1211
MCCCCC, DECEMBRE.
1212
6 di no, 19 dii Grimani, 94 dii resto di savij. E fo
presa. Et fo mandata a mostrar in questa sera al
Cardinal, qual non si contentò ; et per questo restò
de partirsi.
A dì 22 dezembrio. In colegio vene l’orator di
Franza, quasi solicitando si compiasi il Cardinal di
le proposi tion eie.
Vene l’orator dii papa, qual non sapeva quello
era sta preso; et letoli, disse, quanto a lui, li satisfa-
ceva, anderia dal Cardinal; et dimandò la relaxatiom
di Zorzi Vida, contestatele, di prexon.
In questa matina fu fato cavalier, per il princi-
pe, uno citadim cremonese, zovene, domino Zorzi di
Mazi, fiol... Era solo cavalier sier Andrea Trivixan,
à li spironi, et lo acompagnò con le trombe fino a la
sua habitatione eie.
Ilem, fu parlato di farsettai, e fato venir il ar-
miraio di l’arsenal, qual dete al principe una seri-
tura, dii bisogno di 55 galie sotil et 19 grosse si
lavora; voi ducati 110 milia eie. Ilem, la barza
granda non si averà questo anno, è a pena galie 25.
Et li provedadori a farsettai parlotto zercha li danari
di la decima, spelanti a farsettai, esser sta tolti per
il camerlengo eie.
Molte letere vene da terra, di pocha importantia,
non lete : da Padoa, dii capetanio, manda una teiera
li à scrito f orator di Franza, punissi uno secretano
dii Cardinal Zen, à ditto mal dii suo re eie. ; da Gra-
disela, di sier Bortolo di Prioli, provedador, di
quelli di Goricia, hanno con zente stropà l’alveo eie.;
ilem, de lì non ha bombardieri; da Verona, esser
callà li dacij in affilo ducati 8 milia.
Da poi disnar fo pregadi. Non fu il principe.
Posto alcune taie di Verona et Ravena ; et li savij
con li cai di X steno in cheba.
Fu posto per li consieri et li savij ai ordeni, dar
a sie, strupiadi su le galie da’ turchi, fanti di officij o
caraori di legne, in lochi di primi vacherano, et li
nomina. Bave tutto il conscio.
Fu posto per sier Bernardo Barbarigo, savio a
terra ferma, la sua parte di fogolari, di elezer 6 a
tansar eie. Et sier Alvise da Molin, savio dii conseio,
andò in renga, e fè un gran discorsso, e fè lezer una
parte a f incontro, per sier Antonio Valier et lui, di
far che le caxe e possession di debitori si vendine,
videlicel quelle poste in la Signoria, a pagar la Vs di
contanti, e la mità dii credito hanno li tansadi, o
per si o per altri, ut in ea eie. Et sier Bernardo
Barbarigo andò in renga, ma volendo li consieri e
il resto di savij poner de indusiar, tutti d’acordo
indusiono.
Fu posto per tutti i savij, dechiarir a la letera si
scrive a Roma, quando ben il re di Poiana non vo-
lesse o non potesse, non si resti di concluder con
Hongaria. Ilem, difender il papa contra turchi per
questo tempo, e non far paxe senza voler di quelli
contribuirano a ditto re. Et a f incontro, per sier 477
Lunardo Grimani, savio a terra ferma, et Jo, Marin
Sanudo, savio ai ordeni, fo posto, voler il primo ca-
pitolo dichi: in caso che ’l re di Poiana, per caxom
di moscoviti e tartari, per instigation di turchi non
potesse, che debbi concluder col re di Hongaria. Et,
avanti fusse posto le parte, sier Zorzi Pixani, dotor,
cavalier, andò in renga a referir le parole dii Cardi-
nal; qual li mostrò la soa instrution, molto longa etc.
Poi parlò sier Lunardo Grimani. Et li rispose sier
Piero Duodo. Andò le parte : do non sincere, 6 di
no, 50 di savij, 67 la nostra. E fu presa. Et fo man-
dato ditto sier Zorzi Pixani, con Zorzi Francho, se-
cretano, dal Cardinal, a mostrarli ; qual si contentò.
