25 LIBRO
Tanto adunque plausibil fu quella asferzion
di Giustino, quanto 1’ altra sua , che co-
!,b- 32. loro, i quali, perseguitavano gli Argonau-
ti venissero a fermarli presìò Aquileia ,
che solaménte nel sesto secola di Roma
fu edificata . Non dee per altro tacerli,
come non mancarono in Italia anche nell’
età meno illuminate acuti ingegni, che il
vero, e ’l falso discerner sapelsero . Tri-
llano Calco per cagion d’esempio nel pri-
mo libro della sua Storia Milanese, e si ri-
se delle finte Origini di Catone, che pur’
allora eran date fuori, e dell’ attribuire
tante fondazioni a Brenno contra ciò che
si può imparar da Polibio. e da Tito Li-
vio; rese egli però le Città a suoi veri au-
tori , e tra quelle Brescia a’ Cenomani, a
gli Euganei Verona.
Non lascerem per ultimo di ricordare ,
come non pochi anche furono, cui Verona
parve nome Gallico. E' assai che a costo-
ro nome Gallico non paresse anche Ro-
ma, che poco se n' allontana . Ma Cor-
tona ebbe pure il nome dagli antichi To-
scani, Ancona l’ebbe da Greci, Cremo-
na l’ebbe da Romani: e acciochè di quell’
ultima non si dubiti, per asserirla anche il
Cluverio di nome Celtico, vegga!! elpres-
£ 3-M0. samente in Polibio, come quando iRoma-
ni collocarono contra i Galli le due Co-
lonie, l’una di esse nominaron Piacenza,
1’ altra Cremona , Più Città di tal desi-
nenza furon nelle Spagne. Non occorre in
ciò perder tempo; come nè pure in osser-
var gli sbagli nati dal venire il nome di
Verona variamente scritto negli Autori
OW?»’ Greci. Stefano, o il silo compendiatore ,
mgistrò Veruno Città, d' Italia ne’Narici. Se
intesedi Verona, equivocò nel sito, sedi
Viruno Città Nerica al Dravo, non potea
dirli Italiana. Anche una Verona in Fran-
cia vien’ introdotta per alcuni da una legge
di Valentiniano, al tempo della quale da-
’ R I M Oà 26 .
ta di Città d’Italia pare, che non com- Gotof.adL
peta ; ma sarà forsè qualche llroppiamen- ^</eVeser-
to di nome, come nell’ istesso Codice di
Remi* più d’una volta si è fatto Rome. Ga-
si la Verona nominata da Paolo Diacono
nell’ Apennino è seorrezione in luogo di
Vetona y cui la Tavola Peutingeriana mette
tra Perugia, e Todi: Vettonenfes Plinio,
Trapasseremo Vera Città della Media no-
minata da Strabene ; il Vescovo Verro-
nese in Africa, nominato tra Donatili! nel-
la Colla^ion Cartagintfe\ ed altre sì fatte os- Conc.Vm.
servazioni, che per verità non servono a
nulla; ed aggiungeremo sola mente ancora,
come motivo di sospettar Verona Gallica
avrebbe bensì potuto predare una lapida
votiva al Dio Bergimo, che Fabretti, e f^.
Torre dissero in Verona : poseiachè dal 6J!'-
nome pare , che tal Deità per venuta inv'
Italia co’ Celti si manifelli. Berg , o perg
in lingua Germanica, che anche da ciò si
può arguire non diversa dalla Celtica , a
Gallica, vuol dir monte ; onde Pergamo,
o Bergamo pel solito scambiamento di pro-
nunzia, così forsè fu detto per elser Città
montana : ma quella lapida ssette sempre ,
e ila pur’ ora nel Cartel di Brescia, dove
da noi dopo lunghe ricerche fu rinvenuta.
Tanto ornai balli per mettere in chiaro le
origini, e per fermar senza replica con le
autorità incontraflabili di Polibio, di Li-
vio , e di Plinio, che racchiude anche quel-
la di Catone, e di Nepote, e insieme col
sicuro compleslo delle cose, e riseontro de’
fatti, come Verona fu Etrusca, e Veneta,
e come i Cenomani a Verona non venner
mai, ma di là dal Chiesio si tennero., Ci sia-
mo alquanto diflùsi su quello punto, sì per
l’utilità generale di così fatte ricerche, e sì
perchè un’ Istoria , che vacilla nelle origi-
ni , è come una fabrica, che pecca nel fon-,
damento.
