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Inghirami, Francesco [Hrsg.]
Galleria Omerica o raccolta di Monumenti antichi (Band 3) — [S.l.], 1836

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https://doi.org/10.11588/diglit.3666#0477
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caro amico, da cui T avea ricevuto, e serven-
dosene soltanto quando era nelV ìsola, ov egli
nacque. Preso V arco ( v. 5^ ) e la faretra
cólma di strali, scese la donna alla sala dei

'té

proci, e disse loro, ch'essendosi essi ridotti alla
casa d' Ulisse, consumando le di lui sostanze
col solo pretesto d'ambire le di lei nozze, era
giunto il dì eli ella non potea più ritener la sua
manose recava loro Varco d'Ulisse, perchè ci-
mentatisi al certame di tenderlo, e passar con
la freccia da quello scoccata dodici anelli,
sarebbe stato, senza ch'ella il ricusasse, il suo
sposo, quantunque con assai rammarico si ri-
solvesse a lasciare una casa così ricca e sì bella,
come quella di Ulisse , della quale sarebbesi
ricordata anche sognando ( v. 79 ). Ciò detto
mandò ai proci Varco e gli strali del consorte
per man d3 Eumeo, che piangendo unitamente
a Filezio depose il tutto nella sala . Antinoo
disapprovava le intempestive lor lacrime, qua-
siché, diceva egli, non fosse la regina abba-
stanza dolente per la mancanza d' Ulisse , e
loro impose fine alle lacrime-, ed assidersi a
bere, o uscir dalla sala , e lasciar V arco ai
proci. Tra costoro surse Telemaco ad affret-
tare il giuoco^ cui sì gran premio era destinato,

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