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Volume I.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

Teorica

quantunque sopra vi si leggano i nomi dei due con-
iugi Prisca e Mosè (ib. n. 7) già defunto. L'unico
fatto che prima dei tempi nostri siasi mai arrecato
da coloro i quali stimarono potersi essere rappre-
sentate le anime in figura di donne, sembra aver
qualche apparenza di vero; ma non è per questo
men facile dimostrarlo insussistente. Trattasi della
medaglia (Tav. 48o, 9) che rappresenta un Martire
posto sopra un letto di ferro per esservi abbruciato
a fuoco lento. Vedesi il letto e il fuoco accesovi sotto;
vedesi il carnefice che tiene pei piedi il Martire nudo
del tutto e disteso boccone sopra quel letto, e il
magistrato che siede di contro avendo da presso un
suo ministro, e sembra con la destra alzata parlare
alla persona che è fra i tormenti tuttavia viva;
dacché il preside le parla, ed ella ha il capo e il
petto sollevato, appoggiando le braccia a quel letto
di fuoco. Intanto nel fondo della scena appare una
figura orante e dall'alto coronata da mano celeste.
Questa figura al P. Lupi (Diss. pag. 197) sembrò
di donna, e ne indicò per prova il petto rilevato
e le braccia polpute. Indi male attribuendo a lei
l'epigrafe SVCESSA VIVAS che si legge intorno
al campo della medaglia, dichiarò che questa donna
fosse l'anima di una ignota Martire Successa ab-
brustolita al fuoco. Il Vettori invece avendo prima
messo in dubbio che quella figura fosse muliebre,
di poi si arrese, ma stimò che forse poteva essere
l'anima di S. Lorenzo, il cui martirio gli parve
espresso nella medaglia. La questione per noi non
può esser decisa con lo studio del monumento, che
o è perito o non si trova; ma possiamo esser certi

che se questa figura è muliebre, non è poi da dirsi
Successa: dacché la epigrafe non appartiene alla
donna orante, ma si a colei che possedeva questa
medaglia, a cui si fa quell' acclamazione come in
altra simile medaglia (Tav. 48o, 11) ad un tal Zo-
simo nella epigrafe, ZOSIME VIVAS. Vediamo adun-
que se è possibile che la figura orante sia l'anima
di S. Lorenzo, come vorrebbe il Vettori. E noi non
tarderemo a dir di no, per la semplice ragione che
il santo Martire vi è rappresentato ancor vivo: che
se l'arte voleva farlo coronare dal cielo, essa
avrebbe al solito rappresentata in alto la mano
celeste in atto di porgli sulla testa la corona, e
non sulla imagine che dicono dell' anima di lui,
la quale sarebbe uscita del corpo non si saprebbe
dire se per tal motivo. Abbandoniamo adunque al
Vettori una interpretazione sì contraria alle norme
seguite dall'arte cristiana, e non ci sarà difficile
neanche qui di trovare la spiegazione di questa
medaglia riconoscendo uniti insieme sopra di essa
due Santi, forse la Ciriaca nel cui cimitero fu de-
posto Lorenzo, e Lorenzo medesimo il cui martirio
penso siasi dalla pietà dei fedeli voluto espresso
come vedevasi a quei dì in lamina d'argento, dono
del magnifico Costantino, e come fu rappresentato
in un vetro del Museo Martini di Palermo, dato da
Francesco del Pozzo (Mem. della vita etc. di S. Lo-
renzo, Roma 1766) e ripetuto dall'Arevalo nella
nota )6) a Prudenzio. Ivi il Santo è steso boccone
sulla graticola appunto come si vede sulla meda-
glia, ed ha di sopra il nome LAVRGCIV che ne
determina il personaggio.

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