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Q_ U <A E T 0.
LIV.
Sorse la notte oltra l'tisato oscura,
Che sotto F ombre amiche ne coperse :
Talché con due donzelle uscii sicura 5
Compagne elette alle fortune avverse.
Ma pure indietro alle mie patrie mura
Le luci io rivolgea di pianto asperse :
Né della virta del natio terreno
Potea partendo saziarle appieno.
LV.
Fea F istessò cammin V occhio, e '1 pensiero ;
E mal suo grado il piede innanzi giva:
Siccome nave, eh' improvviso e fero
Turbine seioglia dall' amata riva.
La notte andammo, e'1 di seguente intero
Per lochi ov'orma altrui non appariva.
Ci ricovrammo in un cartello alfine,
, Che siede del mio regno in sui confine.
LVI.
Ev d'Aronte il cartel ( eh'Aronte fue
Quel che mi tralse di periglio, e seorse )
Ma poi che me fuggito aver le sue
Mortali inlidie il traditor s'accorse 3
Acceso di furor contr' ambidue ,
Le sue colpe medesme in noi ritorse;
Ed ambo fece rei di queir eccelso,
Che commetter in me volle egli stelso.
LVII.
Dilse eh5 Aronte i' avea con doni spinto
Fra sue bevande a mescolar veneno $
Per non aver, poi eh' egli folle ertinto y
Chi legge mi preseriva y o tenga a freno :
E eh' io seguendo un mio lascivo inrtinto,
Volea raccormi a mille amanti in seno.
, Ahi, che fiamma dal Cielo anzi in me seenda y
. Santa Onertà, eh' io le tue leggi osfenda.
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