CASA DETTA DI CASTORE E POLLUCE 3
osservare che ad un uomo libero accenna. Forse con l'andare degli scavi ( 0 mercè qualche epigrafe
scolpita in qualche monumento, 0 per qualche iscrizione dipinta o graffita come era in uso farsi da
quella gente sulle mura della campana città ) sapremo forse chi fosse questo da noi supposto signore
della sontuosa casa, il cui nome fin ora non in altro modo è venuto alla luce negli scavi pompeiani
che sul citato suggello. Or se la nostra induzione è da stimarsi possibile, come crediamo, volgendo
nel volgare idioma la leggenda del suggello, nella quale mutasi italianamente quell'ideo in un
Fortunato, noi pensiamo che con assai maggior proprietà oggi potrebbesi imporre alla ricca magione
che descriviamo il titolo di Casa di Gneo Cetronio Fortunato , il quale titolo , se non si volesse
accogliere come ineluttabile, sarebbe però certamente da stimarsi più logico degli altri accettati fin ora.
Come sopra accennavamo questa casa ha la sua principale facciata sulla grande strada pompeiana
oggi volgarmente denominata di Mercurio, la quale esser doveva fra le più trafficate e commerciali
dell'antica città, se poniamo mente alle molte botteghe ivi sporgenti, alle ripetute effigie della Fortuna
e di Mercurio dipinte su i prospetti degli edifizì, alle tante iscrizioni infine rinvenute su i muri di
questa strada, nelle quali da coloro che costà esercitavano il proprio commercio imploravasi l'assistenza
degli edili e de' duumviri, magnificandoli, forse con l'usato orpello della solita umana adulazione di
tutti i tempi, quali buoni, giusti, ottimi magistrati, della repubblica degnissimi. Su questa via adunque,
nella nostra pianta indicata co' numeri i, il principale prospetto di questa dimora presenta due ingressi,
n.° 2 e n.° 55, i quali a due corpi distinti, ma fra loro comunicanti, appartengono, formanti ad un
tempo una sola dimora. Quello nel quale dalla porta n.° 1. si entra, più grande, più adorno, più
sontuoso, al padrone, agli affari, al conversare, era di certo destinato; e l'altro corpo, la di cui entrata
vedesi col n.° 55 indicata, più modesto, più semplice, anzi quasi rozzamente decorato agli usi domestici,
alla famiglia ai servi, ci sembra essere stato consacrato. Uniformi però nella loro esterna decorazione,
questi due corpi distinti, formavano una sola facciata. Adorna questa più del costume delle altre case
pompeiane tutta operata di stucco con diligente studio è compartita in bugne circondate da una
cornice intagliata, e fatta per via di stampe onde facilitarne il lavorìo. I diversi colori che abbellivano
questo bugnato renderlo doveano vago oltre ogni dire, mentre non meno gentile era quivi la porta
principale coronata da una cornice abbozzata in tufo di Nocera, e rivestita parimenti di stucco
lavorato a forza di stampe, la quale pur leggiadramente era dipinta ne' trafori delle sue modellature
onde renderle più appariscenti così, ad onta del loro parco rilievo. 6 Sovrastava il muro di questo
prospetto una cornice anch' essa intagliata a stampa e composta di pochi modini. L' altezza del muro
è di pai. 40 fin sotto alla cornice, poggiante sopra uno zoccolo di pai. 7. E da credere però che in
alto esservi doveva altra maggior cornice da servire a dimostrare la proiezione del tetto, ed a rendere
viemmaggiormente proporzionata la faccia esterna di questo elegante edifizio. Sopra uno degli stipidi
