MCCCCCI, FEBBRAIO.
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ditta guida, per intender il successo. Item, eri fo a
dì 16, a hore 22, uno povereto osto al Savio corse
in Zervia con uno cavalo, par desse da manzar ad
alcuni cavali, li dè per pagamento una moneta fran-
cese, fata di mistura coperta d’oro ; el qual, zonto
lì, dimandava a questi li desse bona moneta ; erano
cavali XV spagnoli, quali veneno da lui, dicendo : È
orator dii re di Franza. Et esso podestà li parlò dol-
zemente, adeo perdonò a dito hosto etc., et si partì,
e andò al Porto Cesenaticho. Et esso podestà li disse
il caso di la dona ; si dolse assai, e scrisse al ducha
Valentino. Item, lì a Zervia è uno nepote dii cape-
lanio di le fantarie, ferito un podio; qual etiam lui
à scrito al ducha Valentino. Noto, questo orator
francese è monsignor di Trans, va a Roma.
Et l’orator di Franza scrisse di Chioza a la Si-
gnoria una letera, come par scrivesse a monsignor
di Trans di tal materia etc.
Da Ravena, dii podestà, di 17. Come il ducha
è a Ymola, a pati vechij e modo usato, in feste e
caze, e Vitelozo é alozato a Rossi; il resto, come
scrisse, non fanno movesta; si judicha, aspeti so-
corsso de’ francesi, Item, fo dito, missier Zuam
Bentivoy aver dato Castel Bolognese a esso ducha ;
et esso podestà spazò uno messo. Tornato, referisse,
trovò lì el prothonotario Bentivoy, li homeni si do-
levano intender sarano soto il ducha. Rispose il pro-
thonotario : Non è vero, et è per varentar quel ca-
stello. Item, da Faenza le strade è serate. Item, le
zente dii ducha non resta molestar li confini nostri ;
à scrito a Vitelozo, qual promisse far, et è andato a
Ymola; e alcuni soi balestrieri sono venuti sul no-
stro teritorio, e menato via certe cavale e vache.
Item, eri matina veneno a robar alcune nostre ville,
e feriteno do nostri contadini ; unde, doman vi man-
da uno citadino a Vitelozo con so letere. Item, uno
capetanio, chiamato Ortiga, con alcuni spagnoli vene
a una possessioni, e robò animali, e vendetene pa-
lam su la piaza di Forlì. À scrito do letere al gover-
nador di Forlì; li ha risposto, non poter far 0, per-
che dito capetanio non è lì.
Vene l’orator dii ducha di Lituania a tuor licen-
lia ; si parte doman per andar a Roma ; il principe
li usò bone parole.
Vene il signor Bortolo d’Alviano in questi zorni,
qual à cavali 600 e ducati 15 milia a l’anno; dicendo
era compita la sua ferma za 5 mexi, pregando la Si-
gnoria, volendolo, li desse agumento di 100 homeni
d’ arme, oferendossi etc. Li fo risposto, il colegio
conseieria.
Da Rovere, di sier Nicolò da cha' da Peocaro,
I Diarii di M. Sanuto. — Tom, III,
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provedador, di 16. Come eri, ricevute letere nostre
andava al Cardinal legato, e li sumarij di la Zefalo-
nia, fo da sua signoria, e fi dete la letera ; e, inteso,
fi piaque assai, e voi mandar ditti sumarij a fi signori
alemanici ; e fi disse, haver auto letere dal sufraga-
neo suo, è a Salziburg, di 23 zener, fi scrive è
gran remor nel populo, la soa venuta habi dilation.
Item, soa signoria à ’uto una letera da lo episcopo
di Maganza, che sarà admesso omnino.
