DE C I7M0 NO NO.
XCIV.
Egli , la sua porgendo alla mia mano,
Non aspettò che '1 mio pregar fornisse :
Vergine bella, non ricorri in vano,
Io ne sarò tuo difensor, mi dille,
Allora un non so che (bave e piano
Sentii ch'ai cor mi scese, e vi s'affisse:
Che serpendomi poi per l'alma vaga,
Non so come, divenne incendio, e piaga.
xcv.
Visitommi egli spesso, e'n dolce suono,
Consolando il mio duol, meco si dolse.
Dicea: l'intera libertà ti dono}
E delle spogìie mie spoglia non volse.
Oimè, che fu rapina, e parve dono :
Che rendendomi a me da me mi tolse.
Quel mi rendè , eh' è via men caro e degno 5
Ma s'Lisurpò del core a forza il regno.
xcvi.
Male amor si naseonde. A te sovente
Desiosa i' chiedea del mio siVnore.
Veggendo i segni tu d'inferma mente:
Erminia, mi dicesti, ardi d'amore.
Io te'1 negai j ma un mio sospiro ardente
Fu più verace testimon del core :
E 'n vece forsè della lingua il guardo
Manisestava il foco, onde tutt' ardo.
XCVII.
Sfortunato silenzio 5 avessi io almeno
Ghie si: a allor medicina al gran martire,
S'esfer poseia dovea lentato il freno,
Quando non gioverebbe, al mio desire.
Partimmi in somma, e le mie piaghe in seno
Portai celate, e ne credei morire.
Alfin , cercando al viver mio soccorso,
Mi sciolse amor d'ogni rispetto il morso.
( ^ )
XCIV.
Egli , la sua porgendo alla mia mano,
Non aspettò che '1 mio pregar fornisse :
Vergine bella, non ricorri in vano,
Io ne sarò tuo difensor, mi dille,
Allora un non so che (bave e piano
Sentii ch'ai cor mi scese, e vi s'affisse:
Che serpendomi poi per l'alma vaga,
Non so come, divenne incendio, e piaga.
xcv.
Visitommi egli spesso, e'n dolce suono,
Consolando il mio duol, meco si dolse.
Dicea: l'intera libertà ti dono}
E delle spogìie mie spoglia non volse.
Oimè, che fu rapina, e parve dono :
Che rendendomi a me da me mi tolse.
Quel mi rendè , eh' è via men caro e degno 5
Ma s'Lisurpò del core a forza il regno.
xcvi.
Male amor si naseonde. A te sovente
Desiosa i' chiedea del mio siVnore.
Veggendo i segni tu d'inferma mente:
Erminia, mi dicesti, ardi d'amore.
Io te'1 negai j ma un mio sospiro ardente
Fu più verace testimon del core :
E 'n vece forsè della lingua il guardo
Manisestava il foco, onde tutt' ardo.
XCVII.
Sfortunato silenzio 5 avessi io almeno
Ghie si: a allor medicina al gran martire,
S'esfer poseia dovea lentato il freno,
Quando non gioverebbe, al mio desire.
Partimmi in somma, e le mie piaghe in seno
Portai celate, e ne credei morire.
Alfin , cercando al viver mio soccorso,
Mi sciolse amor d'ogni rispetto il morso.
( ^ )