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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro settimo
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0088
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»43
Atene, a tempo di Temillocle erette ,del-
Uh. i. le quali dice Tucidide, come per fretta v’
erano siate adoperate le pietre, quali si pre-
atra r . I 1 r
(Tìì^cÌTQV * Tentavano, e portevi dentro molte colonne, e
xa> xteoi marmi lavorati prefi da monumenti ; e dice
Cornelio Nepote, comefuron fatte di tem-
ìnThe- pietti, e disepolcri. Qui però si può sare
una rissessione: non a’ Barbari, come si cre-
sepaici-is- de comunemente, e molte volte nè pure
al tempo è da imputare la distruzion delle
antichità, ma bensì a noi stessi, cheabbiam
disfatto il vecchio per fabricare il nuovo.
Quinci è, che la maggior parte del?anti-
che Iscrizioni, ci è venuta da villaggi, per-
chè nelle Città il fabricare le consumava.
Moslreremo nel Trattato degli'Anfiteatri,
come molte pietre del nostro si riconoscono in
quelle mura. Una Costituzionesi ha di Leo-
ne , e Maggiorano, da cui si vede com’ era in
uso, per valerli de’ materiali anche nelle pri-
vate calè, di distruggere gli edifizj publici,
Kov, Mai. ne’ quali consifie l’ornamento delle Città, e per
tit.o.ut riparar cofe piccole, d abbattere, e disfar le
^ait^rìdre- grandi; il che da i detti Imperadori reslò
paretury sevcramente proibito. Ma danno deplora-
bile patirono lenza dubbio allora le memo-
rie nollre per la gran quantità di scritte la-
pide , che saranno siate gettate ne’ fonda-
menti. Pochi anni sono sopra trenta se ne
scoprirono a Torino nel fondamento d’ un
piccol tratto della vecchia muraglia , eh’
era opera de’ mezani lecoli, gettata a terra
per occasione dei nuovo ingrandimento, e
della dilatazion del recinto. Non e da du-
bitare , che prelso noi parimente non giac-
cia siotto quelle mura misieramente siepolta
forsè la più bella parte dell’ Isloria nollra, e
quelle notizie forsè, che con tanta avidità
si cercano in damo ne’ libri.
Come la Città era da tre parti circon-
vallata dal nume, così con le mura si serrò
sidamente da quella parte , che rimaneva
aperta, e indifiesia. Mostrasi nella premes-
sa pianta il lor sico con punteggiata linea,
rilevata dalle reliquie, quali in più luoghi
ne rimangono, benché nascosle, osfendo av-
venuto di quelle mura il medesimo per 1’
appunto, che olservò Dionigi Alicarnallèo
in quelle di Roma, fatte da Servio Tullio,
4, quali dice erano a sino tempo dissicili da rin-
venire per ejfere in molti luoghi comprefe nelle
cafe. Furono allora coronate di merli, e
frammezate di torri,il che si afferma, non
perchè rimanga di tali cose vesligio, ma
perchè così figurali Verona nell’ Arco di
Cosfantino in Roma , dove fu non lunga
età dapoi per contrasègno della vittoria tra
l’altre sine imprese effigiata. E credibile ,
che s’inalzasìero quelle mura nel sito delle
anteriori ; anzi la Porta > che ne rimane,

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sembra doverli credere, foibe già quivi qual-
che tempo innanzi. Induce a così credere
l’ollèrvare, come elsendo le mura frettolo-
samente, e lenza lludio, o pulitezza alcu-
na coslruite, la Porta alta, magnifica, e
duplicata, con due ordini di fenefire sopra,
per l’eccello, che in più parti ha d’ intagli,
e d’ornamenti, li conosce lavorata con tutto
agio. Se si avesfe a giudicare dalla maniera
dell’Architettura, come inferior di molto
all’ ottima età, così parrebbe non doverli cre-
der quell’ opera posleriore a tempi di Se-
vero Alessàndro . Ma sembra in oltre, che
nel sito dell’Iscrizione altra ne fosse per 1’
avanti, rasia e distrutta per riporvi la pre-
lente; essondo qhe non sidamente il fregio
pare abballato,o sia incavato oltra dovere,
ma per far luogo a tutte le parole è slato
intaccato 1’ architrave, radendone , e sra-
nandone le due falce superiori,quali si veg-
gono intatte in quello spazio,che sra le due
porte intermedia. Può da quello dedurli,
che le mura di cui abbiam parlato, fòdero
soslituite alle antiche deboli, e mal ridot-
te. Leggesi nell’Iscrizione, che quelle mu-
ra de’ Verone!! furon fabricate per comando
di Gallieno Augufio, follecitando Aurelio Mar-
cellino Duce Ducenario, cioè Comandante di
due Centurie, con b ajfisten^a dì Giulio Mar-
cellino, 1’ anno che fur Consoli Valeriane
sigliuol dell’ Imperadore di tal nome,e fra-
tei di Gallieno la seconda volta, e Luci-
lio, che da Pollione si dice congiunto di
Gallieno: rivien tal’anno a quello di nollra
salute 265. Insegna quell’Iscrizione, come
Valeriane nè Augnilo era allora, nè Celare.
In essia chiamali Verona Colonia AugufiaNuo-
va. Gallieniana. Dal dirli nuova, e Gallie-
niana appare, che nuovi coloni militari ci
mandò Gallieno, secondo 1’ antico illituto
di fortificare con aggiunta di Veterani le
Colonie, che più n’ avesser bisogno. E ben-
ché credesse già Cicerone, non poterli se-
condo il gius Pontificale condur nuova Co-
lonia, dove sussistesse la prima con fausti
aufpizj già condotta , insegnò nell’ islessio
tempo, nuovi Coloni potervi!! però condur-
re . Non ci sovviene di Colonia alcuna men-
tovata più dopo quelli tempi, onde necre-
diam quella l’ultimo esempio, e toccatoa
Verona l’onore dell’ ultima participazione
del sangue Romano. Il titolo d’ Augufia,
che veggiam dato a Verona in così nobil
monumento, non si diede che alle gran Cit-
tà, ed alle Colonie per alcun’ Imperadore
trasmesfe.
Sotto Claudio Gotico succeduto a Gal-
lieno scesero gli Alamanni nel Veronese ;
ma fattosi loro incontra l’Imperadore con
le Legioni, non lungi dal lago Benaco diè
lor

DELL’ ISTORIA D I V E R O N A

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