DEC IMO SE STO
XXXVIII.
Corre, e non ha d'onor cura o ritegno.
Ahi dove or sono i suoi trionfi e i vanti?
Cortei d' Amor, quanto egli è grande , il regno
Volse e rivolse sol col cenno avanti:
E così pari al fasto ebbe lo sdegno,
Ch'amò d'esser amata ,. odiò gli amanti :
Se gradì sola , e fuor di se in altrui
Sol qualche effetto de' begli occhi sui.
xxxix.
Or negletta e schernita, e in abbandono
Rimasa, segue pur chi fugge e sprezza:
E proccura adornar co' pianti il dono
Rifiutato per se di sua bellezza.
VasTene \ ed al pie tenero non sono
Quel gelo intoppo , e quella alpina asprezza,
E invia per mesfaggieri innanzi i gridi :
Né giunge lui pria ch'ei ila giunto ai lidi.
XL.
Forsennata gridava : o tu che porte
Teco parte di me, parte ne iassi.j
O prendi l'una, o rendi l'altra , o morte
Dà insieme ad ambe: arreda, arreda i passi,
Sol che ti sian le voci ultime porte,
Non dico i baci j altra più degna avrassi
Questi da te. che temi, empio, se resti ?
Potrai negar, poi che fuggir poterli.
XLI.
DisTegli Ubaldo allor : già non conviene,
Che d'aspettar cortei, Signor, ricuri.
Di beltà armata, e de' suoi preghi or viene
Dolcemente nel pianto amaro infusi.
Qual più forte di te, se le Sirene
Vedendo, ed ascoltando a vincer t'usi ?
Così ragion pacifica Reina
De' scnìi fassi, e se medesma affina.
( 187 )
XXXVIII.
Corre, e non ha d'onor cura o ritegno.
Ahi dove or sono i suoi trionfi e i vanti?
Cortei d' Amor, quanto egli è grande , il regno
Volse e rivolse sol col cenno avanti:
E così pari al fasto ebbe lo sdegno,
Ch'amò d'esser amata ,. odiò gli amanti :
Se gradì sola , e fuor di se in altrui
Sol qualche effetto de' begli occhi sui.
xxxix.
Or negletta e schernita, e in abbandono
Rimasa, segue pur chi fugge e sprezza:
E proccura adornar co' pianti il dono
Rifiutato per se di sua bellezza.
VasTene \ ed al pie tenero non sono
Quel gelo intoppo , e quella alpina asprezza,
E invia per mesfaggieri innanzi i gridi :
Né giunge lui pria ch'ei ila giunto ai lidi.
XL.
Forsennata gridava : o tu che porte
Teco parte di me, parte ne iassi.j
O prendi l'una, o rendi l'altra , o morte
Dà insieme ad ambe: arreda, arreda i passi,
Sol che ti sian le voci ultime porte,
Non dico i baci j altra più degna avrassi
Questi da te. che temi, empio, se resti ?
Potrai negar, poi che fuggir poterli.
XLI.
DisTegli Ubaldo allor : già non conviene,
Che d'aspettar cortei, Signor, ricuri.
Di beltà armata, e de' suoi preghi or viene
Dolcemente nel pianto amaro infusi.
Qual più forte di te, se le Sirene
Vedendo, ed ascoltando a vincer t'usi ?
Così ragion pacifica Reina
De' scnìi fassi, e se medesma affina.
( 187 )