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n CaPraio Wìéi
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dcrne aspra
li darli unì
l cielo ck tomai
e di questi oto»
praio della mf
a aspre farai
immino, j«*
li ove bandii
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d
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, eutimie
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%ànìàta; quindi jBunìeo mostrava quella esser
ia real magione d* Ulisse, e stavano in forse per
decidere se l'uno o l'altro di loro entrar do -
vevano a mistiarsi coi proci, Argo il cane an-
tico fido ad Ulisse, che abbandonato giacea sul
letame, ( v. 297 ) sollevò la testa , mosse la
coda e gli orecchi nel rivedere, dopo sì lungo
tempo, il suo padrone, ma non potette per sover-
chia vecchiézza andarli incontro. Eumeo narro
ni mendico i pregi rari di quell'animale, e la
sua fedeltà pel padrone, mancato il quale, non
riebbero i servi la consueta cura, e il cane, do*
pò aver veduto il padrone, se ne morì. Il pa-
store fu il primo ad introdursi nella sala, ove
erano i proci, e Telemaco immantinente lo vi-
de e chiamoìlo d'un cenno, al quale annuì, po-
nendosi a mensa davanti a lui. Dopo entro
nella sala Ulisse qual vecchio mendicante ( v.
337), standosene intorno alla porta. Il figlio
che lo vide, mandorli pel pastore buona prov-
visione di pane e di carne, inculcandoli che si
facesse animo ad accostarsi ai proci mendican-
do altra provvisione da vivere. La medesima
insinuazione gli venne fatta da Pallade, accio
vedesse qual de proci fosse il più tristo, quan -
iunque a tutti fosse destinato un eguale ster-
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decidere se l'uno o l'altro di loro entrar do -
vevano a mistiarsi coi proci, Argo il cane an-
tico fido ad Ulisse, che abbandonato giacea sul
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coda e gli orecchi nel rivedere, dopo sì lungo
tempo, il suo padrone, ma non potette per sover-
chia vecchiézza andarli incontro. Eumeo narro
ni mendico i pregi rari di quell'animale, e la
sua fedeltà pel padrone, mancato il quale, non
riebbero i servi la consueta cura, e il cane, do*
pò aver veduto il padrone, se ne morì. Il pa-
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erano i proci, e Telemaco immantinente lo vi-
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nendosi a mensa davanti a lui. Dopo entro
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facesse animo ad accostarsi ai proci mendican-
do altra provvisione da vivere. La medesima
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