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1 Sagpta ed il Diribitorium
rimangono invece due altri pilastri incastrati sotto le fondamenta
della facciata verso il Corso (1). Tutti però sono talmente alterati
e coperti da costruzioni laterizie del basso impero e dell'epoca
cristiana, che non sarebbe possibile di prenderne misure esatte
fino al centimetro.
c) sotto il palazzo Doria. Questi avanzi menzionati già dal
Bellori p. 46, disegnati dal Piranesi Campo Marzio tav. XXV,
Antichità di Roma IV tav. 47, sono descritti in modo assai det-
tagliato dallo Urlichs (Beschreibung Roms III, p. 106). Io li
ho potuti esaminare, aiutato (come anche per il gruppo prece-
dente) dal signor architetto Rauscher. I pilastri esistenti nelle
cantine, in questi ultimi anni, per l'impianto dei caloriferi e per
altre costruzioni moderne sono tanto alterati che poco se ne ri-
conosce. Però in un pianterreno fra il vicolo Doria ed il cortile
grande del palazzo, si vedono al posto quattro pilastri con i
loro capitelli (sono quelli segnati in nero sulla nostra 'pianta).
Riscontrandone le misure, il Lanciarli, lo Jordan, ( Bursian
Jahresbericht 1878, pag. 406 ) e noi le abbiamo trovate,
(!) A semplice titolo di curiosità trascrivo la memoria 43 del Bar-
tuli (p. 232 Fea): ' nel cavarsi li fondamenti per la nuova facciata di
S. Maria in via Lata ... fu scoperta un'urna sepolcrale di travertino con
le ossa di Marcia Otacilia Severa moglie dell'Imperato! Filippo, condita
in preziosissimo opobalsamo ; ma per trascuraggine o sciocchezza di chi
dovea, fu messa in pezzi e gettata ne' calcinacci, tra le quali ne furono
estratti alcuni pochi pezzetti per memoria dal sig. Fabrizio Chiari '. Si
tratta del semplice titolo sepolcrale CI. L. VI 23625: otaciliae • t ■ f •
octavianae matri I q_q_ cati felix et lesbianvs, ritrovata, secondo
il codice Chigiano J. VI. 205 f. 144. 45 fpubhl. presso Fea, mise. I,
109) nelle fondamenta della chiesa il giorno 6 dicembre del 1658: l'ano-
nimo Chigiano dà una spiegazione non meno fantastica, volendo combi-
nare il nome di due Cati con il noto Cati fons, ex quo Petronio, amnis
in Tiberini defluit, dictus quod in agro cuiusdam fuerit Cati (Festus
epit. p. 45). L'urna, ritrovata insieme con un'epitafio cristiano dell'853
d. C, sarà stata adoperata come materiale da costruzione nell'antica basi-
lica di S. Maria in Via Lata.
1 Sagpta ed il Diribitorium
rimangono invece due altri pilastri incastrati sotto le fondamenta
della facciata verso il Corso (1). Tutti però sono talmente alterati
e coperti da costruzioni laterizie del basso impero e dell'epoca
cristiana, che non sarebbe possibile di prenderne misure esatte
fino al centimetro.
c) sotto il palazzo Doria. Questi avanzi menzionati già dal
Bellori p. 46, disegnati dal Piranesi Campo Marzio tav. XXV,
Antichità di Roma IV tav. 47, sono descritti in modo assai det-
tagliato dallo Urlichs (Beschreibung Roms III, p. 106). Io li
ho potuti esaminare, aiutato (come anche per il gruppo prece-
dente) dal signor architetto Rauscher. I pilastri esistenti nelle
cantine, in questi ultimi anni, per l'impianto dei caloriferi e per
altre costruzioni moderne sono tanto alterati che poco se ne ri-
conosce. Però in un pianterreno fra il vicolo Doria ed il cortile
grande del palazzo, si vedono al posto quattro pilastri con i
loro capitelli (sono quelli segnati in nero sulla nostra 'pianta).
Riscontrandone le misure, il Lanciarli, lo Jordan, ( Bursian
Jahresbericht 1878, pag. 406 ) e noi le abbiamo trovate,
(!) A semplice titolo di curiosità trascrivo la memoria 43 del Bar-
tuli (p. 232 Fea): ' nel cavarsi li fondamenti per la nuova facciata di
S. Maria in via Lata ... fu scoperta un'urna sepolcrale di travertino con
le ossa di Marcia Otacilia Severa moglie dell'Imperato! Filippo, condita
in preziosissimo opobalsamo ; ma per trascuraggine o sciocchezza di chi
dovea, fu messa in pezzi e gettata ne' calcinacci, tra le quali ne furono
estratti alcuni pochi pezzetti per memoria dal sig. Fabrizio Chiari '. Si
tratta del semplice titolo sepolcrale CI. L. VI 23625: otaciliae • t ■ f •
octavianae matri I q_q_ cati felix et lesbianvs, ritrovata, secondo
il codice Chigiano J. VI. 205 f. 144. 45 fpubhl. presso Fea, mise. I,
109) nelle fondamenta della chiesa il giorno 6 dicembre del 1658: l'ano-
nimo Chigiano dà una spiegazione non meno fantastica, volendo combi-
nare il nome di due Cati con il noto Cati fons, ex quo Petronio, amnis
in Tiberini defluit, dictus quod in agro cuiusdam fuerit Cati (Festus
epit. p. 45). L'urna, ritrovata insieme con un'epitafio cristiano dell'853
d. C, sarà stata adoperata come materiale da costruzione nell'antica basi-
lica di S. Maria in Via Lata.