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Requeno y Vives, Vicente
Saggi sul ristabilimento dell'antica arte de'greci e romani pittori (Band 1) — Parma, 1787 [Cicognara, 193A]

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https://doi.org/10.11588/diglit.13393#0158

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zia, la quale ad altro non attende che all'imi-
tazione di quanto vede, o sente. L'obbligo
in Grecia d'una legge universale d'imparare il
Disegno, non eccettuando nessuno de' cittadini,
apriva un campo immenso per poter fare la
pruova se la Natura dava alla luce qualche
genio ancor più felice de' Zeusi e Parrasj,
de' Pamfili e de' Ciancioni: nè i loro tentati-
vi furono senza effetto.

CAPITOLO XVII

Apelle.

.Allevavansi nelle scuole pubbliche tre gio-
vani chiamati Apelle, Protog ene, e Aristide .
Apelle (a), ammirato già dagli amici e da*

(a) Straberne fa Apelle efesino, come eziandio Luciano:
il primo nel lib. xiv, il secondo nel libro De non temere
credendo calumniis. Ovidio, lib. ni De urte amandi, lo fa
coense. Suida, V. Apelle , lo fa oriundo da Colofone, e
per adozione efesino. Solino pare che lo supponga da Per-
gamo , dicendo che que' cittadini avevano lo scheletro di
quest'uomo celebre entro una rete d'oro dalla soffitta d'uu
tempio pendente: che i Pergamaschi avevano speso molto
per conservare certe pitture nelle pareti d'esso tempio fatte
da Apelle, cap. 17 . Io non darò delle citazioni nella Vi-
ta d'Apelle , o ne' racconti, perciocché in Plinio possono
tutti leggersi quali io li descrivo, e sono per altra parte
 
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