Da poi disnar fo conscio di X, con zonta di co-
legio et di danari, per far previsioni a li soldi falssi,
adeo non si poi spender; niun voi soldi piceli ni
vechij, et mal si poi far, e cussi qui, come per le
terre nostre. Erano cai di X sier Lucha Zivran, sier
Francesco Falier e sier Marco Sanudo, licei fusse
etiam consier, e terminono far una crida, li soldi
vechij coresse, e bandir li mantoani, et che in zecha
se ne fazi soldi nuovi; et quelli porterano soldi o
vechij o mantoani, siano tolti a peso per peso, perhò
che ditti soldi è di arzento assa’ basso, adeo do vai
uno di nostri ; et cussi il zorno sequente in Rialto
fu fato tal publicatiom, e scrito per le terre nostre,
debbino far tal proclama. .
In questo zorno fu cavato uno ochio e taiato una
man Alvise Nichela, justa la diliberaliom fata nel
coliselo di X.
È da saper, in questi zorni fo portato in questa
terra uno monstre di uno puto con do teste, et altre
cosse monstruose ; qual naque a.; et, im-
balsamato, fo portato a mostrar per tutto ; e, perchè
spesso acade questo, non scriverò altro.
A dì 20 fevrer. In colegio. È da saper, in questa
matina vene dal principe, in la sua camera, per caxa
sua, el capetanio di le fantarie. Era sier Francesco
Bernardo, el consier, e sier Piero Marcello, savio di
terra ferma, in caxa dii qual è alozato ; e con lacri-
me pregò fusse provisto, pregando fusse mandato a
far la vendeta, et voleva intrar in Faenza etc. El
principe lo confortò, dicendoli le provision fate, con-
fortandolo stesse in caxa etc.
Vene 1’ orator di Napoli, et con li capi di X
expose certa praticha, credo tramar qual cossa col
re di romani, come da poi intisi, che fo comunichato,
venuto qui l’orator di Franza.
Di Brexa, di rectori, di 17. Come mandono
nontij in Alemagna, e manda una letera abuta di
Caste] Novo, di Zuan Francesco Malclavello. Come a
Trento e altrove si scuode danari da li nobeli, di
ogni 40 raynes hanno de intrada, uno, e di popo-
lari, carantani 7 ’/s per fuogo. 11 re è inclinato a far
guerra, et ha assaissimi baroni a presso di lui, et va
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ditta guida, per intender il successo. Item, eri fo a
dì 16, a hore 22, uno povereto osto al Savio corse
in Zervia con uno cavalo, par desse da manzar ad
alcuni cavali, li dè per pagamento una moneta fran-
cese, fata di mistura coperta d’oro ; el qual, zonto
lì, dimandava a questi li desse bona moneta ; erano
cavali XV spagnoli, quali veneno da lui, dicendo : È
orator dii re di Franza. Et esso podestà li parlò dol-
zemente, adeo perdonò a dito hosto etc., et si partì,
e andò al Porto Cesenaticho. Et esso podestà li disse
il caso di la dona ; si dolse assai, e scrisse al ducha
Valentino. Item, lì a Zervia è uno nepote dii cape-
lanio di le fantarie, ferito un podio; qual etiam lui
à scrito al ducha Valentino. Noto, questo orator
francese è monsignor di Trans, va a Roma.
Et l’orator di Franza scrisse di Chioza a la Si-
gnoria una letera, come par scrivesse a monsignor
di Trans di tal materia etc.
Da Ravena, dii podestà, di 17. Come il ducha
è a Ymola, a pati vechij e modo usato, in feste e
caze, e Vitelozo é alozato a Rossi; il resto, come
scrisse, non fanno movesta; si judicha, aspeti so-
corsso de’ francesi, Item, fo dito, missier Zuam
Bentivoy aver dato Castel Bolognese a esso ducha ;
et esso podestà spazò uno messo. Tornato, referisse,
trovò lì el prothonotario Bentivoy, li homeni si do-
levano intender sarano soto il ducha. Rispose il pro-
thonotario : Non è vero, et è per varentar quel ca-
stello. Item, da Faenza le strade è serate. Item, le
zente dii ducha non resta molestar li confini nostri ;
à scrito a Vitelozo, qual promisse far, et è andato a
Ymola; e alcuni soi balestrieri sono venuti sul no-
stro teritorio, e menato via certe cavale e vache.
