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Bullettino di archeologia cristiana — 3.1865

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Nr. 2 (Febbraro 1865)
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Inscriptions chrétiennes de la Gaule antérieures au VIIIme siècle réunies et annotées par Mr. Edmond Le Blant. Tome H.
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https://doi.org/10.11588/diglit.17352#0022

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— 14 —

» improtìta. A lato dei vocaboli graziosi e ricercali,
» come quelli dei pagani, io osservo sovente nei fe-
» deli nomi, che sono prette ingiurie : Itnportunus,
» Malus, Alogius, Fugitivits, Projeclus, Exitiosus, In-
» juriosus, Calumniosus, Cùnlumeliosus; ed altri infine
» sì ributtanti, che a mala pena m'induco a trascri-
» verli, Stercus, Stercorius. Per trovar l'origine di que-
» sti nomi, che fanno contrapposto tanto spiccato alt
» l'eleganza e ricercatezza pagana, all'avversione degli
» antichi per i nomi ridicoli e abbietti, è mestieri,
» so non erro, risalire all'età delle persecuzioni, ed
» ai tristi giorni quando i fedeli erano segno a I ogni
» oltraggio e a l ogni violenza. L' istoria ci ha con-
» servato una parte de' rimproveri «*. delle ingiurio
» innumerevoli, con che i persecutori dileggiavano i
«Cristiani. La stupidità, la demenza, una sciocca
» credulità potevano sole rendere ragione ai pagani
» dello strano proposito di cotesti uomini rassegnali
» a tollerare con invitta pazienza ogni sfregio, ogni
» tormento ». Dopo questa bella introduzione il Le
Blant interroga gli annali antichi ed i moderni; negli
uni e negli altri trova, che le ingiurie dei persecu-
tori furono talvolta adottale come titoli d' onore dai
perseguitati; e con la piena notizia, ch'egli possiede,
della cristiana epigrafia e de' documenti della storia
- sacra e profana, esamina ad uno ad uno i nomi ab-
bietti ed umilianti registrati nelle vetuste memorie dei
fedeli e ne dichiara lì' origine e l' allusione. In fine
conchiude cosi : « Per ispiegare l'adozione volontaria
» fatta dai fedeli di vocaboli degradanti ed ingiuriosi,
» mi sono servito di opportuni confronti e di analogie:
» ma grandemente disconoscerei il carattere de' primi
» secoli del cristianesimo , se più d'ogni altra consi-
» derazione non mettessi in vista quella dell' invitta
» pazienza de' nostri padri, e della loro gioja nel

» soffrire pel nome del Signore.....Cristo avea

» detto : Voi sarete beati quando ali uomini vi per-
ii seguiteranno, vi dileggieranno, vi calunnieranno per

» la vostra fede in me.....Gli apostoli fi igei—

» lati rendevano grazie a Dio d'essere stali reputati
» degni di patire pel suo santo nome ; e s. Paolo
» esclamava: gloriamur in tribulationibus .... In
» questi precetti ed in questi esempi parmi trovare
» la ragion vera d'una notabile serie di appellazioni
» sì contrarie a quelle, che presceglievano per i loro
» nomi i pagani. Un senso di lieta rassegnazione,
» nuovo come la fede che l'aveva crealo, spirò, a
» mio giudizio , nei fedeli la meravigliosa virtù di
» fortezza, che fe' loro amare un'apparente ignominia
» ai loro occhi mille volte più gloriosa di qualsivoglia
» massimo onore mondano. Così i nostri padri ac-
» Gettando , per renderne grazie a Dio , le villanie
» degli idolatri, opponevano agli oltraggi degli uomini,
» come dice s. Agostino, quella pazienza, che vince
» il mondo ». Ecco come anche gli argomenti in vista
aridissimi e senza importanza , anche gli studii sui
nudi nomi acquistano gravità , vita e , direi quasi ,
poesia : coordinando cioè nella debita serie i fatti e
le osservazioni, e cercandone le ragioni , la dichia-

razione , lo spirilo nella storia e nelle dottrine re-
ligiose.

E qui non posso ommettere di far menzione d'un
altro breve scritto del Le Blant pubblicato nel vo-
lume XKVI1I delle Memoires de la sociètè imperiale
des anlirjuaires de France: anch'esso spetta allo studio
de'nomi proprii, e ne dichiara.un altro punto bel-
lissimo; i rapporti cioè della loro forma con le na-
zionalità nell'epoca de' Merovingi. Nella quale disser-
tazione con ottimo metodo e con scelta dottrina il
nostro autore dimostra , che nelle Gallie i nomi di
origine barbara s'incontrano in proporzioni notabili
misti a quelli d'origine latina nella nomenclatura dei
laici; rarissimi nella nomenclatura dei vescovi e delle
persone del clero. E ne deduce , che 1' elemento ro-
mano predominò lungo tempo nella geraichia eccle-
siastica, benché l'ortodossia dei barbari divenuti si-
gnori delle Gallie ne abbia grandemente favorito la
fusione con l'antico popolo gallo-romano. Al contrario
in Roma gli Eruli idolatri ed i Goti ariani non si
mescolano punto ai cittadini : e quivi i nomi bar-
barici sono altrettanto rari nelle iscrizioni de' chierici
che in quelle dei laici. La rivista adunque ed il censo
dei nomi , conchiude il Le Rlanf, dimostrano nelle
Gallie la facile fusione dei barbari colla razza dei
vinti, a Roma il loro isolamento.

Per accennare ora le materie diverse toccate nei
commenti alle iscrizioni del fascicolo primo di cotesto
tomo secondo, ricorderò le ottime osservazioni sugli
elogi delle vergini sacre (1) , tèma noto ai miei let-
tori per il Bullonino d'Ottobre del 1863 ; e quelle
sul linguaggio epigrafico cristiano tolto dalla liturgia
e dalla bibbia (2); e quelle sul Ialino rustico, onde
sono originate le lingue moderne neo-latino (3); e
(lucile sull'imitazione fatta da' pagani d' alcune for-
inole indicanti i misteri ed i sacramenti cristiani (4).
A me poi di speciale interesse è sembrala la scoperta
quivi descritta (5) d' un cemetero sopra terra com-
posto d'una numerosa serie di arche in parte le une
alle altre sovrapposte rinvenute nei lavori della via
ferrata presso Vienna e tosto distrutte. Nella Roma
sotterranea trattando di siffatti sepolcreti ho notato ,
che essi debbono essere stati numerosi in ogni parte
del mondo romano; ma costruiti quasi a fior di terra
o più non esistono demoliti dagli agricoltori, od agli
archeologi non è avvenuto di conoscerli e di esa-
minarli (6). Eccone tosto un esempio opportunissiino.

In fine racconterò quello , che il Le Blant di
volo ricorda nelle annotazioni ad un epitaffio del-
l'anno 501, ove è testificata la manomissione di pa-
recchi servi per la redenzione dell'anima della defonta.
Giacomo Spon illustre antiquario francese del se-

ti) V. Le Blant, I. c. p. 33 e pcgg.

(•2) L. e. p. M-a7.

(3) L. c. (). li, 15.

(4) L. c. p. 71, 72.

(5) L. c. p. 52.

(«) Roma sott. T. I p. U4.
 
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