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polcro di Petronilla , e le poco lontane basiliche del
medesimo Damaso papa e de' martiri Marco e Marcel-
liano. Che ivi poi fosse veramente un praedium Fla-
viae Domitillae l'ha dimostrato un cippo venuto in
luce dalla superficie del suolo ; monumento insi-
gnissimo, che imprime un suggello indelebile di au-
tenticità al complesso delle notizie nel mio discorso
commendate. Quel cippo determina un'area sepolcrale
di trentacinque piedi nella fronte , quaranta in lun-
ghezza, concessa EX 1NDVLGENT1A FLAVIAE DO-
MITILLAE a Sergio Cornelio Giuliano e a due altre
persone (1). Ciò basta al mio assunto; ma pure v'è
molto di più. Mentre assai rare sono le epigrafi ricor-
danti personaggi della famiglia imperiale, i quali do-
nano luoghi di sepoltura o fanno sepolcri ai loro clienti
ed amici, della sola Flavia Domitilla ne abbiamo tre
e tutte in qualche rapporto con i monumenti cristiani
della sua gente, o col sito del cernetelo di Domitilla.
Oltre il cippo ora lodato, un'altra lapide ricorda un
sepolcro fatto FLAV1AE DOMITILte mi VESPASIANI
NEPTIS . . . BENEFICIO (2); e nel 1772 era in po-
tere di un colai Rellolli, il quale appunto raccolse
iscrizioni da una sua vigna confinante con Tor Ma-
rancia e s. Sebastiano (3), cioè confinante col prae-
dium, ove è il «mieterò predetto. L'iscrizione poi ri-
ferita sopra , che Flavia Domitilla Vespasiani neptis
pose alla sua liberta Glicera, fu nel medio evo adoperata
a lastricare il pavimento della basilica di s. Clemente.
Possibile che per mero caso quella memoria si trovi
appunto nella chiesa, ove sui principii dello scorso
secolo furono inaspettatamente rinvenute lo ceneri di
Flavio Clemente fi), il martire conjuge di quella mede-
sima Flavia Domitilla? L'armonia di tanti fatti sì
disparati, che si concentrano tutti nelle memorie di
Flavia Domitilla Vespasiani neptis non può essere ef-
fetto d'una strana combinazione di casi fortuiti. La
basilica di s. Clemente posta nel cuore della citlà
non potè avere sepolcri dell' età di Domiziano ; nè
reliquie di martiri furono dai prossimi cemeteri a
Roma portate innanzi al secolo ottavo (5). Io sono
persuaso, che quando nel medio evo furono trasfe-
rite le reliquie di Flavio Clemente dalla sua tomba pri-
mitiva alla basilica del suo omonimo e„ secondo l'opi-
nione di quei tempi, nepote Clemente pontefice, venne
insieme a quelle reliquie il marmo di Flavia Domitilla
e fu adoperato nella fabbrica ; come in tante altre
(t) Roma sott. T. 1 p. 267: cf. Orelli-Henzen n. 5422.
(2) V. Orelli-Henzen n. 5423. 1 supplimenti di questa iscrizione pro-
posti dal Momnisen non mi soddisfano interamente, perciò non ne ho fatto
uso nella revisione dell'albero genealogico dei Flavii. Ilo scritto divi VE-
SPASIANI perchè nell'iscrizione medesima Vespasiano poco sopra è chia-
mato divus. Con questa lapida e con quella sopra riferita si ponga a con-
fronto il seguente inedito frammento, che traggo da un codice di Parigi
e supplisco: Flavia Domitilla filia Flaviae Domitillae DIVI VESPASIANI
NEPTIS PATRI (Sinnond. cod. Paris. (Suppl. lai. 1417, 34).
(3) Novelle lett. di Firenze an. 1772 p. 668.
(4) V. De Vilry, I. c.
(5) V. Roma sott. T. I p. 220 e segg.
chiese di Roma fu similmente e barbaramente fatto ,
senza nè anco aver cura migliore dei preziosi e sacri
carmi damasiani. Non sappiamo dove Flavio Clemente
console sia stato primitivamente sepolto; ma è natu-
rale cercarne il monumento prima che altrove nella
cristiana necropoli di Flavia Domitilla e nel praedium,
ove parecchi sepolcri furono falli dalla moglie di lui.
E l'iscrizione del monumento fatto da costei a Gli-
cera liberta, confrontata con le due simili lapidi tro-
vate presso TorMarancia e nominanti Flavia Domitilla ,
e colle reliquie di Flavio Clemente trasferite a mio
parere insieme a quell' iscrizione alla basilica di
s. Clemente, dimostrano probabilissimo che il sito di
tutti cotesti sepolcri, sia pagani, sia cristiani , fu il
praedium Flaviae Domitillae , sulla via Ardealina.
