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1253 MCCCCCI,
mento ; et il re disse, saria con li arendadori, et li
responderia. Et è da saper, concesse di cara 1000,
eh’ è stera zercha 23 milia, et la trala è ducati 4 per
caro, sì che dona a la Signoria dii suo, esso povero
re, ducati 4000.
Fu posto per tutti li savij, scriver al re di roma-
ni, a risposta di sua letera, una sapientissima letera,
dii pericolo di la christianità, e volevamo mandar
orator a soa majestà, acciò li fusse a presso; et que-
sta è la causa, sì che, se li piace, si li manderà ditto
orator, con molte parole acomodate poste. Et ave
tutto il conscio.
Fu posto per li savij dii conseio, savij a tera fer-
ma et ordeni, excepto Jo, Marin Sanu lo, che dome-
nega, sier Marco Antonio da Canai et sier Francesco
di Prioli, sopracomiti, melino bancho. Itein, si lazi
per scurtinio X sopracomiti, qual scurtinio stagi tre
zorni etc. Jo, a l’incontro, missi : prima si trovi li
danari di armar, e di mandar sovention a le galie in
armada ; poi si prendi di armar. Item, per dar fama,
si scrivi im Puia e Dalmatia, elezino li sopracomi-
ti eie. Item, si elezi XV sopracomiti con il modo,
ut supra, opimamente scrito. Et li savij volseno
F opinion mia di scriver, et di far XV, dove prima
diceva X, solum fo la diferentia nel meter bancho,
o sì o ver no. Jo fui el primo andi in renga. Mi ri-
spose sier Jacomo Gabriel. Poi parlò sier Anzolo
Trivixan, provedador sora F arsenal, per 1’ opinion
mia ; e cargando 1’ arsenal, non havea auto il suo
dover, et di danari, di la mità di] neto, era sta paga
mantelli a’ comandadori etc. Li rispose sier Piero
Duodo, fo cassier, in sua justifìchatiom. Poi parlò sier
Antonio Trum, danando una e l’altra parte, mancho
mal la mia ; comemorò la expedition di Schandar-
becho, e cargo il colegio. Li rispose sier Francesco
Foscari, savio a terra ferma. Poi parlò sier Zacharia
Dolfìn, provedador sora F arsenal. Et li savij fé lezer
una parte, di astrenzer le decime, e ubligar li danari
a F armar di ditte do galie. Andò le parte : 2 non
sincere, 5 di no, 49 la mia, 87 di savij. È presa.
Fu posto per tutti, le do decime al monte vechio
se scuoda da mo a zorni tanti ; poi si mandi a li
exatori di ditto officio, et si scuodi con la pena, et li
danari siano ubligadi a F armar di ditte do galie. Et
sier Baldisera Trivixam, el consier, messe li debitori
di le tanse debino, da mo a zorni 8, ha ver pagà,
aliler siano mandate a diti exatori, e si scuodi con
pena di 12 per cento etc. Contradixe tal opinion sier
Francesco Foscari. Li rispose sier Baldissera Trivi-
xam. Poi parlò sier Francesco Foscarini, savio dii
conscio, dicendo era gran crudeltà. Andò le parte:

gennaio. 1254
una non sincera, 4 di no, 27 dii Trivisan, consier,
111 di savij. Et fo presa.
Fu fato prima scurtinio di un savio a tera fer-
ma, e rimase sier Piero Marcello, fo savio a terra
ferma, quondam sier Jacomo Antonio, cavalier. Altri
non passò.
Fu posto per Jo, Marin Sanudo, savio ai ordeni,
scriver al ducha e consieri di Candia, certa letera di
revochation di ordeni do, fati per sier Lucha Trun,
olim synicho. Et el dito andò in renga. Rimessa
tal materia a un altro conseio, perchè F ora era
tarda.
A dì 5 zener. In colegio vene el vescovo di Li- 492*
missò da cha’ Dolze, e sentalo a presso il principe,
li fo ditto dovesse exequir la bolla pontificia, e farsi
pagar; et, consulente collegio, el principe disse, non
havesse alcuna rispeto. Et è da saper, el patriarcha
nostro resta a pagar, et altri richi prelati, qual biso-
gna excomunicharli. Ilem, li cardinali non pagano,
per esser asolti per la bolla, et li ferieri di Rhodi ;
lumen li cardinali nostri si oferseno pagar, ma solum
il Zeni e Michiel pagono do decime Fanno passato,
et questo anno no, ni el Cardinal Grimani à pagato
ninna, fieni, è molti cardinali, hanno benefieij sul
nostro per soi familiari, lumen non pagano decime
papal ; et altri monasterij absolti per letere simplice
di la bancha ; et bisogna proveder. Et è da saper, si
resta a scuoder assa’ danari per conto di dite 4 de-
cime papa].
Vene F orator di Franza, al qual fo fato lezer la
risposta si facea a la letera dii re di romani. Laudò
summamente; pregò la si mandasse a F orator no-
stro in Franza. Poi fé lezer una letera, li scriveva el
marchexe di Mantoa, in risposta di soa, data a dì 2
dii presente a Mantoa. Primo, risponde a le calom-
nie datoli, et si scusa ; dice mal di quel Martin da
Casal, e che è devotissimo dii re, dal qual ha ve a Mi-
lan F insegna al collo di San Michiel ; dice è servidor
dii re, e a le tre opposition fate, risponde: prima, à
praticha con turchi, dice è solum per haver cavali, e
cussi tien tal amistade, per poter donar a la regia
majestà, come fè a Milano, et farà. Item, quando dagi
alozamento a’ rebelli dii re, dice non è vero, ni si
troverà; e, conclude, voi morir constante in servitù
dii re e di la Signoria nostra, per la liga hanno in-
sieme eie. Et poi ditto orator disse, dovendo restar
qui, come era il voler di la Signoria nostra, voleva
mandar domino Matheo Copolla in Franza, acciò sij
col re eie., si cussi piaceva a la Signoria nostra ; et
si dovesse scriver a F orator nostro, in recomanda-
tion. Et fu fato.
 
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