uo ETBURIA MARITTIMA
miglia XVIII. E per giungere al luogo, in cui si conosce esistere Saturnia, doveva la
via stessa traversare l'agro appropriato agli statoniensi e di seguito quello dei suanensi.
Come potesse più probabilmente essere protratta l'ultima parte della medesima via si
è preso a dimostrare nel sesto paramento relativo ai volcentani, ai quali apparteneva
Cossa ove aveva termine la stessa via. Quindi ci limiteremo ad osservare che tra Tu-
scania e Materno la via stessa doveva incontrare Celere, ove sembra esservi stato al-
cun castello degli antichi etruschi; e così pure ad Ischia, a cui la via medesima si av-
vicinava prima di mettere in detta stazione. Nel tratto successivo, prima di giungere a
Suana, doveva essa passare per il luogo ora denominato Pitigliano, che eziandio si co-
nosce essere stato in modo ragguardevole abitato dagli etruschi, come è dimostrato
dai diversi vetusti sepolcri scoperti nelle sue adiacenze.
La estensione grande, che aveva la medesima regione, richiedeva necessariamente
che vi fossero altre vie secondarie per comunicare ai diversi luoghi poc'anzi annove-
rati. E particolarmente una di esse doveva esistere tra il castello Trossulo e Visenzio gi-
rando intorno alla parte meridionale del lago Volsiniense, e poscia continuando nella
parte settentrionale sino a raggiungere la via Cassia in vicinanza di Acquapendente.
Parimenti tutti quei luoghi ragguardevolissimi, ,che corrispondevano verso il Tevere
in vicinanza di Bomarzo, dovevano avere la comunicazione dalla via Cassia col mezzo
della protrazione della anzidetta via Ferentiniense. Ma di tutte queste vie secondarie,
benché di probabile sussistenza, pure non si hanno precise memorie per determinare in
qualche modo il loro andamento. Né poi con altre autorevoli notizie possono stabilirsi le di-
verse altre particolarità della medesima regione, che avevano cooperato a fare prospe-
rare nel modo, sì grandemente vantato dagli antichi, il popolo volsiniense e gli altri
che erano ad esso congiunti nel ben noto ordinamento sociale dei dodici principali po-
poli dell'Etruria. Però può con evidente condizione locale stabilirsi che uno dei più ef-
ficaci mezzi, che si offrivano a tale oggetto, doveva rinvenirsi nel fiume Marta, che ha
origine dal lago Volsiniense; poiché esso lungo il suo corso presenta diverse naturali
cadute di acqua, che opportunamente si possono prestare a fare agire grandi opificj,
come è tuttora dimostrato da quanto esiste nelle adiacenze di Canino, ed anche con
più palese corrispondenza dei tempi antichi nelle vicinanze di Corneto, ove esistono
grandi mole a grano apparentemente stabilite, se non dagli etruschi antichi, almeno nel
tempo del dominio romano. La fertilità del medesimo ampio territorio offriva mezzo a
rendere necessaria la indicata attivazione di opificj. Ogni altra particolarità, che si po-
trebbe annoverare sullo stato antico della stessa regione, sarebbe meno contestata da
autorevoli nozioni; e perciò si pone fine a questa esposizione topografica per passare a
considerare in modo parziale i pochi monumenti superstiti.
miglia XVIII. E per giungere al luogo, in cui si conosce esistere Saturnia, doveva la
via stessa traversare l'agro appropriato agli statoniensi e di seguito quello dei suanensi.
Come potesse più probabilmente essere protratta l'ultima parte della medesima via si
è preso a dimostrare nel sesto paramento relativo ai volcentani, ai quali apparteneva
Cossa ove aveva termine la stessa via. Quindi ci limiteremo ad osservare che tra Tu-
scania e Materno la via stessa doveva incontrare Celere, ove sembra esservi stato al-
cun castello degli antichi etruschi; e così pure ad Ischia, a cui la via medesima si av-
vicinava prima di mettere in detta stazione. Nel tratto successivo, prima di giungere a
Suana, doveva essa passare per il luogo ora denominato Pitigliano, che eziandio si co-
nosce essere stato in modo ragguardevole abitato dagli etruschi, come è dimostrato
dai diversi vetusti sepolcri scoperti nelle sue adiacenze.
La estensione grande, che aveva la medesima regione, richiedeva necessariamente
che vi fossero altre vie secondarie per comunicare ai diversi luoghi poc'anzi annove-
rati. E particolarmente una di esse doveva esistere tra il castello Trossulo e Visenzio gi-
rando intorno alla parte meridionale del lago Volsiniense, e poscia continuando nella
parte settentrionale sino a raggiungere la via Cassia in vicinanza di Acquapendente.
Parimenti tutti quei luoghi ragguardevolissimi, ,che corrispondevano verso il Tevere
in vicinanza di Bomarzo, dovevano avere la comunicazione dalla via Cassia col mezzo
della protrazione della anzidetta via Ferentiniense. Ma di tutte queste vie secondarie,
benché di probabile sussistenza, pure non si hanno precise memorie per determinare in
qualche modo il loro andamento. Né poi con altre autorevoli notizie possono stabilirsi le di-
verse altre particolarità della medesima regione, che avevano cooperato a fare prospe-
rare nel modo, sì grandemente vantato dagli antichi, il popolo volsiniense e gli altri
che erano ad esso congiunti nel ben noto ordinamento sociale dei dodici principali po-
poli dell'Etruria. Però può con evidente condizione locale stabilirsi che uno dei più ef-
ficaci mezzi, che si offrivano a tale oggetto, doveva rinvenirsi nel fiume Marta, che ha
origine dal lago Volsiniense; poiché esso lungo il suo corso presenta diverse naturali
cadute di acqua, che opportunamente si possono prestare a fare agire grandi opificj,
come è tuttora dimostrato da quanto esiste nelle adiacenze di Canino, ed anche con
più palese corrispondenza dei tempi antichi nelle vicinanze di Corneto, ove esistono
grandi mole a grano apparentemente stabilite, se non dagli etruschi antichi, almeno nel
tempo del dominio romano. La fertilità del medesimo ampio territorio offriva mezzo a
rendere necessaria la indicata attivazione di opificj. Ogni altra particolarità, che si po-
trebbe annoverare sullo stato antico della stessa regione, sarebbe meno contestata da
autorevoli nozioni; e perciò si pone fine a questa esposizione topografica per passare a
considerare in modo parziale i pochi monumenti superstiti.