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L'iscrizione di Rufio Pesto Avieno
sono noti da alcune iscrizioni (C. I. L. XI 2698, cfr. 2997),
quantunque non espresso intieramente nell’epigramma, ne risulta
però ugualmente completo. Al nome di Rufius infatti si allude,
quando il dedicante chiama se stesso Musoni suboles, della stirpe
cioè del filosofo stoico G. Musonius Rufus (*); l’ultimo nome è
contenuto nella frase prolesque Avieni. Egli, sebbene abbia la
sua residenza in Roma dopo che la sua carriera lo ha traspor-
tato in varie parti dell' Impero, ha sempre conservato fede alle
divinità della sua terra d’origine, ed è per la dea etnisca, anzi
volsiniense, Nortia, che egli scrive i versi sopra riportati, che
probabilmente servivano di dedica a una statua votiva. Di Don
facile intendimento è il v. 2, ove si fa menzione di un'acqua
Gaesia, che comunemente si ammette abbia tratto tale nome dal-
l’Avieno ricordato nel verso precedente : questi si sarebbe perciò
chiamato Caesius Aviemts. È però più probabile che tutto il
v. 2 dipenda dalla Nortia del v. 3 ; mi par cèrto, in ogni caso,
che si debba trattare di una fonte in relazione con il culto
della dea Nortia; in tal modo si ricava un senso molto più
soddisfacente. Nortia. la dea di Volsinii nel cui tempio si pian-
tava ogni anno un chiodo per indicare appunto l’anno trascorsò
(Cincius apud Liv. VII 3, 7), è una divinità del destino, e come
tale viene identificata alla Fortuna, a Sors, a Tyche (2). Essa ha
però anche un carattere salutare, che è risultato chiaramente
dagli scavi fatti nel santuario posto nella località detta Pozza-
rello presso Bolsena (3)
Ognuno vede come bene si accordi con una divinità medica
la menzione delle acque purificatrici, di cui così si spiega la
grande celebrità che dovevan godere. E si comprende anche
perchè il poeta abbia voluto ricordarle nel suo verso, che ecce-
(') Un accenno a dottrina stoica è nell’ultimo verso del primo epi-
gramma: cetera composita fatorum cuncta trahentur.
(!). Wissowa, Relig. und Kultus der R6mera, pag. 288.
(3) Gabrici, Monum. antichi, XVI, pag. 169 sgg.
L'iscrizione di Rufio Pesto Avieno
sono noti da alcune iscrizioni (C. I. L. XI 2698, cfr. 2997),
quantunque non espresso intieramente nell’epigramma, ne risulta
però ugualmente completo. Al nome di Rufius infatti si allude,
quando il dedicante chiama se stesso Musoni suboles, della stirpe
cioè del filosofo stoico G. Musonius Rufus (*); l’ultimo nome è
contenuto nella frase prolesque Avieni. Egli, sebbene abbia la
sua residenza in Roma dopo che la sua carriera lo ha traspor-
tato in varie parti dell' Impero, ha sempre conservato fede alle
divinità della sua terra d’origine, ed è per la dea etnisca, anzi
volsiniense, Nortia, che egli scrive i versi sopra riportati, che
probabilmente servivano di dedica a una statua votiva. Di Don
facile intendimento è il v. 2, ove si fa menzione di un'acqua
Gaesia, che comunemente si ammette abbia tratto tale nome dal-
l’Avieno ricordato nel verso precedente : questi si sarebbe perciò
chiamato Caesius Aviemts. È però più probabile che tutto il
v. 2 dipenda dalla Nortia del v. 3 ; mi par cèrto, in ogni caso,
che si debba trattare di una fonte in relazione con il culto
della dea Nortia; in tal modo si ricava un senso molto più
soddisfacente. Nortia. la dea di Volsinii nel cui tempio si pian-
tava ogni anno un chiodo per indicare appunto l’anno trascorsò
(Cincius apud Liv. VII 3, 7), è una divinità del destino, e come
tale viene identificata alla Fortuna, a Sors, a Tyche (2). Essa ha
però anche un carattere salutare, che è risultato chiaramente
dagli scavi fatti nel santuario posto nella località detta Pozza-
rello presso Bolsena (3)
Ognuno vede come bene si accordi con una divinità medica
la menzione delle acque purificatrici, di cui così si spiega la
grande celebrità che dovevan godere. E si comprende anche
perchè il poeta abbia voluto ricordarle nel suo verso, che ecce-
(') Un accenno a dottrina stoica è nell’ultimo verso del primo epi-
gramma: cetera composita fatorum cuncta trahentur.
(!). Wissowa, Relig. und Kultus der R6mera, pag. 288.
(3) Gabrici, Monum. antichi, XVI, pag. 169 sgg.