Poi fi toglie il siglio con lemandtuìne*
Quplgià fi cure dal crudele efitio,
Che gli su apparecchiato y noia fenvola^
Così fbfsegli andato in precipiti »
Ne più di lui s vdisie mai parola»
VENERE.
RIMA che disegnare la imaginedi Ve-
nere voglio fare vno schizzo della natura
sua , perche sarà di non poco giotiamento
à conoscere la ragione di diuerse cose, che
m quella dii ò poi. Fu dunque Venere, se-
condo le fauole , la Dea della libidine,e
della lasciuia , come ch'ella mandartene!
cuore dei mortali i libidmosi desidenj ,
e gli appetiti Iasciui,e che à questi con l’aiuto suo si dette il deside-
rato compimento. Onde la fecero madre di Amore, perche non
pare , che si congiunga quasi mai huomo , e donna insieme,se que
ito non v’intrausene : & à cortei dettero parimente gli antichi, ol-
irà Himeneo, e Giunone , la cura delle nozze, percioche queste
si fanno , accìoche ne seguiti il carnale congiungimento , onde
ne habbia da seguìtare poi la genera tiene de i figliuoli . Fu la bel-
lezza anchora data in guardia à Venere , sì ch’ella potette darla,
e torre come pareua à lei. Ma secondo le cose della natura poi, le
quali sotto il nome di quella Dea ci sono in diuersi modi lignifica-
te , ella mostra quella virtù occulta , perlaquale gli animali tutti
sono tirati al desiderio di generare. Onde quelli , li quali voglio-
no , che l’anima humana di Cielo seenda ne 1 corpi ncstri , e pas-
sando di sfera in sfera tragga da cialcheduna di quelle affetti par-
ticolari , dicono che da Venere ella piglia l’appetito concupiscibi-
le,chp la mone alla libidine,& à i lasciui desidenj,e Fano ancora al-
G g 2 cuni
T)a detta
libidine.
Venere pe-
to : do i na-
turali.
Quplgià fi cure dal crudele efitio,
Che gli su apparecchiato y noia fenvola^
Così fbfsegli andato in precipiti »
Ne più di lui s vdisie mai parola»
VENERE.
RIMA che disegnare la imaginedi Ve-
nere voglio fare vno schizzo della natura
sua , perche sarà di non poco giotiamento
à conoscere la ragione di diuerse cose, che
m quella dii ò poi. Fu dunque Venere, se-
condo le fauole , la Dea della libidine,e
della lasciuia , come ch'ella mandartene!
cuore dei mortali i libidmosi desidenj ,
e gli appetiti Iasciui,e che à questi con l’aiuto suo si dette il deside-
rato compimento. Onde la fecero madre di Amore, perche non
pare , che si congiunga quasi mai huomo , e donna insieme,se que
ito non v’intrausene : & à cortei dettero parimente gli antichi, ol-
irà Himeneo, e Giunone , la cura delle nozze, percioche queste
si fanno , accìoche ne seguiti il carnale congiungimento , onde
ne habbia da seguìtare poi la genera tiene de i figliuoli . Fu la bel-
lezza anchora data in guardia à Venere , sì ch’ella potette darla,
e torre come pareua à lei. Ma secondo le cose della natura poi, le
quali sotto il nome di quella Dea ci sono in diuersi modi lignifica-
te , ella mostra quella virtù occulta , perlaquale gli animali tutti
sono tirati al desiderio di generare. Onde quelli , li quali voglio-
no , che l’anima humana di Cielo seenda ne 1 corpi ncstri , e pas-
sando di sfera in sfera tragga da cialcheduna di quelle affetti par-
ticolari , dicono che da Venere ella piglia l’appetito concupiscibi-
le,chp la mone alla libidine,& à i lasciui desidenj,e Fano ancora al-
G g 2 cuni
T)a detta
libidine.
Venere pe-
to : do i na-
turali.