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BIMETT1N0 ARCHEOLOGICO WPOLITWO.

NUOVA SERIE

N.° 13. Gennaio 1853.

Della leggenda ITAT.POKAOT TA<I>03 su di un vaso dipinto di Canosa.—// Ludus Gladi atomus , ov-
vero Convitto dei Gladiatori in Pompei.—Dell' arma gladiatoria delta Galerus.

Della leggenda IIATPOKAOT TA*0^ su di un
vaso dipinto di Canosa.

Darò il mio parere intorno al senso della leggenda
IIATPOKAOT TA<t>0£ dipinta sul taglio di un gran
plinto , che fa da base alla pira , ove dovrà abbru-
ciarsi il corpo di Patroclo. Sia a sinistra Agamennone
preparato a versare dalla tazza il rv\x\box,M X5',0"'!**»
come con tragico fraseggio chiama Eschilo quella li-
bazione che solea farsi versando or vino , or olio sul
corpo del defunto(Aeschyl./se«ca Tebe\. 1006.Her-
mann), e a destra Achille che scanna i prigionieri Tro-
iani, Tpcóm \xiyuhv\xwy vtéotiS,y&kóvS %akxtp^09p&tiv
(Hom. II. ¥. v. 175, 176). Se dehbon valereleno-
tizie che si hanno intorno ai funerali dei Greci a Troia,
e che ci vengono da Omero , dal quale come da fonte
perenne si fecondarono di poi le menti dei poeti e
degli artisti, questa è una rappresentanza , che ante-
cede la combustione del cadavero di Patroclo. Ecco
le parole del Poeta :

AwÙixy. £i Tpwwv \xiyx§v\xu/v vd'xi IcrSXoi/S
XoXxm" &7)i'o«;v, xxxcx h\ Ppsff) fxrfisro Ipyat*
'Ev o\ trvpòs ftsjjòs y]xi càip-oy, Óipp* \i\x<jiro.
(II. W. v. 175 seg. d.Odyss. O. v. 65 seq. Q. Smirn.
Parai. Ili, v. 175, Virgil. Aen. XI cet). Difatli la
pira non è accesa , sulla quale se non vedesi elevato
il cadavere può per altro supporsi nel mezzo del tÌi-
Xps gc/Xwov, secondo la poetica frase di Pindaro ( Pilli,
3 , 38 , Bergk), e sopra il suo letto funebre, Xs'^os
(II. W v. 171), essendo figurata la pira dal suo mi-
nor lato. Ciò posto io ragiono così : Quando è evi-
dente che F artista ci ha rappresentato il funus, egli
ANNO f.

è ancor certo che la leggenda non può avere altro
senso diverso da questo : adunque il TA3>0£ dovrà
spiegarsi funus, non sepulcrum. Che poi la voce
TA<I>0^ abbia questo significato, si rileva da più
luoghi di antichi scrittori, e da Omero medesimo, il
quale , ciò che è molto considerevole , nel caso pre-
sente, in questo significato appunto secondo gli anti-
chi prende il raios, scrivendo (II. v. 619)

Tri y'vv, xxl voi rovro, yipay, xsifxrikioy scrvu ,

H<xrp6x\oio roùQou fxvr/jt' t\x\xiyw oh yàp et' xvròv

"O-i^n \y 'Apyuoifff
e nell* ultimo verso della Iliade ( //. Q, v. 804 )

ólyi «|x$/«rov Ta^ov "Exropos ÌTf7rr2rx\xoio.

E stato già notato dai dotti il proprio senso del
verbo 0ocWsjv, onde derivò che fosse adoperato a si-
gnificare le due maniere di sepellire, obruere humo ,
ed igni cremare, GoCvreiy x^ov'' (Eurip. Suppl. 17),
0aWi;v irvpl. ( Plut. in Rom. Filostr. Sen. Imag. II,
30, Aelian. N. A. X, 22 cet). Di questo secondo si-
gnificato del verbo ©otVrsiy ha fra gli altri disputalo
l'Hemsterhuis nelle note a Senofonte Efesio (p. 202
seg.), ed il Iacobs nell'Antologia Palatina (p. 445
cf. Filostrato Seniore Imag. p. 100 , 25 , e p. 556,
Welcker). In conseguenza di che il Creuzer ha os-
servato, che « cum tam late pateret vocabuli vis, o-
mnem ritum infuneribustractandis, omnemquemor-
tuorum curam indicans , factum est, ut corpora di-
cerenlur ©oWecOsu , sepelìri, in quibus sola crema-
tio locum habuerat, needum insecula fuerathumatio,
aut in hypogaeum aliumve locum condendis reliquiis
destinatum relatio » (ad Herod. V, 8 Baehr).

Così Erodoto muref-y $s S(t7rrov<ji x%r<x.x<xvci%yrt;,

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