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UNDECIMO.

liv.
Cosi , mutato seudo , appena dilse :
Quando a lui venne una saetta a volo :
E nella gamba il colle, e la trafisse
Nel più nervoso, ove è più acuto il duolo
Che di tua man Clorinda il colpo useisse,
La fama il canta : e tuo F onor n' è solo.
Se quello dì servaggio, o morte schiva
La tua gente Pagana, a te s aseriva.
lv.
Ma il fortissimo Eroe, quali non senta
Il mortifero duol della ferita,
Dal cominciato corso il pie non lenta,
E monta su i dirupi, e gli altri invita.
Pur s'avvede egli poi, che noi soltenta
La gamba, offesa troppo ed impedita:
E eh inaspra agitando ivi 1' ambalda j
Onde sforzato alfin Y alsalto lascia.
lvi.
E chiamando il buon Guelfo a se con mano,
A lui parlava : io me ne vo coslretto.
Sostien persona tu di Capitano,
E di mia lontananza empi il difetto ;
Ma picciol'ora io vi darò lontano:
Vado, e ritorno j e lì partia ciò detto :
Ed aseendendo in un leggier cavallo
Giunger non può, che non sia villo, al vallo
lvii.
Al dipartir del Capitan , si parte
E cede al campo la fortuna Franca.
Cresce il vigor nella contraria parte :
Sorge la speme, e gli animi rinfranca.
E l'ardimento col favor di Marte
Ne' cor fedeli, e l'impeto già manca.
Già corre lento ogni lor ferro al sangue,
E delle trombe islelse il suono langue.
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