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c c// n r o
XCVIII.
Siedi'a trovarne il mio signor io mossi,
Ch'egra mi sece, e mi potea far sana.
Ma tra via fero intoppo attraversossi
Di gente inclementissima e villana.
Poco mancò che preda lor non fossi -,
Pur in parte suggimmi erma e lontana:
E colà vidi in lòlitaria cella
Cittadina di boschi , e paitorella.
xcix.
Ma poiché quel desio, che fu ripresso
Alcun dì per la tema, in me ri sorsè ;
Tornarmi ritentando al loco steiTo,
La medesma sciagura anco m'occorse.
Fuggir non potei già j eh' era ornai presso
Predatrice mashada, e troppo corse.
Così fui presa: e quei, che mi rapirò,
Egizj fur, eh'a Gaza indi sen giro.
c.
E 'n don menarmi al Capitano, a cui
Diedi di me contezza, e'1 persuail,
Sicch' onorata , e inviolata fui
Que' dì, che con Armida ivi rimali.
Così venni più volte in forza altrui,
E men sottrassi. ecco i miei duri casi.
Pur le prime catene anco riserva
La tante volte liberata, e serva.
ci.
O pur colui, che circondolle intorno
All' alma si che non fia chi le seioglia,
Non dica : errante ancella, altro sogpiorno
Cercati pure: e me seco non voglia 3
Ma pietoso gradisea il mio ritorno 9
E nell' antica mia prigion m' accoglia .
Così diceagli Erminia : e insieme andaro
La notte e'1 giorno ragionando a paro.
 
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