C N T 0
lxxxii.
O bella dertra, che '1 soave pegno
D'amicizia e di pace a me porgerti5
Quali or, lasso , vi trovo ? e qual ne vegno ?
E voi leggiadre membra, or non son quelli
Del mio ferino e scellerato sdegno
Vestigj miserabili e funesti ?
O di par con la man luci spietate,
Essa le piaghe fé > voi le mirate.
lxxxiii.
Asciutte le mirate: or corra dove
Nega d'andare il pianto, il (angue mio.
Qui tronca le parole, e come il move
Suo disperato di morir desio,
Squarcia le fasce e le ferite $ e piove
Dalle sue piaghe esacerbate un rio.
E s uccidea ; ma quella doglia acerba
Col trarlo di se rtelso in vita il serba.
lxxxiv.
Porto sui letto, e Y anima fugace
Fu richiamata agli odiosi uficj.
Ma la garrula fama ornai non tace
L5aspre sue angoscie, e i suoi casi infelici.
Vi tragge il pio Goffredo, e la verace
Turba v'accorre de' più degni amici.
Ma nè grave ammonir, ne parlar dolce
L'ostinato dell' alma affanno moke .
lxxxv.
Qual' in membro gentil piaga mortale
Tocca s inaspra, e in lei cresce il dolore ;
Tal dai dolci conforti in sì gran male
Più inacerbisce medicato il core.
Ma il venerabil Piero, a cui ne cale
Come d'agnella inferma a buon partore,
Con parole gravissime ripiglia
Il vaneggiar suo lungo , e lui consiglia.
lxxxii.
O bella dertra, che '1 soave pegno
D'amicizia e di pace a me porgerti5
Quali or, lasso , vi trovo ? e qual ne vegno ?
E voi leggiadre membra, or non son quelli
Del mio ferino e scellerato sdegno
Vestigj miserabili e funesti ?
O di par con la man luci spietate,
Essa le piaghe fé > voi le mirate.
lxxxiii.
Asciutte le mirate: or corra dove
Nega d'andare il pianto, il (angue mio.
Qui tronca le parole, e come il move
Suo disperato di morir desio,
Squarcia le fasce e le ferite $ e piove
Dalle sue piaghe esacerbate un rio.
E s uccidea ; ma quella doglia acerba
Col trarlo di se rtelso in vita il serba.
lxxxiv.
Porto sui letto, e Y anima fugace
Fu richiamata agli odiosi uficj.
Ma la garrula fama ornai non tace
L5aspre sue angoscie, e i suoi casi infelici.
Vi tragge il pio Goffredo, e la verace
Turba v'accorre de' più degni amici.
Ma nè grave ammonir, ne parlar dolce
L'ostinato dell' alma affanno moke .
lxxxv.
Qual' in membro gentil piaga mortale
Tocca s inaspra, e in lei cresce il dolore ;
Tal dai dolci conforti in sì gran male
Più inacerbisce medicato il core.
Ma il venerabil Piero, a cui ne cale
Come d'agnella inferma a buon partore,
Con parole gravissime ripiglia
Il vaneggiar suo lungo , e lui consiglia.