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Canina, Luigi
L' antica Etruria marittima: compressa nella dizione pontificia descritta ed illustrata con i monumenti (Text 2) — Rom, 1849

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https://doi.org/10.11588/diglit.3948#0101
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PARTE VI. VOLCENTANI i o 1

CAPITOLO III.

DESCRIZIONE DEI MONUMENTI.

A norma dell'ordinamento stabilito in tutte le esposizioni sulla parte dell'antica
Etruria, presa ad illustrare, si dichiara primieramente quanto in particolare e relativo
ai monumenti della città di Volci e sue adiacenze e singolarmente quei della sua
necropoli. Poscia si prende a considerare quanto sussiste a Cossa, che è l'altro luogo
delle pertinenze volcenti ove sussistono più ragguardevoli reliquie delle opere degli
antichi etruschi.

ACQUEDOTTO VOLCENTE. La più importante reliquia, che esista nelle adiacenze
dell'antica città di Volci, è certamente quella che ora volgarmente è denominata Ponte
dell'Abbadia, e che si dimostra nel suo stato di rovina colla veduta presa dal lato
occidentale ed esposta nella Tav. GV. Tale monumento è costituito da un grande arco
largo circa sessanta piedi, ed elevato sul fiume Fiora circa cento piedi, con due archi
minori di diverse dimensioni nei lati, e da piedritti con continuazione di muri sul
dirupato delle sponde, ai quali furono aggiunti degli speroni di rinforzo. La costru-
zione dei piedritti e dei muri è fatta colla pietra tufacea rossa e con quella detta
nenfro; quella calcarea, detta comunemente travertino, venne impiegata negli archi. Tutta
la sua costruzione è eseguita con semplicità, e soltanto vedesi scolpita una piccola figura
togata nella chiave dell'arco minore eretto verso la città di Volci. Difficilmente si può
rinvenire altro monumento antico che offra un aspetto così pittorico quanto l'enunciato.
Il diruto castello dell'Abbadia, da cui trae il nome il ponte stesso, serve a rendere an-
che più amena la sua veduta. E tale amenità è grandemente accresciuta dalle varie
cadute del fiume Fiora che scorre al di sotto tra alte rupi. Che abbia siffatto monu-
mento servito unicamente di acquedotto è dimostrato non solamente dalla sua ristret-
tezza, solo capace da contenere lo speco dell'acqua, ma ancora dalle molte stalattiti
prodotte dall'acqua stessa condotta, che si vedono pittorescamente discendere lateral-
mente alla sua parte superiore superstite. L'acqua condotta con tale mezzo era quella
che tuttora scaturisce nel piano orientale e che si scarica nel lato sinistro del fiume
Fiora poco al di sotto del medesimo monumento, come è indicato nella Tav. GIV.
Era poi portata entro la città nel modo che già fu dimostrato nella precedente espo-
sizione topografica. Tutto ciò è ad evidenza determinato senza alcuna diversità di opi-
nione. E con egual certezza può stabilirsi pure quale era la intera architettura del
medesimo monumento, come è rappresentata nella Tav. GVI con la veduta del Iato
orientale. Ma ciò che viene messo in dubbio è la determinazione dell'epoca in cui fu
costrutto ; poiché è opinione di diversi scrittori delle antichità etnische di crederlo
un'opera dei più vetusti tempi dell'Etruria. Ma a dichiararla opera fatta evidente-
mente nei primi anni dell'impero romano si prestano le seguenti valevoli ragioni.
Prima di tutto si oppone a crederla opera vetusta etrusca il conoscere per moltis-
simi autorevoli documenti che il metodo di costruire le opere inarcate con pietre

T. II. 26
 
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