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G. BONAVENIA
farci intendere, che il poeta pontefice suppone in tutti una
piena cognizione di fatti particolari, sia in riguardo alla vita
di papa Marco, sia in riguardo a ciò ch'egli stesso, Damaso,
fa per onorarne la memoria e la tomba. Quindi è che i suoi
versi procedono con generiche allusioni, le quali quanto furono
chiare e bastevoli pe' suoi contemporanei, altrettanto riescono
oscure e scarse per noi. Donde segue per necessità che si vada
come a tastoni per imbattersi a caso in quel che si cerca.
Ciò nonostante vo' provarmi di trarre qualche barlume di
luce, almeno letteraria, dall'analisi del carme stesso, e di là
un qualche riflesso della medesima, che rischiari in qualsi-
voglia modo anche la parte storico-archeologica. Mettiamoci
senza più a studiare il carme nei soli frammenti, quali si
offrono nel codice unico, donde ci furono trasmessi, e donde
dal Gruferò sino a noi lo trascrissero il Baronio, il Sarazani,
il Merenda, il Rivino, ecc. Io ne do l'esemplare secondo l'edi-
zione del de Rossi (Inscr. Chr., li, p. 108) :
1.
« Vita fuit marci quam raovimus omnes
2.
ore dei posset qui temnere mundum
o
O.
Sravit populus quod disceret oranis
4.
honor vitae grandis contemptus habendi
5.
Virtus tenuit penetralia cordis
6.
te eustos Xpi perfectus amicus
7.
Et damasus tumulum curri reddit honorem
8.
hic marcus marci vita fide nomine consors
9.
et mentis ».
§ 2. - Come peraltro la sostanza di tutto il carme
si intenda dagli abbondanti residui del medesimo.
Questi frammenti, che certo non furono trascritti dal marmo
originale (siccome dimostra evidentemente l'alternarsi rien-
trando dopo ciascuna linea il capoverso) sono bastevoli a far
comprendere la sostanza e l'andamento di tutta la composi-
zione. Questa dividesi in due parti. Nella prima, cioè nei primi
cinque esametri, si contiene l'elogio storico di un Marco (che
G. BONAVENIA
farci intendere, che il poeta pontefice suppone in tutti una
piena cognizione di fatti particolari, sia in riguardo alla vita
di papa Marco, sia in riguardo a ciò ch'egli stesso, Damaso,
fa per onorarne la memoria e la tomba. Quindi è che i suoi
versi procedono con generiche allusioni, le quali quanto furono
chiare e bastevoli pe' suoi contemporanei, altrettanto riescono
oscure e scarse per noi. Donde segue per necessità che si vada
come a tastoni per imbattersi a caso in quel che si cerca.
Ciò nonostante vo' provarmi di trarre qualche barlume di
luce, almeno letteraria, dall'analisi del carme stesso, e di là
un qualche riflesso della medesima, che rischiari in qualsi-
voglia modo anche la parte storico-archeologica. Mettiamoci
senza più a studiare il carme nei soli frammenti, quali si
offrono nel codice unico, donde ci furono trasmessi, e donde
dal Gruferò sino a noi lo trascrissero il Baronio, il Sarazani,
il Merenda, il Rivino, ecc. Io ne do l'esemplare secondo l'edi-
zione del de Rossi (Inscr. Chr., li, p. 108) :
1.
« Vita fuit marci quam raovimus omnes
2.
ore dei posset qui temnere mundum
o
O.
Sravit populus quod disceret oranis
4.
honor vitae grandis contemptus habendi
5.
Virtus tenuit penetralia cordis
6.
te eustos Xpi perfectus amicus
7.
Et damasus tumulum curri reddit honorem
8.
hic marcus marci vita fide nomine consors
9.
et mentis ».
§ 2. - Come peraltro la sostanza di tutto il carme
si intenda dagli abbondanti residui del medesimo.
Questi frammenti, che certo non furono trascritti dal marmo
originale (siccome dimostra evidentemente l'alternarsi rien-
trando dopo ciascuna linea il capoverso) sono bastevoli a far
comprendere la sostanza e l'andamento di tutta la composi-
zione. Questa dividesi in due parti. Nella prima, cioè nei primi
cinque esametri, si contiene l'elogio storico di un Marco (che