126
L'iscrizione di Rufio Festo Avieno
sempre avuto a cuore le Muse, e ha scritto carmina multa :
ed il traduttore di Arato ricorda con devoto entusiasmo le sue
nobili fatiche poetiche (v. 71 sq.):
0 mihi nota adyti iam numina Panaseli
o per multa operurn mea semper cura Camenae!
Si rileggano i primi quattro versi dell’Arato di Avieno:
Carminis incentor mihi Juppiter! auspice terras
linquo Jove et celsam reserat dux Juppiter aethram-,
imus in astra Jovis monitu, Jovis ornine caelum
et Jovis imperio mortalibus aethera pando,
e si confrontino con i versi che Placido ha composto per il
padre :
Ibis in optatas sedes: narri Juppiter aethram
pandit, Feste, tibi, candidus ut venias.
È chiaro che il figlio, nel suo epigramma, ha con intenzione imi-
tato il principio del poema paterno. Mi pare che ciò basti a
dimostrare essere cosa impossibile il sostenere la diversità dei
due personaggi.
Stabilito che il Pesto di Volsinii è tutt’uno con il tradut-
tore di Arato, rimane ancora da rispondere a un altro quesito.
Noi possediamo un Breviario di storia romana scritto per ordine
di un imperatore, che da alcuni indizii contenuti nel Breviario
stesso si ricava essere stato Valente, e a lui dedicato da
un Festo, che, mentre componeva questa operetta, ricopriva la
carica di magister memoriae. Si è voluto sostenere che l’autore
del Breviario e il poeta sieno una sola persona; e l'opinione del
Mommsen, da cui negli scritti già citati tale identificazione è
difesa, è passata ora anche nelle opere che dovrebbero indicare
gli ultimi sicuri risultati dell’indagine scientifica (l). E, come
alla produzione letteraria del Volsiniense è stata aggiunta l’ope-
retta storica, così anche nel suo cursus honorum è stato inserito
(■) Seeck, P. W. R.E, VI, 2257 sg.
L'iscrizione di Rufio Festo Avieno
sempre avuto a cuore le Muse, e ha scritto carmina multa :
ed il traduttore di Arato ricorda con devoto entusiasmo le sue
nobili fatiche poetiche (v. 71 sq.):
0 mihi nota adyti iam numina Panaseli
o per multa operurn mea semper cura Camenae!
Si rileggano i primi quattro versi dell’Arato di Avieno:
Carminis incentor mihi Juppiter! auspice terras
linquo Jove et celsam reserat dux Juppiter aethram-,
imus in astra Jovis monitu, Jovis ornine caelum
et Jovis imperio mortalibus aethera pando,
e si confrontino con i versi che Placido ha composto per il
padre :
Ibis in optatas sedes: narri Juppiter aethram
pandit, Feste, tibi, candidus ut venias.
È chiaro che il figlio, nel suo epigramma, ha con intenzione imi-
tato il principio del poema paterno. Mi pare che ciò basti a
dimostrare essere cosa impossibile il sostenere la diversità dei
due personaggi.
Stabilito che il Pesto di Volsinii è tutt’uno con il tradut-
tore di Arato, rimane ancora da rispondere a un altro quesito.
Noi possediamo un Breviario di storia romana scritto per ordine
di un imperatore, che da alcuni indizii contenuti nel Breviario
stesso si ricava essere stato Valente, e a lui dedicato da
un Festo, che, mentre componeva questa operetta, ricopriva la
carica di magister memoriae. Si è voluto sostenere che l’autore
del Breviario e il poeta sieno una sola persona; e l'opinione del
Mommsen, da cui negli scritti già citati tale identificazione è
difesa, è passata ora anche nelle opere che dovrebbero indicare
gli ultimi sicuri risultati dell’indagine scientifica (l). E, come
alla produzione letteraria del Volsiniense è stata aggiunta l’ope-
retta storica, così anche nel suo cursus honorum è stato inserito
(■) Seeck, P. W. R.E, VI, 2257 sg.