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D E C I 7Ì10TERZ 0.

VI.
E scinto, e nudo un pie nel cerchio accolto,
Mormorò potentissime parole.
Girò tre volte all'Oriente il volto,
Tre volte ai regni, ove dechina il Sole :
E tre scosse la verga, ond'uom sepolto
Trar della tomba , e dargli moto suole:
E tre col piede scalzo il suol percosse:
Poi con terribil grido il parlar mosse.
vii.
Udite, udite, o voi che dalle stelle
Precipitar giù i folgori tonanti :
Si voi, che le temperie e le procelle
Movete, abitator dell'aria erranti;
Come voi, eh' alle inique anime felle
Minislri sete degli eterni pianti :
Cittadini d'Averno, or qui v'invoco,
E te, Signor de' regni empj del foco.
Vili.
Prendete in guardia questa selvaj e queste
Piante che numerate a voi consegno.
Come il corpo è dell' alma albergo e vede \
Così d'alcun di voi Ha ciaseun legno :
Onde il Franco ne fugga, o almen s'arreste
Ne' primi colpi, e tema il vostro sdegno.
DilTe : e quelle eh' aggìunse orribil note,
Lingua, s'empia non è, ridir non puote.
IX.
A quel parlar le faci, onde s'adorna
Il seren della notte, egli scolora :
E la Luna si turba, e le sue corna
Di nube avvolge, e non appar più fuora.
Irato i gridi a raddoppiar ei torna :
Spirti invocati, or non venite ancora?
Onde tanto indugiar? forsè attendete
Voci ancor più potenti, o più secrete?
 
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