DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
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tuia è tutto guasto dalle macerie della basilica, che .ne hanno
sfondata la volta. Per quella rovina era precipitata entro il
cubicolo ed infranta una grande arca marmorea adorna nei due
lati tondeggianti di leoni che divorano cerve ; nella fronte di
baccellature spirali, nel piccolo vuoto centrale lasciato dalle
spire d' una figuretta di donna orante ; scultura della seconda
metà in circa del secolo terzo. Moltissimi altri frammenti di
arche sepolcrali e di sculture diverse sono venuti in luce da
queste rovine ; fra i quali ricorderò specialmente due terze parti
della fronte d'un sarcofago coperta di bassirilievi ritraenti scene
pastorali del secolo terzo volgente al quarto.
La scenografia delineata nella tav. Ili rappresenta lo stato
dei monumento sgombro dalle terre e dalle macerie, che lo
avevano sepolto. Le mura sono di cattiva costruzione laterizia
mista con tufi e ne resta in piedi l'altezza di circa sette metri :
ninna traccia di rivestimento marmoreo; il sig. Lefort a buon
dritto crede che sieno state coperte d'intonaco forse dipinto.
Anche l'abside dee essere stata intonacata e dipinta; imperoc-
ché di musaico non ho notato vestigia, eccetto qualche fram-
mento rinvenuto però lungi dal presbiterio. Il tetto dell'edifi-
cio doveva emergere alquanto sopra la superficie del suolo.
Finalmente avvertirò, che il mio fratello nel suo Bullettino
del Vulcanismo italiano (fase. d'Aprile e Maggio 1874 p. 62-65)
con ragioni evidenti ha dimostrato, l'edificio essere crollato
tutto d'un colpo per terremoto; e forse per quello dell'anno 897,
che ingenti danni fece nel Laterano, situato in linea e condi-
zioni geologico-vulcaniche identiche a quelle della nostra ba-
silica. Soggiungo al mio articolo un estratto del ragionamento
di lui.
Ho descritto in modo quasi direi materiale, come da prin-
cipio ho promesso, la pianta ed i ruderi del monumento. Per-
ciò delle iscrizioni quivi trovate dopo la stampa del precedente
fascicolo e di quanto concerne questioni storiche e critiche non
ho fatto motto. Solo accennerò, che del damasiano elogio dei
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tuia è tutto guasto dalle macerie della basilica, che .ne hanno
sfondata la volta. Per quella rovina era precipitata entro il
cubicolo ed infranta una grande arca marmorea adorna nei due
lati tondeggianti di leoni che divorano cerve ; nella fronte di
baccellature spirali, nel piccolo vuoto centrale lasciato dalle
spire d' una figuretta di donna orante ; scultura della seconda
metà in circa del secolo terzo. Moltissimi altri frammenti di
arche sepolcrali e di sculture diverse sono venuti in luce da
queste rovine ; fra i quali ricorderò specialmente due terze parti
della fronte d'un sarcofago coperta di bassirilievi ritraenti scene
pastorali del secolo terzo volgente al quarto.
La scenografia delineata nella tav. Ili rappresenta lo stato
dei monumento sgombro dalle terre e dalle macerie, che lo
avevano sepolto. Le mura sono di cattiva costruzione laterizia
mista con tufi e ne resta in piedi l'altezza di circa sette metri :
ninna traccia di rivestimento marmoreo; il sig. Lefort a buon
dritto crede che sieno state coperte d'intonaco forse dipinto.
Anche l'abside dee essere stata intonacata e dipinta; imperoc-
ché di musaico non ho notato vestigia, eccetto qualche fram-
mento rinvenuto però lungi dal presbiterio. Il tetto dell'edifi-
cio doveva emergere alquanto sopra la superficie del suolo.
Finalmente avvertirò, che il mio fratello nel suo Bullettino
del Vulcanismo italiano (fase. d'Aprile e Maggio 1874 p. 62-65)
con ragioni evidenti ha dimostrato, l'edificio essere crollato
tutto d'un colpo per terremoto; e forse per quello dell'anno 897,
che ingenti danni fece nel Laterano, situato in linea e condi-
zioni geologico-vulcaniche identiche a quelle della nostra ba-
silica. Soggiungo al mio articolo un estratto del ragionamento
di lui.
Ho descritto in modo quasi direi materiale, come da prin-
cipio ho promesso, la pianta ed i ruderi del monumento. Per-
ciò delle iscrizioni quivi trovate dopo la stampa del precedente
fascicolo e di quanto concerne questioni storiche e critiche non
ho fatto motto. Solo accennerò, che del damasiano elogio dei
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