Et di tutto però volse luor la copia. Et fo spazà la
letera a Roma.
Fu posto, per li savij ai ordeni, una parte per il
bisogno di le munition si ha a mandar a Napoli di
Romania, qual parerà al colegio, e siali ubligà du-
cati 4000, à da scuoder Alvise Venier a Vizenza, di
debitori di la Signoria nostra, che non sono ubligati.
Ave 4 di no. Tamen la matina sequente di questi
fo tolti ducati 2400 per dar a 1’ Alviano, et non
senza gran parole, et perhò mi contentando.
Adì 23 dezembrio. In colegio vene domino Zuan
Batista Carazolo, capetanio di le fantarie, venuto di
Frinì ; et, sentalo a presso il principe, disse era ve-
nuto a visitar questa Signoria, di la qual manzava il
pam, senza haver fato 0, nè stima pericolo per quella
di perder f anima e il corpo; poi voria licentia di
andar ad Urbim, a tuor la moglie soa, o mandarla
a tuor. Il principe li disse, è meglio la mandi a tuor.
Poi disse alcune parole da sviserato. Prima, le zente
d’ arme nostre sono mal in bordine, e saria meglio
lenirne mancho, et fosseno bone ; secondo, questo
stado à più artilarie dia tutto il resto dii mondo,
ma mal poste e governate, poi non vi som bombar-
dieri ; tertio, li soi contestabeli è con lui, homeni da
bene, li è dato ducati 5 al mexe per uno, et non li
hanno in tre mexi ; quarto, lui volse andar a Zara,
se imbarchò con li fanti, e il provedador li scrisse ri-
tornasse; quinto, voria esser operato o in mar o in
terra, oferendo il padre, li fratelli et nepoti ; et hes-
sendo stalo con caxa Aragona à fato il dover, quanto
magis con questa Signoria, con la qual voi viver in
eterno a suo servicio. Et il principe li rispose a tutte
MCCCCC, DECEMBRE.
1212
6 di no, 19 dii Grimani, 94 dii resto di savij. E fo
presa. Et fo mandata a mostrar in questa sera al
Cardinal, qual non si contentò ; et per questo restò
de partirsi.
A dì 22 dezembrio. In colegio vene l’orator di
Franza, quasi solicitando si compiasi il Cardinal di
le proposi tion eie.
Vene l’orator dii papa, qual non sapeva quello
era sta preso; et letoli, disse, quanto a lui, li satisfa-
ceva, anderia dal Cardinal; et dimandò la relaxatiom
di Zorzi Vida, contestatele, di prexon.
In questa matina fu fato cavalier, per il princi-
pe, uno citadim cremonese, zovene, domino Zorzi di
Mazi, fiol... Era solo cavalier sier Andrea Trivixan,
à li spironi, et lo acompagnò con le trombe fino a la
sua habitatione eie.
Ilem, fu parlato di farsettai, e fato venir il ar-
miraio di l’arsenal, qual dete al principe una seri-
tura, dii bisogno di 55 galie sotil et 19 grosse si
lavora; voi ducati 110 milia eie. Ilem, la barza
granda non si averà questo anno, è a pena galie 25.
Et li provedadori a farsettai parlotto zercha li danari
di la decima, spelanti a farsettai, esser sta tolti per
il camerlengo eie.
Molte letere vene da terra, di pocha importantia,
non lete : da Padoa, dii capetanio, manda una teiera
li à scrito f orator di Franza, punissi uno secretano
dii Cardinal Zen, à ditto mal dii suo re eie. ; da Gra-
disela, di sier Bortolo di Prioli, provedador, di
quelli di Goricia, hanno con zente stropà l’alveo eie.;
ilem, de lì non ha bombardieri; da Verona, esser
callà li dacij in affilo ducati 8 milia.
Da poi disnar fo pregadi. Non fu il principe.
Posto alcune taie di Verona et Ravena ; et li savij
con li cai di X steno in cheba.
