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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 3
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Balzano, Vincenzo: Scultori e sculture Abruzzesi del secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0224

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i84

VINCENZO BALZANO

Civitatis Theditis, il quale, a dì 6 agosto 1524, prontisti et se obligavit fratti Nuntio luce
guardiano nec non Ioanni georgio mariani et Ioanni matthei blasii sindicis conventus Sanctae
Mariae Magne Ripaetransonis stipulantibus et recipientibus prò dicto conventu formare ex
terra copta qtiamdam imaginem beatae Virginis cum flio in manibus cum frixis secundum
modulimi seu dissignium datimi a dicto magistro Ioanne Francisco ostenso coram me notorio
et testibus suprascriptis faciendimi- videlicet imagines et frixia ex terra, cornices vero base's
et tabernacula ex tilia bona et recipientia. Itevi vestes et frixia de atiro fino et azzurro
finissimo post ultra marinimi et dictas imagines secundum magnitudinem figure que est
Therami in cappella beate marie de gratiis immo modico maiores. Que vero ad pulchritu-
dinem prontisti et se obligavit formare ad libitum eligendorum per dictos fratres sive ad
similitudinem illius que est Therami sive illius que est Civitelle, sive illius que est in Civitate
Theditis formata a predicto magistro Ioanne Francisco. 1

« L’artista avrebbe compiuto l’opera in Chieti, di là a suo restio etpericulo egli doveva
trasportarla in Ripatransone mediante vetture e mule che i frati avrebbero fornito. Insieme

con la statua il Gagliardelli" avrebbe portato gli
arnesi opificium per collocarla a posto, aiutato
in ciò da un suo garzone. Per facilità della cot-
tura e del trasporto, l’imagine era in diversi pezzi
e colorata in oro ed azzurro. Completava il lavoro
una nicchia di legno.

« Le vicende di quest’opera furono quanto mai
infelici. Il Bambino, al quale erano piegate, con
deità gentile, adorando, le mani della Vergine,
andò spezzato. Nel secolo XVIII si pensò di re-
staurare la Madonna e di collocarla in un altare
dell’epoca. In quelle condizioni la vediamo oggi
nel Museo civico di Ripatransone : i diversi pezzi
malamente commessi ed in parte mutili, gli avam-
bracci volti in alto in atto di preghiera, le mani
di terra cotta sostituite da due informi pezzi di
legno. Sta la Adergine seduta sopra uno sgabello
e guarda ancora amorosa il figlio perduto. Il manto
le circonda il capo, passa su le spalle, si allaccia
davanti al petto e scende a larghe pieghe su le
ginocchia. Una cintura le stringe ai fianchi la
veste. Il volto è allungato e stretto, non molto
bello, specialmente se osservate di fronte, ma illu-
minato dal sorriso della madre. Piccola e ben
formata la bocca, fine il naso, occhi un po’ grossi
e sporgenti ».

Anche la Vergine di Ancarano (fig. 1 ), pae-
sello della provincia di Teramo, cominciata da
Silvestro di Giacomo di Sulmona nel 1490 ad
similitudinem ìmaginis facteper magistrum Iohan-
nem blasutii in Castro Civitelle sub vocabulo glo-
riose marie luminis, ha perduto oggi tutto il suo
significato: l’ignoranza, che permise ai contadin-
del borg-o alpestre di tagliar « la vita » alla Madonna scolpita in legno da Nino di Pisa,
per poterla, beninteso, vestire di busto e di gonna di broccato ; in Ancarano, invece, a edi-

Fig. 1 — Madonna col Rambino.
Ancarano, Chiesa della Madonna della Pace

Archivio notarile di Ripatransoìie. Aiti di Francesco dì Vincenzo. (Condivi), Voi. I, foli. 319 v. 320 v.
 
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