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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 40.1912

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Fornari, Francesco: Penteo e le Erinni in un rilievo antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.14882#0229
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226 Penteo e le erinni in un rilievo antico

una illustrazione assai più esatta dei versi vergiliani e. per con-
seguenza, della scena di Pacuvio.

Resta il particolare dei tirsi. A proposito del quale la spie-
gazione che si presenta più ovvia, se pure non del tutto sodis-
facente, è che l'artista, sia lo scultore del rilievo delle Terme,
sia l'autore di un modello da questi direttamente seguito, li in-
troducesse come per attestare che la scena si svolgeva in ambiente
bacchico, o, in altri termini, per indicare che il giovaue perse-
guitato era Penteo e non Oreste, come si sarebbe potuto facil-
mente confondere. Si potrebbe anche meglio congetturare che nella
tragedia di Pacuvio fosse rappresentato Penteo il quale, preso dal
furore, come vedeva doppio il sole, scambiasse anche le Menadi
assalitaci (l) per Erinni, e che l'artista, volendo riprodurre questo
momento, figurasse, per così dire, due Menadi-Erinni. Ma, pur-
troppo, dell'opera del tragico romano sappiamo assai poco, cioè
solo quello che si ricava da Servio (2), e però nulla possiamo
assicurare a questo proposito.

Che Pacuvio. poi. fosse il primo ad introdurre le Erinni
persecutrici nel mito di Penteo è tr.tt' altro che certo. In un
frammento di vaso dipinto, trovato poco lungi da Avellino e che
fu proprietà di Gr. Minervini (3), si vede Penteo, indicato da una
inscrizione, inseguito da una Menade e dominato da una figura
femminile, della quale rimane poco più della metà del corpo, e
che stringe nella sinistra un serpentello (fig. 2). Ma, poiché il com-
plesso della rappresentanza è perduto, non sappiamo se vi fossero
altre figure simili, o se la pretesa Erinni fosse sola, nel qual caso si

i1) Lo scambio poteva venir favorito dal fatto che i serpenti sono
pure fra gli attributi delle Menadi. Cfr. Baumeister, Denkm. II, p. 847.

(2) La favola di Pacuvio era fondamentalmente simile a quella di
Euripide; se ne scostava principalmente, a quanto pare, dove fingeva che
Penteo non incarcerasse Dioniso stesso, come nel poeta greco, ma Acate.
In questo particolare Pacuvio fu seguito da Ovidio, Met., Ili, 572 segg.
Cfr. Piibbeck, op. cit., pag. 280 seg., e Trag. rom. fragra.5, pag. 127 seg.

(3) Bull. Nap., IV, tav. II, nn. 2 e 3, e pag. 16 (Minervini) -
S. Reinach, Répert. d. vrrst-s I, pag. 470, n. 5.
 
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