C u¥ N T 0
X.
Per lungo disusar già non si scorda
Dell'arti crude il più efficace ajuto:
E so con lingua anch'io di sangue lorda
Quel nome proferir grande e temuto,
A cui ne Dite mai ritrosa o sorda,
Ne trascurato in ubbidir fu Pluto.
Che sì ? che sì ? volea più dir -, ma intanto
Conobbe eh'esequito era l'incanto.
XI.
Veniano innumerabili infiniti
Spirti, parte che'n aria alberga ed erra,
Parte di quei che son dal fondo useiti
Caliginoso e tetro della terra :
Lenti, e del gran divieto anco smarriti,
Ch' impedì loro il trattar V arme in guerra :
Ma già venirne qui lor non si toglie,
E ne' tronchi albergare, e tra le foglie.
XII.
Il Mago, poi ch'ornai nulla più manca
Al suo disegno, al Re lieto sen riede:
Signor, lascia ogni dubbio, e'1 cor rinfranca
Ch' ornai sicura è la regal tua sede.
Nè potrà rinnovar più l'ode Franca
L' alte macchine sue, come ella crede.
Così gli dice, e poi di parte in parte
Narra i successi della magica arte.
XIII.
Soggiunse appresso : or cosa aggiungo a quelle
Fatte da me, eh'a me non meno aggrada.
Sappi, che tosto nel leon celeste
Marte col Sol fia eh'ad unirli vada.
Nè tempreran le fiamme lor moleste
Aure, o nembi di pioggia, o di rugiada:
Che quanto in cielo appar, tutto predice
Aridissima arsura, ed infelice.
X.
Per lungo disusar già non si scorda
Dell'arti crude il più efficace ajuto:
E so con lingua anch'io di sangue lorda
Quel nome proferir grande e temuto,
A cui ne Dite mai ritrosa o sorda,
Ne trascurato in ubbidir fu Pluto.
Che sì ? che sì ? volea più dir -, ma intanto
Conobbe eh'esequito era l'incanto.
XI.
Veniano innumerabili infiniti
Spirti, parte che'n aria alberga ed erra,
Parte di quei che son dal fondo useiti
Caliginoso e tetro della terra :
Lenti, e del gran divieto anco smarriti,
Ch' impedì loro il trattar V arme in guerra :
Ma già venirne qui lor non si toglie,
E ne' tronchi albergare, e tra le foglie.
XII.
Il Mago, poi ch'ornai nulla più manca
Al suo disegno, al Re lieto sen riede:
Signor, lascia ogni dubbio, e'1 cor rinfranca
Ch' ornai sicura è la regal tua sede.
Nè potrà rinnovar più l'ode Franca
L' alte macchine sue, come ella crede.
Così gli dice, e poi di parte in parte
Narra i successi della magica arte.
XIII.
Soggiunse appresso : or cosa aggiungo a quelle
Fatte da me, eh'a me non meno aggrada.
Sappi, che tosto nel leon celeste
Marte col Sol fia eh'ad unirli vada.
Nè tempreran le fiamme lor moleste
Aure, o nembi di pioggia, o di rugiada:
Che quanto in cielo appar, tutto predice
Aridissima arsura, ed infelice.