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Bullettino di archeologia cristiana — 3.1865

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Nr. 7 (Luglio 1865)
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Degli ipogei cristiani scoperti nella villa Patrizi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17352#0060

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— 52 —

spero che mi condurrà a scoprire in quale rapporto è
questa data con le origini dell' ipogeo, e quanto que-
ste distano dall'età Dioclezianea. Intanto la difficoltà
dell'argomento, e la circospezione, eh' io soglio man-
tenere nell'affermare soltanto ciò che panni bene sta-
bilito ed accettabile da giudici savi e competenti mi
consigliano a nulla decidere in questo breve articolo
intorno alla maggiore o minore antichità delle prime
origini del sotterraneo sepolcreto. Rimettendo però que-
sta trattazione alla Roma sotterranea, non posso tacere
che slimerei irragionevole il porre in dubbio, se il cu-
bicolo principale a piè ed alla destra della grande
scala sia o no anteriore alla data del meschino locu-
letto scavato verso il fondo dell'ambulacro maggiore.
E questo basta per dare importanza e gravità non me-
diocre alle epigrafi raccolte in quel cubicolo, delle
quali ora imprendo a ragionare. Quivi ho osservato
i frammenti di tre epitaffi greci, che non dubito spet-
tare ai tre arcosolii della stanza. In fatti nei miuuti
frantumi d'uno di essi ho letto nell'ultima linea la sin-
golare forinola KATENANTI TOY I1ATPOG, indi-
cante o un figliuolo o una figliuola sepolta dirimpetto al
padre suo; e nella prima linea le lettere...KATIANI...,
che presto apprenderemo dover essere supplite KATIA-
NlXXa. Imperocché da altri frammenti quivi raccolti
abbiamo l'epitaffio dedicato ad una madre appellala
KATIANIAÀA (Catianilla). Adunque in questa stanza
sepolcrale furono deposti una matrona appellata Ga-
tianilla, un figliuolo o figliuola di lei, cui essa fè il
sepolcro dirimpetto a quello del padre; e perciò an-
che il marito di Gatianilla medesima, del cui nome
niun vestigio ho trovato. Il cognome di cotesta ma-
trona è di conio assai antico derivato dal gentilizio Ca-
irn: e dei Calii nobili e cristiani nel secolo III ho tro-
vato memorie nelle cripte di Lucina (1). Poco lungi dal
cubicolo di Catianilla nell'ambulacro maggiore ho letto
il nome d'una Calia graffito nella calce spalmata so-
pra un mattone così :

VIKL

MARC

ATIE

VI Kalendas Martias Catiae.

I quali indizi bastano a mostrarci che una matrona
dell'illustre parentela de'Calii ed il marito di lei, il
cui nome ci è ignoto, prepararono per sè e per i loro
figliuoli la sepolcrale stanza in questo cemetero; e che
altre persone loro congiunle o discendenti da loro fu-
rono portate a seppellire nei loculi prossimi al cubi-
colo gentilizio. Egli è sommamente probabile, che co-
storo siano i primi od almeno i principali autori del-
l'ipogeo; e chi sa che l'ignoto marito di Catianilla non
sia il Giusto nominato negli alti di s. iNicomede come
proprietario dell'orlo, ove il martire illustre ebbe se-
poltura.

Tra i frammenti con lettere greche raccolti in
questo cubicolo ve ne ha due minutissimi, che si con-

(1) V. Koiwa so». T. I p. 309, 310.

giungono ad una porzione di lastra marmorea, la quale
per ventura ci dà in due righe una serie continua di
scrittura, onde si può trarre alcun senso. Trascriverò
questa mutila epigrafe, non solo per dare un saggio
dello stile e dell' età dei prelodati epitaffi, ma anche
perchè è degna di studio e di breve commento.

.......(jOMHTPIKATIANIAAHI

.......AieprononoicoGYxo

Le parole della prima linea MHTPI KATIANIAAHI
(alla madre Catianilla) non abbisognano di dichiara-
zione; se non che fa d'uopo notare la I finale del nome
nel caso dativo. Imperocché nelle molte centinaia d'iscri-
zioni cristiane dei nostri cemeteri, che fino ad oggi ho
raccolto, non ricordo avere mai vista questa partico-
larità ortografica; la quale distingue la nostra epigrafe
da tutte lo altre della cristiana famiglia, e la ravvi-
cina all' ortografia delle epigrafi classiche con buono
indizio di sua molta antichità. Del rimanente la lingua
medesima costantemente greca in tre epitaffi, ove le
vestigia veggo di soli nomi romanissimi, è argomento
dell'età, in che l'uso di quella lingua fra i Cristiani
di Roma e ne' loro monumenti predominava; di tempo
cioè non posteriore al mezzo secolo terzo in circa.
L'&) che precede la voce px^pt è finale dell' epiteto
à[xé[i7izcp, tx-iixvq'crca e simili, ovvero d'una frase del
conio seguente : yivxvrxTq 3» Xpicrà; delle quali for-
inole non rari sono gli esempi nelle nostre iscrizioni
cemeteriali. Non così facile è la seconda linea. Le
prime parole in essa superstiti sono senza dubbio ... x«I
EPronoriOIQ; ma quale mai ne sarà il significato? A
me sembra evidente che lo scalpellino ha per errore
ripetuto la sillaba no; e che si dee emendareipyonoià,
come tante altre sillabe tuttodì scopriamo sbadatamente
raddoppiate nelle lapidi greche e latine (ì).'Epy oncia
è epiteto di elogio degnissimo d' una matrona cristiana.
Benché nei lessici classici quella voce non si legga, pure
è chiaro, che significa operosa, laboriosa; e che è l'an-
titesi d' àpycnciòs, inerte. Or appunto il cristianesimo
nobilitò il lavoro, insegnando al mondo pagano, che
lavorare non è vergogna, ma dovere; e vizio e pec-
cato è 1' ozio e V inerzia. Recenti scrittori hanno
toccato questo punto e mostratane la grande impor-
tanza; e mi contenterò di citare l'illustre sig. conte
de Champagny (2) ed il mio dotto collega Le Blant,
che in un articolo sul simbolo della vigna pubblicato
in quei giorni medesimi, in che io divulgavo il più
antico monumento artistico di quella cara parabola ,
ne dimostra 1' applicazione fattane dai padri al pre-
cetto del lavoro (3). A questa dottrina cristiana., che
mutò il concetto sociale del mondo pagano, corrisponde
il mutato linguaggio de' monumenti. Operarius era

(1) V. Marini, Arv. p. 3S9.

(2) Les Antonins T. Il p. 138 e segg.

(3) Revue arch. Juin 1805 p. 462. Egli promette trattare pienamente
di questo tèma nella prelazione alla «us raccolta delle ifcriiioni Cristian»
delle Gallie.
 
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