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3s?

DUODECIMO.
cu.
Ben volev'io, quando primier m'accorsi
Che fuor si rimanea la donna forte,
Seguirla immantinente , e ratto corsi ,
Per correr seco una ìnedesma sorte.
Che non feci, e non dilli ? o quai non porsi
Preghiere al Re, che fesse aprir le porte ?
Ei me pregante e contendente invano
Con F imperio affrenò , eh' ha qui soprano.
cin.
Ahi che s'io allora useiva, o dal periglio
Qui ricondotta la guerriera avrei,
O chiusi ov' ella il terren fè vermiglio,
Con mernorabil fine i giorni miei.
Ma che poteva io più? Parve al consiglio
Degli uomini altramente, e degli Dei.
Ella morì di satai morte, ed io
Quant'or con vie n si a me già non obblio.
civ.
Odi, Gerusalem > ciò che prometta
Argante : odil tu cielo : e se in ciò manco,
Fulmina sui mio capo: io la vendetta
Giuro di far nell'omicida Franco,
Che per la cortei morte a me s'aspetta :
Nè questa spada mai depor dal fianco,
Insin eh' ella a Tancredi il cor non paHi,
E '1 cadavero infame ai corvi lassi.
cv.
Così disse egli : e l'aure popolari
Con applauso seguir le voci efireme.
E immaginando sol, temprò gli amari
L'aspettata vendetta in quel che geme.
O vani giuramenti ! Ecco contrarj
Seguir tolto gli effetti all'alta speme :
E cader quelli in tenzon pari e (tinto
Sotto colui, eh' ei fa già preso e vinto.
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