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J31

DE C-IMO QUARTO.
XXII.
Ma pensando che chiesto al pio Goffredo
Per lo forte Rinaldo è tal perdono:
E riguardando a me che 'n grazia il chiedo,
Che vile affatto intercessor non sono ;
Agevolmente d'impetrar mi credo
Quello eh'a tutti ria giovevol dono.
Deh consenti eh' ei rieda , e che in ammenda
Del fallo in prò comune il sangue spenda.
XXIII.
E chi sarà, s'egli non è, quel forte
Ch' oli troncar le spaventose piante ?
Jt Chi girà incontra ai rischj della morte
Con più intrepido petto e più collante ?
Scuoter le mura, ed atterrar le porte
Vedrailo, e salir solo a tutti avante.
) Rendi al tuo Campo ornai, rendi per Dio
Lui, eh'è sua alta speme e suo dello.
xxiv.
Rendi il nipote a me sì valoroso,
E pronto esecutor rendi a te slesso :
Nè soffrir ch'egli torpa in vii riposo;
Ma rendi insieme la sua gloria ad esso.
Segua il vessillo tuo vittorioso:
Sia testimonio a sua virtù concesso:
Faccia opre di se degne in chiara luce,
E rimirando te maestro e duce.
XXV.
Così pregava 5 e ciaseun altro i preghi
Con favorevol fremito seguia.
Onde Goffredo allor, quasi egli pieghi
La mente a cosa non pensata in pria$
Come esser può , dicea, che grazia i' neghi,
Che da voi si dimanda e si delia ?
Ceda il rigore : e sia ragione e legge
Ciò che'l consenso universale elegge.
( 166 )
 
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