Fu posto per li consieri et li savij ai ordeni, dar
a sie, strupiadi su le galie da’ turchi, fanti di officij o
caraori di legne, in lochi di primi vacherano, et li
nomina. Bave tutto il conscio.
Fu posto per sier Bernardo Barbarigo, savio a
terra ferma, la sua parte di fogolari, di elezer 6 a
tansar eie. Et sier Alvise da Molin, savio dii conseio,
andò in renga, e fè un gran discorsso, e fè lezer una
parte a f incontro, per sier Antonio Valier et lui, di
far che le caxe e possession di debitori si vendine,
videlicel quelle poste in la Signoria, a pagar la Vs di
contanti, e la mità dii credito hanno li tansadi, o
per si o per altri, ut in ea eie. Et sier Bernardo
Barbarigo andò in renga, ma volendo li consieri e
il resto di savij poner de indusiar, tutti d’acordo
indusiono.
Fu posto per tutti i savij, dechiarir a la letera si
scrive a Roma, quando ben il re di Poiana non vo-
lesse o non potesse, non si resti di concluder con
Hongaria. Ilem, difender il papa contra turchi per
questo tempo, e non far paxe senza voler di quelli
contribuirano a ditto re. Et a f incontro, per sier 477
Lunardo Grimani, savio a terra ferma, et Jo, Marin
Sanudo, savio ai ordeni, fo posto, voler il primo ca-
pitolo dichi: in caso che ’l re di Poiana, per caxom
di moscoviti e tartari, per instigation di turchi non
potesse, che debbi concluder col re di Hongaria. Et,
avanti fusse posto le parte, sier Zorzi Pixani, dotor,
cavalier, andò in renga a referir le parole dii Cardi-
nal; qual li mostrò la soa instrution, molto longa etc.
Poi parlò sier Lunardo Grimani. Et li rispose sier
Piero Duodo. Andò le parte : do non sincere, 6 di
no, 50 di savij, 67 la nostra. E fu presa. Et fo man-
dato ditto sier Zorzi Pixani, con Zorzi Francho, se-
cretano, dal Cardinal, a mostrarli ; qual si contentò.
Et di tutto però volse luor la copia. Et fo spazà la
letera a Roma.
Fu posto, per li savij ai ordeni, una parte per il
bisogno di le munition si ha a mandar a Napoli di
Romania, qual parerà al colegio, e siali ubligà du-
cati 4000, à da scuoder Alvise Venier a Vizenza, di
debitori di la Signoria nostra, che non sono ubligati.
Ave 4 di no. Tamen la matina sequente di questi
fo tolti ducati 2400 per dar a 1’ Alviano, et non
senza gran parole, et perhò mi contentando.
Adì 23 dezembrio. In colegio vene domino Zuan
Batista Carazolo, capetanio di le fantarie, venuto di
Frinì ; et, sentalo a presso il principe, disse era ve-
nuto a visitar questa Signoria, di la qual manzava il
pam, senza haver fato 0, nè stima pericolo per quella
di perder f anima e il corpo; poi voria licentia di
andar ad Urbim, a tuor la moglie soa, o mandarla
a tuor. Il principe li disse, è meglio la mandi a tuor.
Poi disse alcune parole da sviserato. Prima, le zente
d’ arme nostre sono mal in bordine, e saria meglio
lenirne mancho, et fosseno bone ; secondo, questo
stado à più artilarie dia tutto il resto dii mondo,
ma mal poste e governate, poi non vi som bombar-
dieri ; tertio, li soi contestabeli è con lui, homeni da
bene, li è dato ducati 5 al mexe per uno, et non li
hanno in tre mexi ; quarto, lui volse andar a Zara,
se imbarchò con li fanti, e il provedador li scrisse ri-
tornasse; quinto, voria esser operato o in mar o in
terra, oferendo il padre, li fratelli et nepoti ; et hes-
sendo stalo con caxa Aragona à fato il dover, quanto
magis con questa Signoria, con la qual voi viver in
eterno a suo servicio. Et il principe li rispose a tutte