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LIBRO SETTIMO

ANNALI DELL'ARTE CRISTIANA

SECOLO I, II, III.

DALLA NATIVITÀ DI GESÙ CRISTO AL 2 84

Anno j4g di Roma, cinque anni prima dell'era volgare y54.

D.

aremo principio a questi sei libri che con-
terranno, distribuiti con ordine, gli Annali della
iconografia cristiana raccolta dai monumenti e
dagli scrittori, con un fatto che ci è narrato' da
S. Niceforo (Antirrh. Ili, 4}) e lo troviamo ripetuto
da Giorgio Amartolo (Tischendorf, Anecd. sacra et
profana, p. 102; cf. Migne, Patrol. gr. t. II, p. 1 ?oo).
Dicono essi che dal re di Persia (regnava allora
sui Parti il re Fraate IV) fu data incombenza ad
un buon pittore di fargli un ritratto della Vergine
col Bambino, dei quali aveva udite cose maravi-
gliose da coloro che erano stati a Betlemme. Il
pittore avendolo fatto lo portò al principe : Kvtpwh

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ri^pévrog x.aì rv?g Tsxovariq eìzóva SictypcL^ag àg
aì/TÒv Yi-ycfyev. In ogni racconto favoloso v'è sempre
alcun fondamento di vero: nel caso presente ri-
legando noi questa tradizione tra le favole, non
possiamo ricusarci alla supposizione di una ima-
gine antichissima venerata in quella regione, la
quale si riferisse dai popoli agli stessi primi esordii
della vita di Cristo.

NelfHedjaz, vasta provincia occidentale dell'Ara-
bia, vantavasi una simile imagine, la quale, narra
il Burckhardt, che fu tolta da Maometto. (Vedi
Des Vergers, Hist. de l'Arabie, pagg. i)4, iM, ed.
Didot.). E probabile che questa ed altre pitture so-
miglianti siano colà pervenute da Gerusalemme,
che si gloriava di possederne della mano di S. Luca
e di averne mandate in Antiochia e a Roma.

(Anno ySo u. e; 28 aer. vnlg.)
LA BERENICE DI PANEADE.

La Berenice di Edessa, chiamata comunemente
Veronica perchè i latini scrivono anche Beronice
ma i Greci costantemente Qspev'mYi-, abitava in Pa-
neade borgo della Cesarea di Filippo. Essa è chia-
mata a prendere il suo nobile posto a capo di
coloro che hanno fatto uso di opere d'arte ap-
partenenti al culto per edificazione della Chiesa.
Mossa da riconoscenza perchè risanata da una
malattia che da dodici anni le consumava la vita
e le sostanze, volle perpetuare la memoria del
suo benefattore ponendogli una statua di bronzo,
appena fu da Cafarnao tornata a Paneade. Gesù,
a testimonianza di Eusebio cesariense che la vide

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