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Bullettino di archeologia cristiana — 2.Ser. 5.1874

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Nr. 2
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Estratto da un articolo del cav. Michele Stefano de Rossi intitolato "L'antica basilica di s. Petronilla crollata per terremoto"
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https://doi.org/10.11588/diglit.18567#0075
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1)1 ARCHEOLOGIA CRISTIANA

75

« Ho avuto Li fortuna di sottomettere queste mie osservazioni all'illu-
stre Prof. Stopparli ed ai noti relatori del terremoto Veneto del 1873, i
dotti P. G. Pirona e P. T. Taramelli. Costoro videro lo scavo e concorde-
mente vi riconobbero le tracce del fenomeno poco prima riscontrate simil-
mente da loro stessi nelle tristi rovine del Bellunese.

« Siffatta conclusione già abbastanza manifesta dalla analizzata dispo-
si/ione delle rovine, viene anche confermata dalla qualità della orientazione
didle medesime e dalla analisi degli antichi ristauri.

« L'esperienza mi ha dimostrato, che le due direzioni dominanti nei
terremoti romani sono mai sempre le due normali fra loro di NO-SE e di
SO-NE. La parallela cioè e la normale della grande frattura vulcanica del-
l'Italia media e meridionale e che è insieme Tasse in Roma delle vallate
del Tevere e dell'Aimone. Coincide adunqne questa linea fisica dei terremoti
romani colia linea secondo la quale rovinò la basilica di S. Petronilla. Cresce
poi Targo me nlo dedotto da tale coincidenza, osservando che i ristauri an-
teriori alTultima rovina furono fatti negli anni 523-526, dopo cioè i grandi
terremoti del secolo quinto e degli inizii del sesto e precisamente per danni
avvenuti al tempio nella linea di SO-NE, cioè identici a quelli che di poi
cagionarono la completa distruzione. L'abside era stata in parte ricostruita
per una fenditura avvenuta nel mezzo, corrispondendo ai danni e ristauri che
veggonsi nell'ingresso, cui fu ristretta la luce col sostegno di due nuovi pilastri.

« I terremoti del secolo quinto danneggiarono ma non rovinarono
l'edifìcio, che fu ristampato intorno il 526. Era esso certamente in piedi
allorché fu regolarmente spogliato anche del suo lastrico ; cioè non prima
del secolo in circa nono, avendo continuato le visite e il culto del monu-
mento almeno sino al secolo ottavo. Dunque fra i terremoti posteriori a
quella data cercheremo quello che rovinò la sotterranea basilica testé di-
scoperta presso TArdeatina. Fra questi terremoti, se dovessi pur indicarne
uno che con qualche fondamento si possa congetturare esser stato la causa
di quella rovina , additerei T avvenuto alla fine del secolo nono all' anno
cioè 897. Questo terremoto danneggiò molto la città di Roma; ma il luogo
e l'edifìcio che sopra ogni altro patì, fu la basilica Lateranense. Fu dunque
in quel punto spiegata la massima forza del fenomeno. Considerando la re-
lazione topografica della basilica Lateranense verso la frattura vulcanica e
Tasse della Valle del Tevere e dell'Aimone, come sopra ho fatto per il tem-
pio di Petronilla, veggo che esso si trova sull'opposta sponda o labro della
frattura e valle in modo che tirando una linea fra il Laterano e Tor Ma-
rancia, questa linea incrocia ad angolo retto Tasse della valle. Corrisponde
cioè esattamente verso la frattura al medesimo punto , essendo perfino i
due edifici similmente orientati ossia paralleli fra loro. Se dunque il terre-
moto dell'897 mostrò la sua massima forza nella sponda destra a S. Gio-
vanni dovea necessariamente corrispondergli nella sponda sinistra la regione
di Tor Marancia ossia il luogo dove era la basilica di Petronilla. Non pre-
tendo che questa mia induzione valga più che una probabile congettura,
finché non appaia nel quadro degli studi sulla storia dei terremoti romani
e sulle condizioni fìsiche dei vari punti della metropoli. »
 
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