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975 mccccc,
Z/e»i, domino Francesco Florìan, dotor, venuto
di l’armata di Spagna, è amalato; fo balotà man-
darli ducati 25, et medici a visitar.
Da poi disnar fu gran conseio. Fo publichà per
Zuan Jacorno di Michieli, nodaro dii conseio di X,
la condanasom fata a dì 23 di questo, nel conseio
di X, contra 3 zenthilomeni per mensfati e mancha-
menti e cosse enorme fate. Prima, contra sier Ber-
nardin Dolfim, quondam sier Hironimo, absente, ma
citato: sia im perpetuo confina nel castello di Fama-
gosta, nè mai possa ussir; habi una paga da viver,
con taia lire 3000 dii suo, se non di la Signoria, chi
’1 darà vivo, e morto 2000; e si ’l sarà preso, li sia
taià la testa in mezo le do coltone. Item, contra sier
Francesco Contarmi, di sier Hironimo, confìnà ini
perpetuo a la Cania, con la taia, ut supra, rampan-
do; e sia eie. Item, sier Zuan da Molto, quondam
sier Thimoteo a Retimo, con la condition sopra-
scrita e taia et exilio eie. ; nè se li possi far gracia,
don, remission, recompensation, dechiaration, su-
spension eie. Et è da saper questi do, Contarini e Mo-
lili, quali erano in la prexom arante la riva dii ponte
di la paia, in questa reatina feno un buxo nel muro,
e scampono pocho avanti nona eie.
Fu fato avogador di comun, in luogo di sier Hi-
ronimo Liom, el cavalier, a chi Dio perdoni, sier Al-
vixe Venier, fo cao dii conseio di X, quondam sier
Francesco, qual refudò. Item, a Spalato e Dulzigno
nium non passò.
In colegio raduto, li savij alditeno el signor Bor-
tolo d’ Alviano, qual mostrò alcuni desegni di la Pa-
tria di Friul, e disse 1’ opinion sua zercha certi se-
ragij di muro voleva far eie. ; poi disse di la con-
duta sua compita, voria agumento eie.
A dì 26 octubrio. In colegio veneno sier Hiro-
nimo Loredam, quondam sier Fantin, sier Piero da
Canal, quondam sier Lucha, sier Julio Lombardo, di
sier Lunardo, per nome di altri zenthilomeni debi-
tori di le 30 et 40 per 100, dii 1486 in là; vociano
pagar una parte, et esser depenadi, e havendo ofi-
cio, pagar tutta la quantità, atento che, pagar il tutto
per niun muodo potrano. Et il principe li rispose, si
conseieria eie.
Vene F orator dii papa, dimandando la prote-
tion in scriplis, qual za era stà fata in publica forma.
Poi disse, zercha quel di Orfeo, per recomandatiom
dii Cardinal San Piero in Vincula, et per li beneficij
dii Cardinal San Severino, et per quel citadin di Ce-
sena, à ’l credito a la camera d’imprestedi in nome di
domino Nicolò da Montefeltro. resta aver torsi ducati
5000, li procuratori scuode. Risposto, tufo si vedrà.
OTTOBRE. 9/6
Vene F orator di Pranza, dicendo era stà manda
per lui, et fo inadvertidamente; et, visto 0 era, tolse
licentia.
Da Barri, di uno Zuan Soligo, venitian, di 3
octubrio, qual è anni 30 fu banditalo per il con-
seio di X. Dice à prophetizato il tutto quello è ve-
nuto, et fin 1405 (sic) tuta Italia sarà dii turco, si
non si provedi; et, provedendo la cristianità, si Ga-
zerà dii suo stado. Lui à tutti desegni di rive dii mar
e lochi dii turco; voria aver salvo conduto per zor-
ni 4, di parlar col principe, poi ir in Franza ; et non
fa per altro, cha per veder la ruina di christiani. E
non è creduto.
