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MCCCCC,
De li dilli oratori, di XI. La qual par sia repli-
cata ; larnen la prima è smarita, perchè uno corier
nostro, chiamato Pianta Porri, andava in là, sia sta
retenuto in Eiemagna, sì che si crede sia mal capità
uno altro, venendo in qua. Or per ditta letera
par che ’l ducha Zuan Corvino si acorderia con la
Signoria, el qual è perpetuo barn di la Croatia e
Schiavonia. Ilem, nominano uno prior di Laurana.
Ilem, par sia torna 1’ orator dii re, stato in Ander-
nopoli, qual vene da essi oratori, et li disse le parole
usate per il signor turcho.
Di Francesco da la Zuecha, secretar io, di 17,
date a Buda. Dimanda licentia, vede quelle cosse
poter prender sinistro.
Da Trevi, di sier Christofal Moro, provedador.
Chome à nova, che missier Zuan Jacomo e monsi-
gnor di la Trimolia è andati versso Como, a far la
massa ; manderà a saper per che causa.
Di Casal Mazor, di sier J'acorno Antonio Trivi-
ocam, provedador. Come uno monsignor eli Ravall, è
alozato im parmesana, voria venir a soldo di la Si-
gnoria nostra contra turchi, et aspeta risposta.
Di Cremona, di sier Domenego Trivixan, el ca-
valier, et sier Nicolò Foscarini. Come uno cavalier
Malerba, francese, voria venir a nostro stipendio per
andar contra il turcho etc.
Di quelli di Anversa. Zercha cosse soe particular,
et in la mansioni dà dii spectabel al principe nostro.
Da Ragusi, di 17, di uno Piero Furlam. Avisa,
ragusei sono ribaldi, tien con turchi, et il turcho
vieni versso Napoli di Romania, o ver Modom, con
50 milia persone, et manda il bassà di la Natalia con
30 milia persone contra Hongari, e tien uno fiol, con
l’armada fata in Mar Mazor, a Napoli, et con quella
di la Vajusa verà de qui.
È da saper, vidi una letera di uno da Ragusi,
scrive a la Signoria, la qual fo tirata nel conscio di
X, che Martim da Casal, orator dii signor Lodovico,
stato al turcho, capitò de lì, et passò im Paia ; et
edam Ambruoso Buzardo è stato de lì, et conferma
che il turcho va a campo a Napoli e Modon.
Da poi disnar, fo pregadi. Vene il principe ; et
poi leto le letere, fo posto per li consieri molte taie
di Bassam, Pyram etc.
Ilem, di uno caso seguito a Padoa, di uno è stà
amazato e butato in aqua. La Signoria li volse dar
taia lire 1500. Sier Hironimo Capello, quondam sier
Albam, è di pregadi, contradixe con voce granda,
dicendo era stato provedador per le camere, et sa-
peva le jotonie si faceva, et cargo il colegio non vo-
leva aldirlo, che scanscria molte spexe. Et il principe

maggio. 358
li rispose caligandolo assai. Or andò la parte, et fu
presa di largo.
Fu posto per li consieri un’ altra taia de li du-
cati 500 tolti dal cavalaro a Padoa, per li fìoli, ut
dicitur, di conte Alvaroto, videlicel che esso conte
sia astreto a pagarli, et sia dà libertà a li rectori di
Padoa, di metter quelli compagni troverano colpe-
velli in bando, dagi taia lire 500. Et iterum el dilto
sier Hironimo Capello andò in renga, et con gram
colora contradixe, dicendo si botava via i danari di
San Marco. Et la ditta parte ha ve 47 di no; pur
fo presa.
Fu posto per li savij dii conseio e di terra ferma,
di risponder a 1’ orator dii papa: primo, dii Cardinal
Ascanio, la justification ; secando, dii turcho, sua
santità debbi proveder; terlio, di Pesaro, semo con- 133
lenii, ma di le altre terre non volerne, per averli im
protesone ; quarto, di quel Guidino Gaietano nulla
sapemo ; quinto, in favor dii conte Antonio Maria, si
scriverà in sua recomandalione a Milan. Ave tutto
il conseio.
Fu posto per li savii tutti, Me anelare et instiga-
tore, excepto sier Bendo Zustignan, savio di terra
ferma, et Jo, Mariti Sanudo, savio ai ordeni, di scri-
ver al capetanio zeneral da mar, dii caxo sequito dii
prender di la galia da Pago, et la pusilanimità di
sier Toma Contarmi, sier Marin da Leze e il soraco-
mito istriam, che erano queste tre galie lì, et non
F ajutono, et da fuste fo menata via. Per tanto, col
senato, li scriverne, debbi usar la soa libertà versso
di questi, spedante classe ad exempla aliorum. Sier
Bendo Zustignan andò in renga, dicendo voleva
punirli più aspramente. Li rispose sier Zorzi Emo,
savio da terra ferma. Poi Jo, Marin Sanudo, andai in
renga, exagerando et cargando molto, et che questo
sarà un principio de li nostri danni, haver lassà pren-
der ima galia in colfo da tre fuste di turchi, hes-
sendo Ihoro tre galie vedendo et potendo darli soc-
corsso. Pertanto missi a F incontro, sia scrito al ze-
neral debbi immediate mandar ditti tre sopracomiti
qui, et siano mandati altri sopracomiti in locho suo,
qualli posti in le prexom, li avogadori li expediscano
statim eie., ut in ea. Poi parlò sier Francesco Bolla-
li! , è di la zonta, quondam sier Candiam ; dannò
F opinioni mia, et quello messe sier Bendo Zusti-
gnam, che fo de indusiar, e laudò la parte di savij.
Et cazadi li parenti di questi tre sopracomiti, saltem
di do, per esser il 3.° ystriam, andò le parte : una
non sincera, 0 di no, dii Sanudo 26, dii Zustignan
38, di altri savij 107. Et questa fu presa. Et fono
fate le letere et expeditc via. Et il conseio non volse
 
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