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MCCCCC, FEBBRAIO.

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ma, eli 25, 26 e 27. Come el pontifico, inteso il par-
tir di le zenle francese, si adoltò assai. In conclusion,
voria la Signoria nostra mandasse gente, in ajuto dii
fio!, a F impresa di Pexaro, come si era contenta lo
havesse.
Da poi disnar, per esser il zorno di San Marcho,
colegio si reduse, et la Signoria dete audientia ; e pur
da mar nulla era.
In questo giorno, gionse de qui una galia grossa
di Alexandria, patrona sier Vicenzo Pollani, venuta
de qui per riconzar, et bisognava assa’ conza per
esser sta mal menata da’ turchi. Fo quella andò in
mezo di 1’ armata turchescha, investì et scapollò. Et
il patrona vene vestido di scarlato, fue la matina in
colegio, referite alcune cosse. Et è da saper, venendo
il suo comito valentissimo, chiamato Moscatello, ama-
zò uno provicr in galia qui in Quarner, sì che sarà
bandito, come si havesse amazà in Veniexia ; sì che
la terra l’aspetava per premiarlo, et li era acadesto
tal infortunio.
È da saper, in questi giorni morite Alvixe Bro-
cheta, andava vestito di verde, a manege a comedo
tutto; soleva avochar; homo di zercha 50 anni. Por-
tava verde per uno lasso; tamen morse in grani po-
vertà, et fo sepulto da la scuola per l’amor de Dio.
Da Pisa. Era qui domino Jacomo de Vano, doc-
tor, fo, za doy mexi, orator con Lucha di Lauti, qual
ritornò a Pisa, et volevano qualche danar, ma nulla
poteveno haver. Et questo doctor zercha haver una
lectura a Padoa. Che Gorlino havia fato certa cora-
ria eie. Item, che Zuan Batista Redolii, era confalo-
nier a Fiorenza, volendo poner certo partito nel
conseio, per vegnir adosso pisani, quelli compagnazi,
che sono una factione levata, zoè li rabiati, al pre-
sente chiamati compagnazi, tanto deteno di piedi in
le banche et feno rumor, che non si potè far 0, e fu
disciolto el conseio. Item, che Vitelozo Vitelli era su
le arme versso Angiari contra fiorentini, per far la
vendeta di la morte di suo fratello. El signor di
Piombino, et il conte Ranuzo di Marzano, sono pur
con fiorentini. E diti fiorentini hanno Ihoro oratore in
Franza, Francesco Gualteroti.
Noto, eri im pregadi fu posto parte, di expedir
li oratori di Napoli di Romania, sono za molti mexi
qui, per colegio, a quello dimandano, a bossoli e
balote. Ave 17 di no, 145 de sì. Item, chome intisi,
nostri di Napoli recuperono 5 luogi lì a presso, erano
de’ turchi, videlicet : el Damala, el Fanari, la Piada,
San Zorzi e uno altro castello. Etiam ebeno la Za-
. chania.

DII mexe di fevrer 1499. 35*
A dì primo fevrer. Da poi disnar, el principe
andò con li oratori, zoè Napoli, Ferara, Urbin et
Rimano, a Santa Maria Formosa, a vesporo, justa il
consueto. Portò la spada sier Hironimo Salamon,
electo capetanio e provedador a Coron, sta a Santa
Maria Formoxa ; fo suo compagno sier Alvixe Mali-
piero, quondam sier Jacomo, di la ditta contra’.
Vene letere di Alexandria, di 8 dezembrio. Co-
me le galie dii trafego, zonle lì, per li mori retenuti
era sta fati assa’ garbugij, et venuto uno comanda-
mento dii soldan, che ’l consolo, patroni e mercha-
danti, fosseno menati in chadene al Cajaro. Tandem
quelli mori capi, dubitando la Signoria non man-
dasse galie, perchè sono desfati non andando, conzò
le cosse ; tamen manzono assa’ danari eie. E questo
fo per la retention di mori a Modom, veleno danni
eie. Et per uno moro fo morsegato da un can, lieva
garbuio eie. Et sier Lunardo di Prioli, quondam
sier Agustin, patron, da meninconia ivi morite. Or
il consolo scrive, forestieri aver trato colli 800, et
che si manda galie, perchè, altramente, mori non
poi durar. Or dite galie doveva partir a dì X, e an-
dar versso Barbaria.
A dì do ditto, fo il zorno di Nostra Dona. El
principe andoe in chiesia a messa, e fo dà li cande-
loti, justa il consueto, et udite messa in quella ca-
ptila di Nostra Dona, a presso quella di San Ysidoro.
Da poi disnar, fo, da poi vesporo, colegio ; e per
ogni via risonava li movimenti dii signor Lodovico
e Ascanio, et precipue di populi di Milam. Et come
missier Zuan Jacomo era reduto in corte vechia,
con zente, zoè gelfi ; et li gibellini a uno con zente in
caxa. Dii signor Lodovico se intendeva, era passato
Bolzan et Maran, et veniva a la volta di Como, non
perhò con molta zente, ma aliegro, perchè li populi
lo chiamava. Per tanto fa bisogno a’ nostri a far pre-
visioni per far cavalchar le zente d’ arme etc.
A dì tre, fo San Biaxio. Da matina, per il cole- 36
gio nostro, fono mandati alcuni deputati, qualli in-
sieme con sier Andrea di Garzoni, fioli et nepoti,
fono a una solennissima messa a San Zuam di Rialto.
In questo mezo, sopra el suo banco, era assaissimi
ducati d’ oro, molti sacheti di moneda, et in monte
mocenigi di zecha; fo judichato da 60 in 70 milia
ducati, et il zornal preparato. Or ivi atorno era li
capetanij di Rialto con li oficiali, per far far largo ;
et, compita la messa, vene questi deputati, con uno
di Garzoni a lai, zoè erano essi vestiti di negro, e non
 
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