Item, eri matina veneno a robar alcune nostre ville,
e feriteno do nostri contadini ; unde, doman vi man-
da uno citadino a Vitelozo con so letere. Item, uno
capetanio, chiamato Ortiga, con alcuni spagnoli vene
a una possessioni, e robò animali, e vendetene pa-
lam su la piaza di Forlì. À scrito do letere al gover-
nador di Forlì; li ha risposto, non poter far 0, per-
che dito capetanio non è lì.
Vene l’orator dii ducha di Lituania a tuor licen-
lia ; si parte doman per andar a Roma ; il principe
li usò bone parole.
Vene il signor Bortolo d’Alviano in questi zorni,
qual à cavali 600 e ducati 15 milia a l’anno; dicendo
era compita la sua ferma za 5 mexi, pregando la Si-
gnoria, volendolo, li desse agumento di 100 homeni
d’ arme, oferendossi etc. Li fo risposto, il colegio
conseieria.
Da Rovere, di sier Nicolò da cha' da Peocaro,
I Diarii di M. Sanuto. — Tom, III,
1442
provedador, di 16. Come eri, ricevute letere nostre
andava al Cardinal legato, e li sumarij di la Zefalo-
nia, fo da sua signoria, e fi dete la letera ; e, inteso,
fi piaque assai, e voi mandar ditti sumarij a fi signori
alemanici ; e fi disse, haver auto letere dal sufraga-
neo suo, è a Salziburg, di 23 zener, fi scrive è
gran remor nel populo, la soa venuta habi dilation.
Item, soa signoria à ’uto una letera da lo episcopo
di Maganza, che sarà admesso omnino.
Da poi disnar fo conscio di X, con zonta di co-
legio et di danari, per far previsioni a li soldi falssi,
adeo non si poi spender; niun voi soldi piceli ni
vechij, et mal si poi far, e cussi qui, come per le
terre nostre. Erano cai di X sier Lucha Zivran, sier
Francesco Falier e sier Marco Sanudo, licei fusse
etiam consier, e terminono far una crida, li soldi
vechij coresse, e bandir li mantoani, et che in zecha
se ne fazi soldi nuovi; et quelli porterano soldi o
vechij o mantoani, siano tolti a peso per peso, perhò
che ditti soldi è di arzento assa’ basso, adeo do vai
uno di nostri ; et cussi il zorno sequente in Rialto
fu fato tal publicatiom, e scrito per le terre nostre,
debbino far tal proclama. .
In questo zorno fu cavato uno ochio e taiato una
man Alvise Nichela, justa la diliberaliom fata nel
coliselo di X.
È da saper, in questi zorni fo portato in questa
terra uno monstre di uno puto con do teste, et altre
cosse monstruose ; qual naque a.; et, im-
balsamato, fo portato a mostrar per tutto ; e, perchè
spesso acade questo, non scriverò altro.
A dì 20 fevrer. In colegio. È da saper, in questa
matina vene dal principe, in la sua camera, per caxa
sua, el capetanio di le fantarie. Era sier Francesco
Bernardo, el consier, e sier Piero Marcello, savio di
terra ferma, in caxa dii qual è alozato ; e con lacri-
me pregò fusse provisto, pregando fusse mandato a
far la vendeta, et voleva intrar in Faenza etc. El
principe lo confortò, dicendoli le provision fate, con-
fortandolo stesse in caxa etc.
Vene 1’ orator di Napoli, et con li capi di X
expose certa praticha, credo tramar qual cossa col
re di romani, come da poi intisi, che fo comunichato,
venuto qui l’orator di Franza.
Di Brexa, di rectori, di 17. Come mandono
nontij in Alemagna, e manda una letera abuta di
Caste] Novo, di Zuan Francesco Malclavello. Come a
Trento e altrove si scuode danari da li nobeli, di
ogni 40 raynes hanno de intrada, uno, e di popo-
lari, carantani 7 ’/s per fuogo. 11 re è inclinato a far
guerra, et ha assaissimi baroni a presso di lui, et va
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