Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Bullettino di archeologia cristiana — 3.1865

DOI Heft:
Nr. 7 (Luglio 1865)
DOI Artikel:
Di alcuni scritti inediti del P. Giovenazzi e del P. di Costanzo sull' inno a Cristo ricordato da Plinio
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17352#0063

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
— 55 —

Cancellieri, e colle carte di quest'ultimo sieno forse
entrati nella Vaticana. Veramente quivi si conserva
l'elogio della vita e delle opere dell'erudito Cassinese^
che il Cancellieri teneva in pronto per le stampe, e
con altri manoscritti di lui fu comperato dai prefetti
della pontificia biblioteca: degli scritti medesimi del
di Costanzo la Vaticana possiede soltanto le lettere al
Marini, che io ho raccolto e fatto legare nel volu-
me 9046. Or tra queste ve ne ha una che non let-
tera, ma dissertazione epistolare merita d'essere chia-
mata; e sul cui tèma, tornatomi a memoria per le pa-
role del Tosti intorno al di Costanzo, stimo utile dare
un cenno ai miei lettori.

Il dotto Cassinese quivi esamina ed in qualche
parte corregge una dissertazione del celebre P. Vito
Giovenazzi gesuita, che sembra essere stata scrittura
di grandissimo pregio, come di somma gravità n'era
l'argomento. Tutti ricordano che Plinio nella famosa
lettera a Trajano testifica i Cristiani avere costumato
cantare alternativamente nei loro convegni antelucani
un inno a Cristo come a loro Dio: stato die ante
lucem convenire carmenque Christo quasi l)eo dicere
secum invicem (1). Preziosissima in vero sarebbe la sco-
perta dell' inno a Cristo dei fedeli contemporanei di
Plinio e dell'apostolica età; ed appunto questo carme
al P. Giovenazzi parve quello che il Muratori pubblicò
nel tomo IV delle anecdota latina sotto la rubrica Hi-
larii Hymnus. Comincia Hymnum dicat turba fratrum;
è verso il fine in esso si legge:

Galli cantus, Galli plausus
Proximum senlit diem
Et ante lucem nuntiemus
Christum regem sacculo.

Queste parole sì spontaneamente richiamano alla me-
moria quelle di Plinio, che non è a maravigliare del-
l'opinione tolta a sostenere dal Giovenazzi. La disser-
tazione di lui era, a giudizio del di Costanzo, « scritta
» con rara eleganza e da per tutto vi spicca (continua
» il Cassinese) la profonda dottrina anche teologica
» dell'autore, una estesa sacra erudizione, un acume,
» un criterio, una forza di raziocinio maravigliosa:
» voleva l'autore provare che l'inno di s. Ilario altro
» non sia nella sostanza, che l'antico carmen dei Cri-
» stiani di cui parla Plinio ; di guisa che dice il Gio-
» venazzi idipsum (carmen) latinis modis Hilarium sibi
» ad exprimendum proposuisse; ut praeter latinos, quos
» dixi, modos, quibus hymnus illigatus est, nib.il in opus
» praeterea de suo contulerit; rem, sentenlias, colorem-
» que, ut ita dicam, carminis, fXum denique ac linea-
ri menta caetera ex vetustiore ilio, in quod tamquam in
» exemplar, quod sequeretur, intuitus esset, ad unum
» omnia expresserit. » 11 di Costanzo però non sembra

persuaso della verità di questa sentenza; e giudica le ra-
gioni dell'autore « se non convincentissime, però inge-
» gnosis sime e piene di profonde indagini sull'economia
» degli Apostoli e degli scrittori ecclesiastici dei primi
» secoli allorché avveniva loro di ragionare dei misteri
» della Trinità ». Dopo queste premesse il di Co-
stanzo combatte contro il Giovenazzi sopra un punto
speciale spettante alle testimonianze dei martiri sulla
divinità di Gesù Cristo.

Lo scritto del dottissimo gesuita fu noto all' Are-
vaio, che nei commenti a Prudenzio T. II p. 987 ne
fè somme lodi. E il Cancellieri citando l'inno di s. Ila-
rio soggiunse: cujus quidem hymni admirandam vetu-
statem ac pretium sinqulare elegantissimo commentario,
qui utinam publico liìerariae reipublicae hono in lucem
prodeat, illustravi Vitus Maria Juvenatius ; cujus in-
genium, memoriam, doctrinam, graecis latinisque lite-
ris eruditionem vix, credo, pauci sunt qui assequantur,
nemo qui superel (I). L'argomento e 1' autore d' una sì
pregevole scrittura m'hanno sempre punto di vivo de-
siderio di ritrovarla; ma fino ad oggi ogni ricerca è
stata vana. La biografia del Giovenazzi stampala nelle
Memorie enciclopediche romane sulle belle arti ed an-
tichità compilate dal Guattani T. II p. 34 narra che
i manoscritti di quel dotto insieme alla dissertazione,
della quale ho riferite le lodi, furono consegnati al
P. D. Carlo Altieri Benedettino. Il P. di Costanzo in
una lettera al Marini scritta il 29 Novembre 180o
parla di libri postillati dal Giovenazzi mandati a Na-
poli dal P. Altieri. Giuseppe Castaldi, presidente del-
l' accademia Ercolanese di Napoli, tolse a soggetto
d'uno dei suoi opuscoli latini 1' elogio del nostro au-
tore; ma de'manoscritti di lui non seppe qual sorte
fosse loro toccata ; e chiuse il discorso con questi
versi di Raffaele Pastore:

Et saltem o nobis illa aurea nunc superessent

Scripta tua! al vafri surpuit illa manus
Nescio quae; conatu omni studioque petenda

Et quovis pretio quae redimenda forent.
At caveas quicumque ea scripta recondis, honorem

Ne stulto ex illis pollicearc libi.
Namque ubivis alio emergant sub nomine, plenis

Clamabunt buccis, nos tua Vite sumus.

Io non posso darmi pace che la preziosa dissertazione
del Giovenazzi sia perduta. E poiché chiunque l'abbia
o per negligenza o per malizia nascosta non dee averla
distrutta, richiamo sopra essa l'attenzione dei dotti e
dei possessori di carte erudite, perchè venendola ta-
luno a ritrovare non ne faccia poco conto, nè la con-
danni a rimaner nelle tenebre.

(1) Epist. X, 97

(1) De secr. Basii. Yat- p. 1373.
 
Annotationen