della porta principale n.° 2 erano effigiati quel Mercurio e quella Fortuna riprodotti nella tav. II. La
Fortuna ha una sistide, o tunica-pallio giallo, foderato di celeste; regge con la destra il cornucopia,
attributo suo solito , con la sinistra il timone appoggiato sul mondo. Una bianca tunica ed un pallio
rosso vestono il Mercurio, che ha il pelaso in testa, il caduceo nella sinistra, le ali ai piedi, e corre
veloce stendendo la destra, e stringendo una borsa, quasi entrasse nel limitare di questa casa apportatore
di guadagno. Presso gli antichi veneravano in special modo la Fortuna e Mercurio coloro che col
commercio arrischiavano le lor sostanze, dipingendo gli antichi stessi, come specialmente gli esempi
pompeiani ci hanno dimostrato, i loro dei tutelari sulle pareti esterne delle lor case, e come oggi noi
facciamo talvolta con le immagini de'nostri santi. Non è quindi improbabile il credere che alla mercatura
fosse dedito quel Gneo Cetronio Fortunato, che abbiamo additato di sopra qual possessore di questa
casa, e che sperando nella Fortuna, e confidando nel patrocinio del dio della mercatura come in
rendimento di grazie quivi faceva effigiare i due numi. L'adito, 0 porterìa della casa è segnato col
n.° 3. Questo breve corridoio, che quasi sempre nelle pompeiane dimore rinviensi, sembrò al Bechi
doversi chiamare meglio che in altro modo adito, riducendoci alla memoria, come egli scriveva,
quel passo di Petronio Arbitro 7 ove descrivendo la casa di Trimalchionc evidentemente accenna a
questa parte di edifizio, chiamandola adito, e dandovi stanza al portinaio. 8 Quivi il pavimento con
calce e frantumi di terra cotta, di marmi, e di selce è operato (opus signinum) e le pareti, di levigato
stucco , con vaghezza alla grottesca in compartimenti svariati vedeansi dipinte, mentre da un lato e
dall'altro, presso la porta, stavano pure le immagini sopra citate dei fratelli di Elena. Somiglianti nel
volto e nella persona furono qui i Dioscuri rappresentati in atto di camminare, lentamente reggendo
6 Ben potrà il lettore aver più chiara e precisa idea di queste decorazioni architettonici i quali accompagnavano appunto la pianta nella nostra tavola I.
non che della cornice dell'ordine del cortile corintio segnalo in pianta col 7 In aditu autem ipso stabat ostiarius prasinatus. Pet. Aro. Sat. 18.
numero 7, e dell'ordine dorico del peristilio della casa, nei particolari 8 R«al Museo Borbonico, relazione cit. p. 4.
osservare che ad un uomo libero accenna. Forse con l'andare degli scavi ( 0 mercè qualche epigrafe
scolpita in qualche monumento, 0 per qualche iscrizione dipinta o graffita come era in uso farsi da
quella gente sulle mura della campana città ) sapremo forse chi fosse questo da noi supposto signore
della sontuosa casa, il cui nome fin ora non in altro modo è venuto alla luce negli scavi pompeiani
che sul citato suggello. Or se la nostra induzione è da stimarsi possibile, come crediamo, volgendo
nel volgare idioma la leggenda del suggello, nella quale mutasi italianamente quell'ideo in un
Fortunato, noi pensiamo che con assai maggior proprietà oggi potrebbesi imporre alla ricca magione
che descriviamo il titolo di Casa di Gneo Cetronio Fortunato , il quale titolo , se non si volesse
accogliere come ineluttabile, sarebbe però certamente da stimarsi più logico degli altri accettati fin ora.