Fine del Libro Primo*
DELL
Tanto adunque plausibil fu quella asferzion
di Giustino, quanto 1’ altra sua , che co-
!,b- 32. loro, i quali, perseguitavano gli Argonau-
ti venissero a fermarli presìò Aquileia ,
che solaménte nel sesto secola di Roma
fu edificata . Non dee per altro tacerli,
come non mancarono in Italia anche nell’
età meno illuminate acuti ingegni, che il
vero, e ’l falso discerner sapelsero . Tri-
llano Calco per cagion d’esempio nel pri-
mo libro della sua Storia Milanese, e si ri-
se delle finte Origini di Catone, che pur’
allora eran date fuori, e dell’ attribuire
tante fondazioni a Brenno contra ciò che
si può imparar da Polibio. e da Tito Li-
vio; rese egli però le Città a suoi veri au-
tori , e tra quelle Brescia a’ Cenomani, a
gli Euganei Verona.
Non lascerem per ultimo di ricordare ,
come non pochi anche furono, cui Verona
parve nome Gallico. E' assai che a costo-
ro nome Gallico non paresse anche Ro-
ma, che poco se n' allontana . Ma Cor-
tona ebbe pure il nome dagli antichi To-
scani, Ancona l’ebbe da Greci, Cremo-
na l’ebbe da Romani: e acciochè di quell’
ultima non si dubiti, per asserirla anche il
Cluverio di nome Celtico, vegga!! elpres-
£ 3-M0. samente in Polibio, come quando iRoma-
ni collocarono contra i Galli le due Co-
lonie, l’una di esse nominaron Piacenza,
1’ altra Cremona , Più Città di tal desi-
nenza furon nelle Spagne. Non occorre in
ciò perder tempo; come nè pure in osser-
var gli sbagli nati dal venire il nome di
Verona variamente scritto negli Autori
OW?»’ Greci. Stefano, o il silo compendiatore ,
mgistrò Veruno Città, d' Italia ne’Narici. Se
intesedi Verona, equivocò nel sito, sedi
Viruno Città Nerica al Dravo, non potea
dirli Italiana. Anche una Verona in Fran-
cia vien’ introdotta per alcuni da una legge
di Valentiniano, al tempo della quale da-
’ R I M Oà 26 .
ta di Città d’Italia pare, che non com- Gotof.adL
peta ; ma sarà forsè qualche llroppiamen- ^</eVeser-
to di nome, come nell’ istesso Codice di
Remi* più d’una volta si è fatto Rome. Ga-
si la Verona nominata da Paolo Diacono
nell’ Apennino è seorrezione in luogo di
Vetona y cui la Tavola Peutingeriana mette
tra Perugia, e Todi: Vettonenfes Plinio,
Trapasseremo Vera Città della Media no-
minata da Strabene ; il Vescovo Verro-
nese in Africa, nominato tra Donatili! nel-
la Colla^ion Cartagintfe\ ed altre sì fatte os- Conc.Vm.
servazioni, che per verità non servono a
nulla; ed aggiungeremo sola mente ancora,
come motivo di sospettar Verona Gallica
avrebbe bensì potuto predare una lapida
votiva al Dio Bergimo, che Fabretti, e f^.
Torre dissero in Verona : poseiachè dal 6J!'-
nome pare , che tal Deità per venuta inv'
Italia co’ Celti si manifelli. Berg , o perg
in lingua Germanica, che anche da ciò si
può arguire non diversa dalla Celtica , a
Gallica, vuol dir monte ; onde Pergamo,
o Bergamo pel solito scambiamento di pro-
nunzia, così forsè fu detto per elser Città
montana : ma quella lapida ssette sempre ,
e ila pur’ ora nel Cartel di Brescia, dove
da noi dopo lunghe ricerche fu rinvenuta.
Tanto ornai balli per mettere in chiaro le
origini, e per fermar senza replica con le
autorità incontraflabili di Polibio, di Li-
vio , e di Plinio, che racchiude anche quel-
la di Catone, e di Nepote, e insieme col
sicuro compleslo delle cose, e riseontro de’
fatti, come Verona fu Etrusca, e Veneta,
e come i Cenomani a Verona non venner
mai, ma di là dal Chiesio si tennero., Ci sia-
mo alquanto diflùsi su quello punto, sì per
l’utilità generale di così fatte ricerche, e sì
perchè un’ Istoria , che vacilla nelle origi-
ni , è come una fabrica, che pecca nel fon-,
damento.
Fine del Libro Primo*
DELL