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Volume I.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

Teorica

nel pubblico e santo tempio di Dio? Ed io vorrei
veder abolito l'uso dei tanti fanciulli o angeli che
voglian dirsi, soliti figurarsi pienamente nudi, e
vorrei invece veder introdotto il bel costume che
tutte le figure nel luogo sacro di panni siano ri-
coperte e decorosamente vestite.

Ma ritornando alle abitudini di una volta, che è
mio dovere di spiegare, io trovo che le imagini si
fecero nude, o per ragione isterica o per motivo
di alcun senso, che con quella nudità volevasi espri-
mere. Storica è la nudità di Adamo e di Eva quando
sono creati da Dio, e cosi vedonsi rappresentati
nel celebre sarcofago lateranense, memorato da me
più sopra e più e più volte altrove. Storica è altresì
la loro nudità nell'Eden, e cosi li vediamo figurati
nella prima pittura del codice greco della Genesi
di Vienna (tav. 112), quando Eva ha colto il pomo
e sta in atto di porgerlo al marito: la velatura che
vi si vede ora sulle parti che la onestà vuole occulte
è, a parer mio, di età recente. Dopo la caduta si
velano colle mani ovvero colle foglie, ed è questa
la maniera di figurarli, tenuta costantemente nei
cristiani monumenti. Dopo questa scena i due pro-
genitori vestono la tunica di pelle nella citata prima
pittura del codice di Vienna, e nel codice fiorentino
di Cosma indicopleuste, a pag. 11 ì versa, Adamo
è in tunica azzurra e pallio giallo, ha volume nella
destra, e il capo cinto di aureo nimbo, Eva è in
tunica azzurra e pallio rosso. Io non lodo che F in-
ventore abbia omessa ogni nota caratteristica, di
modo che non sarebbe stato possibile determinare
queste due imagini ove non vi si fosse letto il nome
soprascritto. È questo un difetto ; ma mi piace e
lodo assai che dovendo rappresentarli fuori dell'E-
den, loro abbia dato un abito proprio dei Patriarchi
e dei Profeti.

Il codice di Vienna ci rappresenta (tav. 11}) Noè
quando giace inebbriato nella sua casa, ma il finge
nudo a mezzo e non interamente, come poteva pur
fare, stando alle parole nudatus in tabernaculo suo,
(Gen. IX, 21); in ciò io lo credo degno di lode;e lo
sarebbe ancor più se avuto avesse più riguardo alla

onestà e al decoro schivando certo particolare che
si legge appresso (v. 22), e che ognuno avrebbe
facilmente inteso da sé, senza danno della storia e
molto più della decenza e del pudore. Ma egli è
questo uno di quegli avvenimenti che vai meglio
evitare, come a modo d'esempio il racconto della
Gen. XIX, 24-M e XXVI, 8 ; intendo dire Lot e le
figlie, Isacco e Rebecca, dei quali soggetti può dirsi
quello che Orazio suggerì agli scrittori di poemi :
schivassero quegli argomenti ai quali non poteva-
no sperare di dar buono e convenevole aspetto :
Et quae Desperas tractata nitescere posse relinque. Il
codice di Vienna che l'uno e l'altro soggetto rap-
presenta col maggior decoro che gli, è possibile,
nondimeno non vi riesce, sicché i riguardanti non
abbiano subito a torcere altrove il viso, cercando
un soggetto più degno della loro pietà e conside-
razione. « Tre cose principalmente, dice il Borghini
(Riposo, I, 91), si conviene al pittore osservare, che
sacre imagini dipinger vuole: la prima che egli
deve l'invenzione dalla sacra Scrittura derivante
semplicemente e puramente dipingere, come gli
Evangelisti o altri santi Dottori della Chiesa l'hanno
scritta : acciocché le persone idiote che nella pit-
tura apparar vogliono, ricevano fedelmente nel-
l'animo loro i santi misteri: la seconda che con
grandissima considerazione e giudizio aggiungano
l'invenzion loro : conciosiacosachè non ad ogni
istoria stia bene l'aggiungervi, anzi il più delle
volte mostri disgrazia e disconvenevolezza grande
non essendo ben posta : la terza, e che sempre
osservar devono nelle loro pitture, è l'onestà, la
riverenza e la divozione, acciocché i riguardanti
in cambio di compungersi a penitenza nel rimirar
quelle, piuttosto non si commuovano a lascivia. » E
a pag. 97 « Tra le parti che io dissi convenirsi al
pittore nel dipingere l'istorie sacre gli diedi l'one-
stà e la riverenza, ed ora di più vi dico che è
cosa molto più convenevole, per servar quelle,
piuttosto in simili casi alterare l'invenzione delle
sacre carte, che osservandola dar segno di poca
riverenza e poca divozione. »

ri

M

Fra le due invenzioni che rappresentano la fuga

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