Come sopra accennavamo questa casa ha la sua principale facciata sulla grande strada pompeiana
oggi volgarmente denominata di Mercurio, la quale esser doveva fra le più trafficate e commerciali
dell'antica città, se poniamo mente alle molte botteghe ivi sporgenti, alle ripetute effigie della Fortuna
e di Mercurio dipinte su i prospetti degli edifizì, alle tante iscrizioni infine rinvenute su i muri di
questa strada, nelle quali da coloro che costà esercitavano il proprio commercio imploravasi l'assistenza
degli edili e de' duumviri, magnificandoli, forse con l'usato orpello della solita umana adulazione di
tutti i tempi, quali buoni, giusti, ottimi magistrati, della repubblica degnissimi. Su questa via adunque,
nella nostra pianta indicata co' numeri i, il principale prospetto di questa dimora presenta due ingressi,
n.° 2 e n.° 55, i quali a due corpi distinti, ma fra loro comunicanti, appartengono, formanti ad un
tempo una sola dimora. Quello nel quale dalla porta n.° 1. si entra, più grande, più adorno, più
sontuoso, al padrone, agli affari, al conversare, era di certo destinato; e l'altro corpo, la di cui entrata
vedesi col n.° 55 indicata, più modesto, più semplice, anzi quasi rozzamente decorato agli usi domestici,
alla famiglia ai servi, ci sembra essere stato consacrato. Uniformi però nella loro esterna decorazione,
questi due corpi distinti, formavano una sola facciata. Adorna questa più del costume delle altre case
pompeiane tutta operata di stucco con diligente studio è compartita in bugne circondate da una
cornice intagliata, e fatta per via di stampe onde facilitarne il lavorìo. I diversi colori che abbellivano
questo bugnato renderlo doveano vago oltre ogni dire, mentre non meno gentile era quivi la porta
principale coronata da una cornice abbozzata in tufo di Nocera, e rivestita parimenti di stucco
lavorato a forza di stampe, la quale pur leggiadramente era dipinta ne' trafori delle sue modellature
onde renderle più appariscenti così, ad onta del loro parco rilievo. 6 Sovrastava il muro di questo
prospetto una cornice anch' essa intagliata a stampa e composta di pochi modini. L' altezza del muro
è di pai. 40 fin sotto alla cornice, poggiante sopra uno zoccolo di pai. 7. E da credere però che in
alto esservi doveva altra maggior cornice da servire a dimostrare la proiezione del tetto, ed a rendere
viemmaggiormente proporzionata la faccia esterna di questo elegante edifizio. Sopra uno degli stipidi
della porta principale n.° 2 erano effigiati quel Mercurio e quella Fortuna riprodotti nella tav. II. La
Fortuna ha una sistide, o tunica-pallio giallo, foderato di celeste; regge con la destra il cornucopia,
attributo suo solito , con la sinistra il timone appoggiato sul mondo. Una bianca tunica ed un pallio
rosso vestono il Mercurio, che ha il pelaso in testa, il caduceo nella sinistra, le ali ai piedi, e corre
veloce stendendo la destra, e stringendo una borsa, quasi entrasse nel limitare di questa casa apportatore
di guadagno. Presso gli antichi veneravano in special modo la Fortuna e Mercurio coloro che col
commercio arrischiavano le lor sostanze, dipingendo gli antichi stessi, come specialmente gli esempi
pompeiani ci hanno dimostrato, i loro dei tutelari sulle pareti esterne delle lor case, e come oggi noi
facciamo talvolta con le immagini de'nostri santi. Non è quindi improbabile il credere che alla mercatura
fosse dedito quel Gneo Cetronio Fortunato, che abbiamo additato di sopra qual possessore di questa
casa, e che sperando nella Fortuna, e confidando nel patrocinio del dio della mercatura come in
rendimento di grazie quivi faceva effigiare i due numi. L'adito, 0 porterìa della casa è segnato col
n.° 3. Questo breve corridoio, che quasi sempre nelle pompeiane dimore rinviensi, sembrò al Bechi
doversi chiamare meglio che in altro modo adito, riducendoci alla memoria, come egli scriveva,
quel passo di Petronio Arbitro 7 ove descrivendo la casa di Trimalchionc evidentemente accenna a
questa parte di edifizio, chiamandola adito, e dandovi stanza al portinaio. 8 Quivi il pavimento con
calce e frantumi di terra cotta, di marmi, e di selce è operato (opus signinum) e le pareti, di levigato
stucco , con vaghezza alla grottesca in compartimenti svariati vedeansi dipinte, mentre da un lato e
dall'altro, presso la porta, stavano pure le immagini sopra citate dei fratelli di Elena. Somiglianti nel
volto e nella persona furono qui i Dioscuri rappresentati in atto di camminare, lentamente reggendo
6 Ben potrà il lettore aver più chiara e precisa idea di queste decorazioni architettonici i quali accompagnavano appunto la pianta nella nostra tavola I.
non che della cornice dell'ordine del cortile corintio segnalo in pianta col 7 In aditu autem ipso stabat ostiarius prasinatus. Pet. Aro. Sat. 18.
numero 7, e dell'ordine dorico del peristilio della casa, nei particolari 8 R«al Museo Borbonico, relazione cit. p. 4.