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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 17.1911

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https://doi.org/10.11588/diglit.19825#0246
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0244

NOTIZIE

Santina di epigrafi, o frammenti di epigrafi finora rinvenute,
non ce n'è alcuna con una data che non dia luogo a dubbi
di sorta. L'unica maniera di datazione riscontrata finora è
quella per indizioni. Il criterio rimane pertanto incerto. In
Italia, le epigrafi datate con le indizioni non si debbono in
genere ritenere più antiche della metà circa del sesto secolo
dopo Cristo. Per l'Africa le cose possono essere diverse. È in
Egitto che le indizioni si cominciarono, dal 312 d. C, ad ado-
perare come designazione di tempo. Le indizioni possono quindi
esser penetrate nella Proconsularis, e, per essa, nella Tripoli-
tania, qualche tempo - e forse parecchio tempo - prima che
a Roma, dove cominciano ad apparire nella prima metà del
sesto secolo.1

Che ad ogni modo le tombe del cimitero di Ain Zara ap-
partengano ad epoca assai bassa è cosa sicura. Le epigrafi
hanno a volte, all'inizio, una croce; e nella quasi generalità
dei casi ricorrono le formule: « in hoc tumulo iacet », « honae
memoriae », «plus minus », che sono caratteristiche dell'epoca
tarda. Ad un'età posteriore al 451 d. C. parrebbe poi, con sicu-
rezza, accennare il ricorrere frequente, sui lati corti di alcune
tombe, del noto trisagion: sanctus Deus, sanctus fortis, sanctus
immortalis, miserere mei. Questo trisagion, che riunì e con-
sacrò in forma definitiva alcune delle acclamazioni cristiane
più frequentemente adoperate, fu, come è noto, stabilito dal
Concilio di Calcedonia nel 451 d. C.

A dare poi una indicazione più precisa di datazione, sem-
brerebbe dovesse valere la notizia contenuta in una delle epi-
grafi, che cioè il fedele ivi sepolto era stato per gladium indo-
miteni okisum. Non è nessuno cui non venga in mente, trat-
tandosi di epoca così bassa, di riportare questa uccisione al
tempo della persecuzione vandalica. Ma questa non può rima-
nere, finora, se non una supposizione.

1 V. De Rossi, Inscriptiones dir ì stiano e Urbis Eomae, I, Prolegomeni,
p. xcvrn.
 
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