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MCCCCC, APRILE.

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secretarlo dii conscio di X, et fo interpetre domino
Thodaro Paleologo; e, licei sapeva latim, per repu-
tatici! parlava grecho. Or, venuto in colegio, sento
a presso il principe, e dimandò la risposta. 11 prin-
cipe li disse, si havea da dir altro a bocha. Rispose
di no. E dimandato si ’l sapeva quello conteniva la
letera dii signor turcho, rispose de sì. Et mandoe 4
turchi era con lui fuora, et disse la continentia di
quella; pur interpetre esso domino Thodaro. Et il
doxe disse molte parole eie. E lui disse: si vergo-
gnava a risponder, per haver manza il pam di questa
Signoria, e temeva ; pur diria. Era do bassa a presso
il signor, nostri amigi; et si vedesse. Or li fo ditto,
doman se li risponderia. E iterum lo acompagnamo
a casa, pur con barcha, magno spedante populo ; e
parlò latim.
Da Ferara, di sier Hironimo Donado, dolor, vi-
cedomino. Zercha le diferentie de Carpi. Don Alfon-
so, fiol dii ducha, è lì a Carpi, et 0 è seguito ; et es-
ser stati li oratori di Pranza molto honorati, vien
qui ; et quel ducha si duol di le zanze vien dito di
lui e dii marchese di Mantoa, quali sarano mandati
a sparvier. Item, continue vien messi da Milan e di
Novara a esso ducha per staffata. Item, domino Gil-
berto da Corezo voria venir a stipendio nostro, et
che.domino Marin Carazolo, prothonotario, andava
a Roma per nome dii Cardinal Ascanio, et de lì se
diceva, il papa si volterà con Ihoro.
Di Catharo, di sier Zuan Paulo Gradenigo,
provedador ; ilem, di sier Hironimo Pixani, prove-
dador di V armada, et di sier Domenego Malipiero e
sier Simon Guoro, provedadori, vieneno de qui. Tutti
scrisseno in consonantia dii partir di Feris bei con
li altri turchi de lì intorno ; et si provedi.
Di sier Velar Soranzo e sier Sabaslian Zusti-
gnan, oratori, vano in Hongaria, fo leto una letera
vechia. Chome erano stati a Modrusa, e il conte Ber-
nardini di Frangipani li hanno honorati, qual voria
conduta da la Signoria nostra; promete far centra
turchi, et perchè za si ha visto 1’ experientia, niun
dii colegio li parve.
Da poi disnar, fo gran conseio, per li avogadori
di comun, zoè reduto a nona ; et fo leto parte dii
processo dii Grimani, et stete pocho, per esser or-
dinato far pregadi da poi.
Da poi adoncha fo pregadi. Fo letere di campo
di sier Piero Marcelo, provedador, da Trevi : 0 di
conto. Et una dii conte di Pitiano, in recomandatiom
di lo episcopo di Mantoa, da Gonzaga, e madona An-
tonia, fo moglie dii signor Zuan Francesco di Gon-
zaga, qual voria poner uno suo fio], chiamato conte
I Diarii di M. Sanuto. — Tom. III.

Lodovico di Gonzaga, qual è con fiorentini, a soldo
di ditti fiorentini, e voria licentia da la Signoria no-
stra, per haver il suo stato ricomandato. 0 risposto.
Da Crema, dii podestà, di primo. Chome à letere
da Piasenza di domino Sonzim Benzon, che domino
Ambrosio Triulzi era de lì partido per Lodi, et pia-
centini vociano uno proveditor, saltem fosse zenthi-
lomo nostro per Ihoro governador. Item, si ha el
conte Piero dal Verino è in Castello San Zuane, e
non si voi render.
Fu posto per tutti i savij di colegio, d’ acordo,
di risponder una letera al signor turcho, il sumario
di la qual è notado eri, e donar al nontio suo una
vesta d’ oro e ducati 100, e sia mandato acompa-
gnà per uno gripo fino al Butintrò, e di questo sia
scrito a Roma, Pranza e Hongaria. Contradixe sier
Domenego Bollani, el consier, dicendo non voleva
in ditte letere si dicesse di trieve col re di Honga-
ria eie. Li rispose sier Alvise da Molin, savio dii
conseio. Poi parlò sier Andrea Loredan, patron a
l’arsenal, e mal; dicendo in l’arsenal 0 vi era, et fo
gran remor. À ricorda, sia tenuto qui ditto messo,
fin si provedi. Or, una non sincera, 2 di no, 39 dii
consier, 136 di savij. E fu presa.
Da poi rimase conseio di X con la zonta di da-
nari, procuratori et colegio.
A dì 4 aprii. In colegio referite sier Domenego 74
Bolani, el consier, come eri con li do altri fue da li
oratori francesi, et quello disseno.
Vene el nontio dii signor turcho, per il qual nui
savij ai ordeni fossemo mandati, et per el principe
li fo ditto la risposta si feva a la letera al suo signor;
et la ge fo data, acciò la portasse, boiata in oro. Ri-
spose : diria ogni cosa al signor suo, ma ben voleva
si mandasse uno messo nostro con lui, che saria bon ;
perchè il suo signor è late e miei ; quasi dicendo, non
si taiasse la praticha. E tochò la man al principe, di-
cendo haver manza dii suo pan. Or li fo donà una
vesta d’oro et ducati 100 venitiani, e, preparato uno
gripo, fu mandato a smontar a Santi 40.
Di Cremona, di proveditori. 0 da conto ; di certa
chiesia di San Sigismondo ; e di sier Nicolò di Prioli,
provedador dii castello, si bave letere zercha quelle
cosse, et par li proveditori habino molta paura.
Di Candia, di quel rezimento. Vechie, qual non
fono lete ; et di sier Marin Barbo, sopracomito, et
sier Andrea Michiel, provedador di Albania.
Di Cataro, di sier Zuan Paulo Gradenigo, pro-
vedador, e di do provedadori di l’armata. Zercha il
levar di turchi; prese 18 anime di nostri, et nostri
haver preso 18 turchi, di qual 3 vivi erano, e li al-
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