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D E.C IMO S E STO.

XIV.

Deh mira (egli cantò) spuntar la rosa
Dal verde suo modesta , e verginella ;
Che mezzo aperta ancora, e mezzo ascosa ,
Quanto li mostra men, tanto è più bella.
Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
Dispiega : ecco poi langue , e non par quella ,
Quella non par, che desiata avanti
Fu da mille donzelle, e mille amanti.
xv.
Così trapalsa al trapassar d'un giorno
Della vita mortale il fiore, e'1 verde:
Nè perchè faccia indietro Aprii ritorno,
Si rinfiora ella mai, nè si rinverde.
Cogliam la rosa in sui mattino adorno
Di quello dì, che tolto il seren perde:
Cogliam d'Amor la rosa: amiamo or, quando
Eiser si puote riamato amando.
xvi.
Tacque, e concorde degli augelli il coro
Quasi approvando il canto indi ripiglia 5
Raddoppian le colombe i baci loro :
Ogni animai d'amar si riconsiglia :
Par che la dura quercia, e'1 callo alloro,
E tutta la frondosa ampia famiglia :
Par che la terra, e l'acqua e formi, e spiri
Dolcissimi d' Amor sen si , e sospiri.
XVII.
Fra melodia sì tenera, e fra tante
Vaghezze allettatoci, e lusinghiere
Va quella coppia, e rigida, e collante
Se slessa indura ai vezzi del piacere.
Ecco tra fronde e fronde il guardo avante
Penetra, e vede, o pargli di vedere :
Vede pur certo il vago, e la diletta,
Ch'egli è in grembo alla donna, elsa all'erbetta:
( 184 )
 
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