Chi sa, che il monumento nobilissimo, la cui scoperta
ora m'accingo ad annunziare non sia quello appunto
di Clemente console e martire ? Ma poste da banda
le congetture, darò un primo cenno sui Irovamenti
fatti teste, e che non sono ancora in ogni parte com-
piuti : in un secondo articolo ne ragionerò più po-
satamente.
Nella sotterranea necropoli, cui ho provato com-
petere il nome di Domitilla, conoscevamo alcune nobili
cripte, le quali per lo stile artistico e simbolico delle
pitture, onde sono adorne, per l'antichità delle iscri-
zioni affisse ai loculi rimasti intatti nelle vie contigue
a quelle cripte, e per altri non pochi nè lievi indizi
sembrano da assegnare all'età delle origini della Roma
sotterranea cristiana. Di questo numero era un ma-
gnifico ipogeo; del quale il mio fratello Michele pel
primo sospeltò l'esistenza e annunziò la scoperta (1).
Ne era stalo veduto soltanto il sommo della porta
esteriore adorno di bella cornice in terra cotta: ed
aperto ivi tra le rovine un angusto pertugio, potemmo
scorgere una magnifica scala ed un grandioso ambu-
lacro con nicchioni per sarcofagi, tutto nelle pareti
e nella volta rivestito di ottimo stucco con pitture a
fresco, le più simili all'arte classica fino ad ora viste
nei sepolcreti cristiani. Per isventura il sotterraneo
era stato accessibile durante il corso di moltissimi
anni, cominciando dal 1714; come i nomi scritti
sulle pareli pur troppo c'insegnano. Fu allora spo-
gliato d'ogni ornamento, ed in gran parte delle stesse
pitture; le cui scene principali non so chi a colpi di
piccone fece staccare.
Ora la commissione di sacra archeologia coadju-
vata anche da una generosa offerta del eh. signor
conte de Richemont ha intrapreso lo sterramento di
quesl' insigne ipogeo, senza intermettere i lavori nel
cemetero di Callisto e in quello di Priscilla. E quale
è stata la nostra sorpresa, allorché tolto il cumulo
dello terre e delle rovine abbiamo veduto dinanzi alla
porta del sotterraneo un edificio di stile architettonico
semplicissimo e classico, rivestilo di bella cortina la-
terizia, quale convicnsi al primo secolo dell'impero,
(1) Michele de Rossi, Dell'ampiezza delle rom. catacombe pag. 13. Vedi
anche Roma sott. T. 187, 266 e in fine del tomo p. 60.
polcro di Petronilla , e le poco lontane basiliche del
medesimo Damaso papa e de' martiri Marco e Marcel-
liano. Che ivi poi fosse veramente un praedium Fla-
viae Domitillae l'ha dimostrato un cippo venuto in
luce dalla superficie del suolo ; monumento insi-
gnissimo, che imprime un suggello indelebile di au-
tenticità al complesso delle notizie nel mio discorso
commendate. Quel cippo determina un'area sepolcrale
di trentacinque piedi nella fronte , quaranta in lun-
ghezza, concessa EX 1NDVLGENT1A FLAVIAE DO-
MITILLAE a Sergio Cornelio Giuliano e a due altre
persone (1). Ciò basta al mio assunto; ma pure v'è
molto di più. Mentre assai rare sono le epigrafi ricor-
danti personaggi della famiglia imperiale, i quali do-
nano luoghi di sepoltura o fanno sepolcri ai loro clienti
ed amici, della sola Flavia Domitilla ne abbiamo tre
e tutte in qualche rapporto con i monumenti cristiani
della sua gente, o col sito del cernetelo di Domitilla.
Oltre il cippo ora lodato, un'altra lapide ricorda un
sepolcro fatto FLAV1AE DOMITILte mi VESPASIANI
NEPTIS . . . BENEFICIO (2); e nel 1772 era in po-
tere di un colai Rellolli, il quale appunto raccolse
iscrizioni da una sua vigna confinante con Tor Ma-
rancia e s. Sebastiano (3), cioè confinante col prae-
dium, ove è il «mieterò predetto. L'iscrizione poi ri-
ferita sopra , che Flavia Domitilla Vespasiani neptis
pose alla sua liberta Glicera, fu nel medio evo adoperata
a lastricare il pavimento della basilica di s. Clemente.
Possibile che per mero caso quella memoria si trovi
appunto nella chiesa, ove sui principii dello scorso
secolo furono inaspettatamente rinvenute lo ceneri di
Flavio Clemente fi), il martire conjuge di quella mede-
sima Flavia Domitilla? L'armonia di tanti fatti sì
disparati, che si concentrano tutti nelle memorie di
Flavia Domitilla Vespasiani neptis non può essere ef-
fetto d'una strana combinazione di casi fortuiti. La
basilica di s. Clemente posta nel cuore della citlà
non potè avere sepolcri dell' età di Domiziano ; nè
reliquie di martiri furono dai prossimi cemeteri a
Roma portate innanzi al secolo ottavo (5). Io sono
persuaso, che quando nel medio evo furono trasfe-
rite le reliquie di Flavio Clemente dalla sua tomba pri-
mitiva alla basilica del suo omonimo e„ secondo l'opi-
nione di quei tempi, nepote Clemente pontefice, venne
insieme a quelle reliquie il marmo di Flavia Domitilla
e fu adoperato nella fabbrica ; come in tante altre
(t) Roma sott. T. 1 p. 267: cf. Orelli-Henzen n. 5422.
