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JVJ

V 1 G E S I M 0.
CXVIII.
Tal Cleopatra al secolo veturto
Sola foggia dalla tenzon crudele,
Lasciando incontra al fortunato Augusto
Ne' marittimi rischi il suo fedele,
Che per amor fatto a se rtesso ingiurto
Tosto seguì le solitarie vele.
E ben la fuga di cortei secreta
Tisaferno seguiaj ma l'altro il vieta.
cxix.
Al Pagan poi che sparve il suo conforto,
Sembra che insieme il giorno e'1 Sol tramonte:
Ed a lui che '1 ritiene a sì gran torto,
Disperato li volge, e'1 fiede in fronte,
A fabbricare il fulmine ritorto
Via più leggier cade il martel di Bronte.
E col grave fendente in modo il carca,
Che'l percosso la teda al petto inarca.
cxx.
Tosto Rinaldo si dirizza ed erge,
E vibra il ferro, e rotto il grosfo usbergo
Gli apre le corte, e 1' aspra punta immerge
In mezzo '1 cor, dove ha la vita albergo.
Tanto oltra va, che piaga doppia alperge
Quinci al Pagano il petto, e quindi il tergo:
E largamente all'anima fugace
Più d'una via nel suo partir si face.
cxxi.
Allor si ferma a rimirar Rinaldo,
Ove drizzi gli assalti, ove gli ajuti :
E de' Pagan non vede ordine saldo \
Ma gli stendardi lor tutti caduti.
Qui pon fine alle morti , e in lui quel caldo
Disdegno Marzial par che s'attuti.
Placido è fatto j e. gli si reca a mente
La Donna che fuggia sola e dolente.
( *5i )
 
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