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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 21.1893

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Marucchi, Orazio: Una statuetta reale del Museo Egizio Vaticano
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https://doi.org/10.11588/diglit.13635#0166

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{allora) io esisto, io ho l'uso della parola della divina regione
inferiore.

L'acclamazione è rivolta, come si vede, ai geni benefici dello
stesso defunto, il quale dopo averli invocati dice che egli vivrà
nella regione degli spiriti eletti se sarà capace di fare i lavori
del mistico campo: e perciò indirettamente chiede l'aiuto di quei
s?enì medesimi.

L'espressione « Sia illuminato il defunto » che si trova assai
spesso su queste figurine funerarie, contiene l'augurio che il de-
funto divenga uno spirito luminoso, cioè sia ammesso a partecipare
della luce divina, nella quale finalmente 1' anima beata doveva
essere tutta immersa ed assorbita secondo la dottrina religiosa
degli egiziani. La luce infatti era il simbolo più solenne della
divinità: e al concetto della luce raggiante del sole che doveva
avvolgere i defunti si ispirava la forma stessa delle piramidi e
degli altri monumenti sepolcrali egizi. E nelle pitture funebri e
nei quadri del libro dei morti l'apoteosi è rappresentata per mezzo
della irradiazione del sole sopra la mummia distesa sul letto.

Il nome però del defunto nella statuetta che pubblichiamo
merita specialmente la nostra attenzione.

Il nome si riconosce ordinariamente nelle iscrizioni gerogli-
fiche dalla presenza del determinativo di uomo o di donna:
determinativo che manca sulla nostra iscrizione. Ma non può
esservi dubbio che il nome sia indicato nel caso nostro dal
 
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