Da Ravena, dii podestà, di 23. Come ozi era ri-
tornato il suo messo, fu a Faenza e Bologna. Dice a
Faenza li 4 per quartiero a far le prò visioni per il si-
gnor, e il populo è disposto difendersi, con questo
il signor lievi il castelan di la rocha. Item, à trovato
zente d’ arme, cavali lizieri e fanti a Castel Bologne-
se; et a Ymola guasconi 400, venuti di parmesana
in favor dii ducha di Valentinoys; e a Castel San
Piero à visto fanti e cavali assai. Item, a Bologna
missier Zuane Bentivoy fa fanti e balestrieri a ca-
valo, e quanti soldati vi va li dà soldo, fornisse li
castelli dii bolognese, e dà una paga a tutti ; e li à
ditto non à paura dii papa, dummodo Franza non se
impazi. Item à inteso, il castelan di Faenza, chiamato
Nicolò Castagnin, de visentina, dice non voler ussir
di quello castello, per aver tratato za anni 14 il si-
gnor, et per lui lo voi tenir. Item, esser venuto li a
Ravena. da esso podestà, uno di 16 electi, citadim di
Faenza, per saper si quella terra era venduta sì o no.
Li à risposto di no. E li à ditto il populo voi il si-
gnor vengi im palazo, e cazi il castelam ; e lui non
voi ; e che la terra dubita dii castelan, e il castelan di
la terra ; e la terra è in gram travaio. Poi dimandò,
mandando 3000 corbe di tormento lì, si troveria il
danari. Rispose esso podestà, credeva de sì. E poi
disse, mandando Ihoro facilità fusseno salve eie. Item,
li 400 guasconi sono mal in bordine di arme ; è zente
disperate. Item, il signor di Pexaro vene in quella
sera a parlarli; volea far fanti, per mandarli in so-
corsso di la rocha. Li à risposto, non voler. Disse
voleva venir a Venecia, e con navilij ragusei far il
fato suo. In conclusion, ditto signor si trova aver
pochi danari, e lui podestà aspeta il messo mandato
a Pexaro.
Da Zara, di rèclori, di 8 octubrio. Come el vice
ban di Tenina havia manda uno messo a posta, a
dirli chome el fio di Schander bassà adunava zente
per andar in socorsso di turchi, tono roti versso
975 mccccc,
Z/e»i, domino Francesco Florìan, dotor, venuto
di l’armata di Spagna, è amalato; fo balotà man-
darli ducati 25, et medici a visitar.
Da poi disnar fu gran conseio. Fo publichà per
Zuan Jacorno di Michieli, nodaro dii conseio di X,
la condanasom fata a dì 23 di questo, nel conseio
di X, contra 3 zenthilomeni per mensfati e mancha-
menti e cosse enorme fate. Prima, contra sier Ber-
nardin Dolfim, quondam sier Hironimo, absente, ma
citato: sia im perpetuo confina nel castello di Fama-
gosta, nè mai possa ussir; habi una paga da viver,
con taia lire 3000 dii suo, se non di la Signoria, chi
’1 darà vivo, e morto 2000; e si ’l sarà preso, li sia
taià la testa in mezo le do coltone. Item, contra sier
Francesco Contarmi, di sier Hironimo, confìnà ini
perpetuo a la Cania, con la taia, ut supra, rampan-
do; e sia eie. Item, sier Zuan da Molto, quondam
sier Thimoteo a Retimo, con la condition sopra-
scrita e taia et exilio eie. ; nè se li possi far gracia,
don, remission, recompensation, dechiaration, su-
spension eie. Et è da saper questi do, Contarini e Mo-
lili, quali erano in la prexom arante la riva dii ponte
di la paia, in questa reatina feno un buxo nel muro,
e scampono pocho avanti nona eie.
Fu fato avogador di comun, in luogo di sier Hi-
ronimo Liom, el cavalier, a chi Dio perdoni, sier Al-
vixe Venier, fo cao dii conseio di X, quondam sier
Francesco, qual refudò. Item, a Spalato e Dulzigno
nium non passò.
In colegio raduto, li savij alditeno el signor Bor-
tolo d’ Alviano, qual mostrò alcuni desegni di la Pa-
tria di Friul, e disse 1’ opinion sua zercha certi se-
ragij di muro voleva far eie. ; poi disse di la con-
duta sua compita, voria agumento eie.