(2) V. Orelli-Henzen n. 5423. 1 supplimenti di questa iscrizione pro-
posti dal Momnisen non mi soddisfano interamente, perciò non ne ho fatto
uso nella revisione dell'albero genealogico dei Flavii. Ilo scritto divi VE-
SPASIANI perchè nell'iscrizione medesima Vespasiano poco sopra è chia-
mato divus. Con questa lapida e con quella sopra riferita si ponga a con-
fronto il seguente inedito frammento, che traggo da un codice di Parigi
e supplisco: Flavia Domitilla filia Flaviae Domitillae DIVI VESPASIANI
NEPTIS PATRI (Sinnond. cod. Paris. (Suppl. lai. 1417, 34).
(3) Novelle lett. di Firenze an. 1772 p. 668.
(4) V. De Vilry, I. c.
(5) V. Roma sott. T. I p. 220 e segg.
chiese di Roma fu similmente e barbaramente fatto ,
senza nè anco aver cura migliore dei preziosi e sacri
carmi damasiani. Non sappiamo dove Flavio Clemente
console sia stato primitivamente sepolto; ma è natu-
rale cercarne il monumento prima che altrove nella
cristiana necropoli di Flavia Domitilla e nel praedium,
ove parecchi sepolcri furono falli dalla moglie di lui.
E l'iscrizione del monumento fatto da costei a Gli-
cera liberta, confrontata con le due simili lapidi tro-
vate presso TorMarancia e nominanti Flavia Domitilla ,
e colle reliquie di Flavio Clemente trasferite a mio
parere insieme a quell' iscrizione alla basilica di
s. Clemente, dimostrano probabilissimo che il sito di
tutti cotesti sepolcri, sia pagani, sia cristiani , fu il
praedium Flaviae Domitillae , sulla via Ardealina.
Chi sa, che il monumento nobilissimo, la cui scoperta
ora m'accingo ad annunziare non sia quello appunto
di Clemente console e martire ? Ma poste da banda
le congetture, darò un primo cenno sui Irovamenti
fatti teste, e che non sono ancora in ogni parte com-
piuti : in un secondo articolo ne ragionerò più po-
satamente.
Nella sotterranea necropoli, cui ho provato com-
petere il nome di Domitilla, conoscevamo alcune nobili
cripte, le quali per lo stile artistico e simbolico delle
pitture, onde sono adorne, per l'antichità delle iscri-
zioni affisse ai loculi rimasti intatti nelle vie contigue
a quelle cripte, e per altri non pochi nè lievi indizi
sembrano da assegnare all'età delle origini della Roma
sotterranea cristiana. Di questo numero era un ma-
gnifico ipogeo; del quale il mio fratello Michele pel
primo sospeltò l'esistenza e annunziò la scoperta (1).
Ne era stalo veduto soltanto il sommo della porta
esteriore adorno di bella cornice in terra cotta: ed
aperto ivi tra le rovine un angusto pertugio, potemmo
scorgere una magnifica scala ed un grandioso ambu-
lacro con nicchioni per sarcofagi, tutto nelle pareti
e nella volta rivestito di ottimo stucco con pitture a
fresco, le più simili all'arte classica fino ad ora viste
nei sepolcreti cristiani. Per isventura il sotterraneo
era stato accessibile durante il corso di moltissimi
anni, cominciando dal 1714; come i nomi scritti
sulle pareli pur troppo c'insegnano. Fu allora spo-
gliato d'ogni ornamento, ed in gran parte delle stesse
pitture; le cui scene principali non so chi a colpi di
piccone fece staccare.
Ora la commissione di sacra archeologia coadju-
vata anche da una generosa offerta del eh. signor
conte de Richemont ha intrapreso lo sterramento di
quesl' insigne ipogeo, senza intermettere i lavori nel
cemetero di Callisto e in quello di Priscilla. E quale
è stata la nostra sorpresa, allorché tolto il cumulo
dello terre e delle rovine abbiamo veduto dinanzi alla
porta del sotterraneo un edificio di stile architettonico
semplicissimo e classico, rivestilo di bella cortina la-
terizia, quale convicnsi al primo secolo dell'impero,
(1) Michele de Rossi, Dell'ampiezza delle rom. catacombe pag. 13. Vedi
anche Roma sott. T. 187, 266 e in fine del tomo p. 60.