.

Noi dichiariamo di seguire anche noi la medesima opinione; e solo ci dipartiremo da quasi tutti
gl'interpreti per la significazione di una sola figura.

Il sito della scena, che a'nostri sguardi si porge, è una montagna con alberi, che si manifesta
per l'Ida. Questa determinazione sorge da due circostanze, che richiamano l'attenzione dell'archeologo.
Nel fondo si eleva una gialla colonna, sulla cui cima poggiano tre piccoli leoni, e nel mezzo sono
legati da un bianco nastro le tibie ed i cimbali; mirandosi benanche più sotto il timpano. I leoni
proprii di Cibele, e gl'istrumenti del culto orgiastico frigio, chiaramente si riferiscono al luogo di quel
ritrovo. Ed alla medesima intelligenza concorrono tre coronati giovinetti con clamidi di svariati colori,
ne'quali son da ravvisare i Cureti, o gl'Idei Dattili, e che son figurati di piccole dimensioni per
trovarsi vicini alle divinità di ordine cotanto superiore, quali sono Giove e Giunone. Il padre degli
dei siede sulla montagna, ed è coronato di quercia. Un rosso panno gli discende dal capo, avviluppandosi
alquanto sulle cosce : i piedi sono fregiati di eleganti calzari : tien colla sinistra lo scettro, e colla
destra prende il sinistro braccio di Giunone, la quale è già venuta alla sua presenza, e che non mai
gli apparve sì bella. La dea porta sul capo il distintivo della sua stefane, dalla quale parte un bianco
peplo: la tunica è gialla, ed in alcune rosse liste vedesi un ornamento somigliante ad un duplice
giglio : ed è ben noto quanto questo fiore sia conveniente alla sposa del tonante 20. Gli altri femminili
fregi sono destinati ad accrescerne i vezzi. La segue una giovanile ed alata figura con verde tunica,
la quale ne sostiene quasi la persona.

Questa figura fu generalmente riconosciuta per Iride, come seguace e compagna di Giunone.
Debbo soltanto dichiarare che il Miiller osservò, nella ipotesi dell' omerico fatto, doversi pensare al
Sonno, se la figura è virile. Questa idea ci sembra unicamente la vera. Omero non dà a Giunone
altro compagno che il Sonno: sarebbe stato quindi allontanarsi dalla invenzion del poeta sostituirgli
invece Iride, o l'Aurora. A ciò si aggiunga che la figura in quistione non offre alcun femminile
ornamento, e perciò deve assolutamente riputarsi virile. Ma è messa fuor di dubbio la significazione
di questa figura dal confronto del celebre quadro delle Nozze di Zeffiro e Glori, e di alcune scene
di Bacco ed Arianna, nelle quali l'abbandonata sposa di Teseo è immersa nel sonno, che visibilmente
la tiene. Noi avemmo la occasione di fare altrove .discussione sul Sonno delle pompejane pitture - ,
che qui come altrove è giovanile ed alato, ora col capo cinto di corona or di diadema, sempre privo
di femminili ornamenti, sempre vestito di tunica verde od azzurra. Questi confronti ci fecero altrove
determinar pel Sonno una simile figura messa accanto alla Venere pescatrice, come in relazione con

11 11 sig. Bechi descrisse invece due colombe, che si baciano. 18 Maison du poete.

12 II. S, v. 188 segg. i» Bullett. dell'Ist. 1832 pag. I89-I92.

'•> Tale si è la opinione del Geli, e del Raoul-Rochette. *° Vedi Minervini Ercole poppante negli atti della Reale Accademia Ercolancse

'♦ Real Museo Borbonico t. II, tav. LIX; Raoul-Rochette Maison du poete pl.22; voi. VI pag. 317 segg.; Cf. T. Avellino della Regia insegna del Giglio pag. 21. Vedi

Inghirami gali. omer. t. II, tav. CXXX1; Geli, Pompeiana li t. I, tav. XLI. pure quel che dicemmo nel Bullett. ardi. nap. nuova ser. an. II pag. 175; sebbene

u Choix de peintures de Pompei pi. I. incontrasse alcune osservazioni da parte del dottissimo Welcker nella sua recente

«6 11. E, v. 225, segg. 0pera Griech. Gotterlehre voi. I, pag. 374, not. 38.
i' Pompeiana II t. 1, pag. 161. ai Bull. arch. napol. an. Il, della nuova serie pag. 68 gegg.

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