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BULLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.

NUOVA SERIE

N.° 6. Settembre 1852.

Due Iscrizioni fremane di Pennaluce. — Osservazioni sulle monete di Napoli colla protome del Sebeto.

Giunta alle osservazioni sul vaso di Orilia.

Due Iscrizioni fremane di Pennaluce.

Il museo del Vasto formatosi con rara generosità
di libere e gratuite cessioni dei proprietarii per lode-
volissimo consiglio del sig. D. Luigi Marchesani, au-
tore ben noto di un'accuratissima storia di quella Cit-
tà , ha di recente avuto in dono due rare tavolette di
bronzo dalle terre di Pennaluce. Sono scritte ambe-
due in carattere sannitico, ma di forma non eomunis-
sima, e di dettalo importante assai, contenendo quasi
ogni parola una novità. Ecco la lettura, e la interpre-
tazione della prima (Tav. IH. n. 2).

18V»*ORTBV»*Ì8K3
TTBfl • 0V^lM3>l

Calavio Osidio (/ìgliuol di) Gavio
Vibio Ottavio (fìgliuol di) Ofdio
Censori anno aperto....

Primo pregio di questo bronzo è, che da esso ci
venga tutto intero l'alfabeto eccetto la W, lo che cer-
tamente in monumenti di sì picciola mole non potrà
spesso accadere. La paleografia qui è notevole per
la seconda forma dell' R assai rara , per la maniera
con che è cavato F 8 ed il 9, per la i non veduta fi-
nora , e per un secondo esempio dei due II legati a
traverso H. Il primo Censore chiamasi Caal. Hùsì-
diis. Altro nome osco che cominci colla sillaba Cai,
non può aver maggior dritto di Calavio, Caluvio, e
Calinio a compier questa voce. Scelgo Calavio come

AIWO I.

più solenne, ed osservo, che in ogni caso, egli è nuo-
vo l'uso che se ne fa qui di nome personale. Nella
linea seguente vedremo anche Ofdio , star per nome
proprio del padre di Vibio Ottavio. Laonde si diman-
derebbe giustamente, se i popoli italici di razza san-
nilica abbiano universalmente usato veri prenomi,
come i Romani; cioè nomi distintivi delle persone tra
di loro di forma, e di uso particolare; o non piutto-
sto abbiano la più parte portali due nomi, togliendo-
ne uno dal padre, e l'altro a scella. Gli esempii dei
creduti prenomi sono ora multiplicati in guisa , che
la vincono quasi al confronto dei nomi, lo che parmi
segno manifesto da riconoscere l'errore. Confrontisi
per esempio Pupdiis Stenis ( Mom. die Unler. Dial.
p. 189), e Stenis Calinis (id. p. 193) Z. Hùrtiis
Cm (id. 174) e Cm Babbiis (id. 177), Pc. De. Pe
(id p. 171.), e De Staliis (id 173), Dee, Tre (id.
185), Ni. Pupd ( 184), e Tanas Niumeriis ( 173),
Ovius Calavius (Liv. IX. 26) e SjlDV • 4 in Pompei
di mia lettura (il Mom. Taf. XI. 29 e legge 3V»A)
Percen Gaaviis (Mom. XV) e Gaaviis Husidiis qui
medesimo. Quali di questi debbano riputarsi preno-
mi di lor natura, io non so dirlo. Per lo contrario
nella Italia primitiva non mancano esempii di questo
costume, e con due nomi si appellano Metius Fufe-
tius Albano, ed Octavius Mamilius di Tuscolo, Mo-
dius Fabidius Sabino di Curi, Tullius Hostilius diMe
dullia , Allius Tullius Re Volsco, Mamurius Veturius
nei carmi Saliari, Gellius Egnalius,e Gellius Slatius
Sanniti, Pontius Cominius, ed Accius Navius Roma-
ni, Laevius Cispius di Anagni, Vaccius Vilruvius Ge-
nerale di Fondi, e di Priverno, Vetlius Messius Vol-

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