A dì 26 octubrio. In colegio veneno sier Hiro-
nimo Loredam, quondam sier Fantin, sier Piero da
Canal, quondam sier Lucha, sier Julio Lombardo, di
sier Lunardo, per nome di altri zenthilomeni debi-
tori di le 30 et 40 per 100, dii 1486 in là; vociano
pagar una parte, et esser depenadi, e havendo ofi-
cio, pagar tutta la quantità, atento che, pagar il tutto
per niun muodo potrano. Et il principe li rispose, si
conseieria eie.
Vene F orator dii papa, dimandando la prote-
tion in scriplis, qual za era stà fata in publica forma.
Poi disse, zercha quel di Orfeo, per recomandatiom
dii Cardinal San Piero in Vincula, et per li beneficij
dii Cardinal San Severino, et per quel citadin di Ce-
sena, à ’l credito a la camera d’imprestedi in nome di
domino Nicolò da Montefeltro. resta aver torsi ducati
5000, li procuratori scuode. Risposto, tufo si vedrà.
OTTOBRE. 9/6
Vene F orator di Pranza, dicendo era stà manda
per lui, et fo inadvertidamente; et, visto 0 era, tolse
licentia.
Da Barri, di uno Zuan Soligo, venitian, di 3
octubrio, qual è anni 30 fu banditalo per il con-
seio di X. Dice à prophetizato il tutto quello è ve-
nuto, et fin 1405 (sic) tuta Italia sarà dii turco, si
non si provedi; et, provedendo la cristianità, si Ga-
zerà dii suo stado. Lui à tutti desegni di rive dii mar
e lochi dii turco; voria aver salvo conduto per zor-
ni 4, di parlar col principe, poi ir in Franza ; et non
fa per altro, cha per veder la ruina di christiani. E
non è creduto.
Da Ravena, dii podestà, di 23. Come ozi era ri-
tornato il suo messo, fu a Faenza e Bologna. Dice a
Faenza li 4 per quartiero a far le prò visioni per il si-
gnor, e il populo è disposto difendersi, con questo
il signor lievi il castelan di la rocha. Item, à trovato
zente d’ arme, cavali lizieri e fanti a Castel Bologne-
se; et a Ymola guasconi 400, venuti di parmesana
in favor dii ducha di Valentinoys; e a Castel San
Piero à visto fanti e cavali assai. Item, a Bologna
missier Zuane Bentivoy fa fanti e balestrieri a ca-
valo, e quanti soldati vi va li dà soldo, fornisse li
castelli dii bolognese, e dà una paga a tutti ; e li à
ditto non à paura dii papa, dummodo Franza non se
impazi. Item à inteso, il castelan di Faenza, chiamato
Nicolò Castagnin, de visentina, dice non voler ussir
di quello castello, per aver tratato za anni 14 il si-
gnor, et per lui lo voi tenir. Item, esser venuto li a
Ravena. da esso podestà, uno di 16 electi, citadim di
Faenza, per saper si quella terra era venduta sì o no.
Li à risposto di no. E li à ditto il populo voi il si-
gnor vengi im palazo, e cazi il castelam ; e lui non
voi ; e che la terra dubita dii castelan, e il castelan di
la terra ; e la terra è in gram travaio. Poi dimandò,
mandando 3000 corbe di tormento lì, si troveria il
danari. Rispose esso podestà, credeva de sì. E poi
disse, mandando Ihoro facilità fusseno salve eie. Item,
li 400 guasconi sono mal in bordine di arme ; è zente
disperate. Item, il signor di Pexaro vene in quella
sera a parlarli; volea far fanti, per mandarli in so-
corsso di la rocha. Li à risposto, non voler. Disse
voleva venir a Venecia, e con navilij ragusei far il
fato suo. In conclusion, ditto signor si trova aver
pochi danari, e lui podestà aspeta il messo mandato
a Pexaro.
Da Zara, di rèclori, di 8 octubrio. Come el vice
ban di Tenina havia manda uno messo a posta, a
dirli chome el fio di Schander bassà adunava zente
per andar in socorsso di turchi, tono roti versso