V1GES1M0.
CXXVI.
Felice me , se nel morir non reco
Questa mia peste ad infettar l'Inferno.
Redine Amor \ venga sol sdegno or meco ,
E sia dell'ombra mìa compagno eterno:
O ritorni con lui dal regno cieco
A colui, che di me fé F empio scherno :
E se gli mostri tal, che 'n fere notti
Abbia riposi orribili , e interrotti.
cxxvn.
Qui tacque j e riabilito il suo pensiero,
Strale sceglieva il più pungente e forte ;
Quando giunse, e mirolla il Cavaliero
Tanto vicina alla sua estrema sorte,
Già compostasi in atto atroce e fero,
Già tinta in viso di pallor di morte.
Da tergo ei se le avventa, e'1 braccio prende,
Che già la fera punta al petto (tende.
CXXVIII.
Si volse Armida, e'1 rimirò improvvisòj
Che noi sentì quando da prima ei venne.
Alzò le (Irida, e dall' amato viso
Torse le luci disdegnosa, e svenne.
Ella cadea , quasi fior mezzo inciso,
Piegando il lento collo: ei la sostenne.
Le fè d'un braccio al bel fianco colonna :
E 'ntanto al sen le rallentò la gonna.
cxxix.
E1 bel volto, e '1 bel seno alla meschina
Bagnò ci' alcuna lagrima pietosa .
Quale a pioggia d'argento, e mattutina
Si rabbellisce scolorita rosa j
Tal'ella rivenendo alzò la china
Faccia, del non suo pianto or lagrimosa.
Tre volte alzò le luci : e tre chi noi le
Dal caro oggetto, e rimirar noi volle.
( )
CXXVI.
Felice me , se nel morir non reco
Questa mia peste ad infettar l'Inferno.
Redine Amor \ venga sol sdegno or meco ,
E sia dell'ombra mìa compagno eterno:
O ritorni con lui dal regno cieco
A colui, che di me fé F empio scherno :
E se gli mostri tal, che 'n fere notti
Abbia riposi orribili , e interrotti.
cxxvn.
Qui tacque j e riabilito il suo pensiero,
Strale sceglieva il più pungente e forte ;
Quando giunse, e mirolla il Cavaliero
Tanto vicina alla sua estrema sorte,
Già compostasi in atto atroce e fero,
Già tinta in viso di pallor di morte.
Da tergo ei se le avventa, e'1 braccio prende,
Che già la fera punta al petto (tende.
CXXVIII.
Si volse Armida, e'1 rimirò improvvisòj
Che noi sentì quando da prima ei venne.
Alzò le (Irida, e dall' amato viso
Torse le luci disdegnosa, e svenne.
Ella cadea , quasi fior mezzo inciso,
Piegando il lento collo: ei la sostenne.
Le fè d'un braccio al bel fianco colonna :
E 'ntanto al sen le rallentò la gonna.
cxxix.
E1 bel volto, e '1 bel seno alla meschina
Bagnò ci' alcuna lagrima pietosa .
Quale a pioggia d'argento, e mattutina
Si rabbellisce scolorita rosa j
Tal'ella rivenendo alzò la china
Faccia, del non suo pianto or lagrimosa.
Tre volte alzò le luci : e tre chi noi le
Dal caro oggetto, e rimirar noi volle.
( )